Primula: proprietà, uso, controindicazioni
La primula (Primula veris o officinalis) è una pianta della famiglia delle Primulaceae. Nota per le sue proprietà analgesiche, antinfiammatorie e antireumatiche, è utile contro insonnia e mal di testa. Scopriamola meglio.
> Controindicazioni della primula
Proprietà della primula
I fiori della primula sono ricchissime di saponine triterpeniche (5-10%); la più importante è la primulina, e come infuso sono efficaci rimedi nel trattamento dell'insonnia e del mal di testa.
Le radici della pianta contengono due eterosidi fenolici derivati dall'acido salicilico, la primaverina e la primulaverina, che si trasformano per idrolisi in derivati dell'acido salicilico, le cui virtù analgesiche, antinfiammatorie e antireumatiche sono ben note: infatti si tratta delle stesse virtù che caratterizzano l'aspirina.
La sua assunzione è indicata per calmare i dolori reumatici e nel trattamento della gotta, causata dalla presenza di acidi urici, per alleviare gli edemi o i gonfiori alle estremità, e per far riassorbire gli ematomi.
Inoltre la primula ha proprietà espettorante e mucolitica, sotto forma di decotto, trova utilizzo nella cura della tosse, il raffreddore, bronchite e asma bronchiale.
Modalità d'uso
DECOTTO: 1 cucchiaio raso di bardana radice, 1 tazza d’acqua
Versare la radice sminuzzata nell’acqua fredda, accendere il fuoco e portare a ebollizione. Far bollire qualche minuto e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo a stomaco pieno contro tosse, raffreddore e dolori articolari.
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Controindicazioni della primula
Non esistono controindicazioni per l'uso della primula se non in caso di allergia accertata verso uno o più componenti.
Descrizione della pianta
Pianta erbacea biennale, rubusta, spesso coltivata come annuale con abbondanti foglie color verde chiaro, ampie, obovate o spatolate, che formano un fitto cespo basale possono presentare la lamina crenata, lobata, intera e a margini dentati a seconda della specie presa in considerazione.
I fiori riuniti in densi gruppi globosi alla sommità dei steli eretti variamente colorati che compaiono riuniti in infiorescenze a ombrella, a spiga o in verticilli di vario numero, talvolta sovrapposti.
Il frutto è una capsula uniloculare, oblunga e deiscente alla sommità per 5-10 denti. È racchiusa dal calice che è persistente. L'interno contiene numerosi semi appiattiti di colore brunastro che maturano fra luglio e agosto.
L'habitat della primula
Sul territorio italiano questa specie è abbastanza comune al nord e al centro (ma è assente al sud e nelle isole); fuori dall'Italia è comune sia in Europa, che in Asia, fino a 2300 m di altitudine.
Cresce su prati e boschi aridi; predilige terreni calcarei è bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
Cenni storici
Il nome deriva da un’antica locuzione italiana che significa “fior di primavera” e prima ancora potrebbe derivare dal latino primus. All'inizio del Rinascimento questo termine indicava indifferentemente qualsiasi fiore che sbocciasse appena finito l'inverno, ad esempio così si indicavano le primaverili margheritine (Bellis perennis – Pratolina). In seguito però il significato si restrinse come nome specifico di questa pianta.
Nella letteratura scientifica uno dei primi botanici a usare il nome di “Primula” per questi fiori fu P.A. Mattioli (1500 – 1577), medico e botanico di Siena, famoso fra l'altro per avere fatto degli studi su Dioscoride e per aver scritto una delle prime opere botaniche moderne.
Nome confermato nel XVII secolo anche dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (5 giugno 1656 — 28 dicembre 1708) al quale normalmente si attribuisce la fondazione di questo genere. Per il nome specifico veris l'etimologia è molto incerta, alcuni testi lo traducono più o meno con vera primavera.
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Immagine | Wikimedia
In collaborazione con Erboristeria del Pigneto