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Farfaraccio caratteristiche e proprietà

Con il nome comune farfaraccio ci si può riferire a piante diverse: il farfaraccio comune o la tussilagine, due piante utili contro la tosse ma ricche di alcaloidi.

farfaraccio

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©Foto di Walter Frehner su Unsplash

 

Che cos'è il farfaraccio

Con il nome comune di farfaraccio si possono intendere due piante diverse, entrambe appartenenti alla famiglia delle Asteraceae o Compositae: la Tussilago farfara, chiamata anche farfara, farfaraccio o tussilaggine, oppure la Petasites hybridus o Petasites officinalis, comunemente nota come farfaraccio maggiore e spesso riportata nei testi come Tussilago hybrida, Tussilago petasites o Tussilago vulgaris.

La prima è una pianta perenne diffusa nelle zone fresche montane in Europa e Asia, caratterizzata da capolini gialli che si aprono in primavera. Dopo la fioritura si sviluppano le foglie, disposte in rosetta basale.

La seconda è invece diffusa in zone umide dalla pianura alle aree montane ed è caratterizzata da fiori rosa riuniti in spighe e foglie di grandi dimensioni, con pagina inferiore grigiastra.

Entrambe le piante sono ammesse nella produzione di integratori alimentari, quindi per la realizzazione di estratti e le preparazione di prodotti erboristici.

 

Caratteristiche del farfaraccio

Foglie e fiori della Tussilago farfara contengono mucillagini, flavonoidi e alcaloidi pirrolozidinici, oltre a sesquiterpeni noti come tussilagone e tussilagonone.

Foglie e fiori della Petasites hybridus contengono anch’esse alcaloidi, una sostanza spasmolitica chiamata petasina, mucillagini, tannini e olio essenziale.

Le caratteristiche delle due piante sono dunque simili per quanto riguarda il contenuto in principi attivi e l’utilizzo: entrambe le piante appartengono alla stessa famiglia.

 

Proprietà medicinali del farfaraccio

La Tussilago farfara viene adoperata per le sue proprietà bechiche, espettoranti e antinfiammatorie, dunque per calmare la tosse o in caso di tracheiti, broncopatia cronica, asma.

La Petasites hybridus veniva invece usata per le proprietà spasmolitiche, analgesiche e sedative, per aumentare la sudorazione e la diuresi, alleviare ansia e insonnia.

Sia la tussilaggine sia il farfaraccio maggiore si usano anche esternamente per trattare ferite e infiammazioni cutanee e delle mucose e per la cura di pelle grasse e impure.

 

Preparazioni e modi di assunzione del farfaraccio: tisane, estratti e integratori

Con foglie e fiori di tussilaggine e di farfaraccio maggiore si possono preparare tisane, tinture madre e cataplasmi da usare esternamente.

Quando utilizzate internamente, però, secondo alcuni autori entrambe le piante avrebbero una certa tossicità, per via della presenza di alcaloidi pirrolozidinici, sostanze epatotossiche, genotissiche e cancerogene.

Secondo alcuni autori, la quantità di alcaloidi nell’infuso di tussilagine e di farfaraccio non sarebbero sufficienti a causare tossicità nell’uomo. Altri autori invece sconsigliano l’uso interno di entrambe le piante poiché gli alcaloidi in esse contenuti potrebbero avere effetti nocivi anche a basse concentrazioni.

L’apporto di alcaloidi pirrolozidinici non deve superare i 10 microgrammi; gli estratti a base di tussulagine e farfaraccio maggiore ne possono contenere al massimo un microgrammo e, negli infusi, la quantità di queste sostanze è generalmente inferiore, motivo per cui l’uso limitato nel tempo e in piccole quantità non porterebbe a rischi di tossicità acuta secondo alcuni autori.

 

Possibili effetti collaterali e controindicazioni del farfaraccio

Data la presenza di alcaloidi, uso di estratti di queste piante non deve essere protratto oltre le quattro settimane ed è sconsigliato in età pediatrica, durante la gravidanza e l’allattamento.