Dieta per chi soffre di tiroidite di Hashimoto e per chi è senza tiroide
La tiroidite di Hashimoto e la rimozione della tiroide (tiroidectomia) rappresentano due condizioni endocrine che richiedono una gestione dietetica specifica per garantire il benessere dei pazienti. Tuttavia, l'approccio dietetico corretto è spesso oscurato da miti e informazioni errate. In questo articolo esamineremo criticamente le raccomandazioni dietetiche per i pazienti con tiroidite di Hashimoto e senza tiroide, sfatando alcuni falsi miti e fornendo linee guida basate sulle più recenti evidenze scientifiche.
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Cos'è la tiroidite di Hashimoto
La tiroidite di Hashimoto è una condizione cronica autoimmune in cui il sistema immunitario attacca erroneamente la ghiandola tiroidea riconoscendola come "non self", causando uno stato di infiammazione cronica e danni a carico del tessuto tiroideo. Questo danneggiamento del tessuto tiroideo può ridurre la capacità della tiroide stessa di produrre gli ormoni tiroidei, provocando ipotiroidismo.
La tiroidite di Hashimoto è più comune nelle donne, con un'incidenza che aumenta con l'età. È particolarmente frequente nelle donne tra i 30 ei 50 anni, sebbene possa verificarsi a qualsiasi età. Tuttavia, può colpire anche gli uomini e i bambini, sebbene con minore frequenza.
I sintomi della tiroidite di Hashimoto possono variare notevolmente da persona a persona e possono svilupparsi gradualmente nel corso degli anni. I sintomi più comuni includono:
- Affaticamento
- Aumento di peso o difficoltà a perdere peso
- Sensazione di freddo
- Pelle secca
- Capelli fragili
- Costipazione
- Depressione
- Mancanza di concentrazione
- Gonfiore del viso
- Irregolarità mestruali nelle donne
La diagnosi di tiroidite di Hashimoto si basa su una combinazione di sintomi, esami del sangue e, talvolta, test di imaging. I principali esami del sangue includono la misurazione dei livelli di ormone tireostimolante (TSH), degli ormoni tiroidei (T3 e T4) e degli anticorpi anti-tireoglobulina (anti-TG) e anti-tireoperossidasi (anti-TPO). I test di imaging, come l'ecografia tiroidea, possono essere utilizzati per valutare le dimensioni e la struttura della ghiandola tiroidea.
Il trattamento della tiroidite di Hashimoto mira principalmente a ridurre l'infiammazione e a correggere l'ipotiroidismo, ove presente. Questo può essere fatto attraverso l'assunzione di farmaci ormonali tiroidei sintetici, come la levotiroxina, che sostituiscono gli ormoni tiroidei mancanti. Inoltre, anche un'alimentazione adeguata può avere un ruolo fondamentale per il benessere del paziente.
La dieta ideale per chi soffre di tiroidite di Hashimoto o per chi è senza tiroide
La gestione della dieta per chi soffre di tiroidite di Hashimoto o per chi è senza tiroide richiede una certa attenzione e una comprensione approfondita delle interazioni tra alimentazione, micronutrienti e salute tiroidea.
La ricerca in questo campo continua ad evolvere ad è per questo estremamente importante rimanere aggiornati.
Per prima cosa è fondamentale sottolineare che i principi base di una dieta varia ed equilibrata di stampo mediterraneo sono fondamentali anche in questo caso.
Cercare di costruire piatti unici completi di tutti i nutrienti: una fonte di carboidrati preferibilmente da cereali integrali, una piccola fonte proteica prediligendo quelle vegetali come i legumi o i pesci magri seguiti da uova, formaggi carni bianche e solo occasionalmente carne rossa e affettati. Non far mai mancare frutta e verdura fresca e di stagione. Limitare il consumo di grassi saturi a favore di quelli insaturi come olio Evo, frutta secca, semi e avocado. Mantenere un buono stato di idratazione e mantenersi fisicamente attivi.
Seguire questi accorgimenti permette di mantenersi in buona salute, in generale, ma ha una valenza ancora più importante per tenere bassi i livelli di infiammazione e lo stress ossidativo.
Risulta in questo senso fondamentale anche ridurre il consumo dolciumi, bibite zuccherate e qualsisi fonte di zuccheri semplici (caramelle, merendine etc.)
Lo iodio è essenziale per la produzione degli ormoni tiroidei, quindi è importante assicurarsi di introdurne un apporto adeguato. Fonti comuni di iodio includono il sale iodato, il pesce e le alghe. L'uso di sale iodato nella dieta è fondamentale per arrivare alla copertuara del fabbisogno di iodio.
Il selenio, anche se i benefici del selenio per chi soffre di tiroidite autoimmune non sono del tutto chiari, alcuni studi riportano dei vantaggi nella gestione dei sintomi dati dalla patologia. Le fonti alimentari di selenio da poter includere nella dieta sono: noci del Brasile, semi di girasole, tonno, e uova.
I cibi da evitare
Nonostante ci siano molti falsi miti a riguardo, per migliorare la sintomatologia in caso di problematiche legate al mal funzionamento tiroideo è sufficiente seguire le indicazioni sopra riportate ed essere a conoscenza di alcune semplici raccomandazioni riportate di seguito:
Le crucifere, come cavoli, broccoli, cavolfiori, sono spesso temute per la loro potenziale interferenza con la tiroide.
Tuttavia, non c'è bisogno di eliminarle completamente dalla dieta, a meno che non vengano consumate in quantità estreme e per lunghi periodi di tempo.
Mangiare crucifere moderatamente e preferibilmente cotte invece che crude non dovrebbe causare problemi tiroidei.
La soia e i suoi derivati possono essere consumati in modo sicuro, anche da chi assume levotiroxina come terapia per l'ipotiroidismo.
Tuttavia, è consigliabile evitare di consumare soia immediatamente dopo aver assunto la levotiroxina, per evitare interferenze con l'assorbimento dell'ormone.
Non c'è evidenza che una dieta priva di glutine benefici la tiroidite autoimmune, a meno che non sia presente anche la celiachia.
Eliminare il glutine dalla dieta senza necessità può portare a restrizioni alimentari non necessarie e non migliora i sintomi della tiroidite autoimmune.
La chiave è adottare un approccio basato sul buon senso e sulla comprensione delle reali implicazioni di determinati alimenti, anziché reagire in modo eccessivo a credenze popolari non supportate da evidenze scientifiche.
In ogni caso è sempre fortemente sconsigliato il fai da te e si raccomanda di rivolgersi al proprio endocrinologo e\o richiedere un supporrto nutrizionale se necessario.