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Come prevenire e come trattare i morsi di zecche

D’estate diventa più comune essere morsi da una zecca: vediamo dunque quali sono le misure di prevenzione più efficaci e cosa fare (e cosa non fare) in caso di morso.

zecca

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©Scott Bauer/Wikimedia Commons

Complici il caldo, il bel tempo e le ferie, l’estate è il periodo in cui si trascorre più tempo immersi nella natura. Il che è indiscutibilmente positivo, ma espone anche a piccoli e grandi contrattempi come, per esempio, i morsi delle zecche.

 

Questi episodi, sgradevoli e potenzialmente pericolosi, in Europa diventano sempre più frequenti perché l’aumento delle temperature permette alle zecche di vivere più a lungo e di proliferare anche tra i 1.200 e i 1.400 metri di altitudine, dove un tempo il clima era troppo freddo per loro. Ma cosa rischia nel concreto chi viene morso da una zecca? E cosa si può fare per difendersi? Cerchiamo di fare chiarezza.

 

Quali sono le malattie trasmesse dalle zecche

Il morso della zecca non è pericoloso in sé, ma lo diventa se l’insetto è portatore di patologie. Quelle rilevanti nel nostro territorio sono:

  • encefalite da zecca;
  • malattia di Lyme;
  • rickettsiosi;
  • febbre ricorrente da zecche;
  • tularemia;
  • meningoencefalite da zecche;
  • ehrlichiosi.

 

Se riconosciute prontamente e trattate con l’apposita terapia antibiotica, queste malattie si risolvono positivamente nella stragrande maggioranza dei casi. Molto più di rado, possono avere conseguenze anche gravi. Ecco perché diventa fondamentale sapersi comportare in modo corretto in caso di morsi di zecca.

 

Come evitare di essere morsi da una zecca

L’Istituto superiore di sanità (ISS) dà alcuni consigli pratici a chi ha in programma un’escursione in montagna e vuole fare il possibile per evitare di entrare in contatto con le zecche:

  • spruzzare su sé stessi e sui cani gli appositi repellenti anti-zecche;
  • indossare abiti chiari, non perché tengono lontane le zecche ma perché permettono di notarle più facilmente;
  • indossare pantaloni lunghi e, preferibilmente, un cappello;
  • indossare scarpe chiuse e calze (meglio se chiare) che coprono le caviglie; 
  • restare nei sentieri ed evitare di addentrarsi in zone incolte con l’erba alta.

 

Al termine della gita, inoltre, bisogna:

  • controllarsi con cura la pelle (soprattutto su testa, collo, fianchi e dietro le ginocchia) e i vestiti, anche chiedendo aiuto a qualcuno;
  • scuotere e spazzolare i vestiti e la biancheria prima di portarli in casa e lavarli. 

 

Cosa fare dopo un morso di zecca

Non è automatico che al primo morso di zecca si contragga un’infezione, ma le probabilità aumentano se il parassita resta attaccato a lungo alla pelle. Per questo, sempre l’Istituto superiore di sanità spiega con un semplice vademecum cosa fare e cosa non fare dopo una puntura di zecca.

 

Bisogna afferrare la zecca con una pinzetta, il più vicino possibile alla pelle, ed estrarla dolcemente con una leggera rotazione, evitando di schiacciarla (in commercio esistono anche degli strumenti appositi). È assolutamente sconsigliato usare alcool, acetone, ammoniaca, oli o grassi, oggetti arroventati o qualsiasi altra sostanza o utensile che arrechi sofferenza all’insetto, perché così facendo si rischia che affondi ancora di più nella pelle o che rigurgiti materiale infetto.

 

Il parassita va poi toccato soltanto con i guanti (per poi lavarsi comunque le mani) e conservato in una boccetta con alcool al 70%: in questo modo, in caso di comparsa dei sintomi, sarà possibile risalire agli specifici patogeni.

 

Dopo aver rimosso con un ago o delle pinzette sterili anche il rostro, che spesso rimane conficcato nella pelle, l’area che è stata punta va disinfettata. Se si notano sintomi particolari (un alone rossastro sulla pelle, oppure sintomi sistemici come mal di testa, febbre, debolezza, dolori articolari o linfonodi ingrossati) bisogna rivolgersi prontamente al medico di base, possibilmente segnalando anche il luogo e la data della puntura.