La spiritualità dei numeri
I numeri accompagnano la nostra vita, i riti delle nostre religioni, le proporzioni dell’architettura, la cabala, l’astrologia, la filosofia. I numeri sono simboli, hanno radici archetipiche, significati esoterici. Scopriamoli insieme
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Fin dall’antichità i numeri sono stati utilizzati per interpretare la realtà, per fare previsioni e oracoli. La numerologia ha radici davvero eterogenee per culture e provenienze geografiche, ma incredibilmente i significati sono identici, universali. Quella del numero è una potenza vibrazionale con frequenze che influenzano la realtà, la connotano, le attribuiscono un carattere e la unificano.
Lo studio dei numeri è sacro e rientra tra gli studi filosofici più antichi. L’interpretazione permette di comprendere l’ordine e le leggi dell’universo, ma anche la psicologia individuale. Pitagora è il padre dello studio e normalizzazione dei numeri, ne ha ampliato l’impiego nella musica e nella geometria.
La tradizione cinese riconosce ai numeri una funzione ordinatrice, carica di energie e armonia. Il simbolismo dei numeri viene interpretato sia per addizione teosofica fino ad arrivare al numero elementare ( 12+8=20 2+0=2), sia per scomposizione (20= 5x4).
L’influenza dei numeri sugli individui è ricercata dalla numerologia, attraverso la quale viene analizzata la personalità e la sua evoluzione interpretando la data di nascita. Quelli che consideriamo di seguito sono i numeri elementari, da 1 a 9 e le loro simbologie e significati.
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Dal latino Unus: il tutto. Il numero uno rappresenta il Creatore, il principio divino, l’origine di tutto. E’ considerato il padre di tutti gli altri numeri. E’ l’unità del molteplice, che raggruppa e contiene, è la totalità. Ermete Trismegisto ne La Tavola Smaragdina scriveva:
"Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica per adattamento”.
Uno è simbolo dell’uomo in piedi, della sua verticalità e della sua posizione eretta. Simbolo dell’uno è anche l’Ouroboros, il serpente che si morde la coda, l’unità senza inizio senza fine. Uno è anche individualità, ambizione, leadership, egoismo.
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Dal latino Duo: la divisione fondamentale. Due simboleggia il principio separatore, la divisione, la spaccatura. Nella religione cristiana il secondo giorno Dio separò le acque per creare cielo e terra.
Due è anche dualismo che può essere considerato nella sua accezione positiva come ricerca dell’armonia, dell’equilibrio o in un senso oppositivo. Pensiamo a come il corpo umano sia un tempio di due: due braccia, due gambe, due narici, due occhi, due orecchie, due polmoni, due reni, due parti del cuore, due parti del cervello, due sistemi nervosi.
Anche l’Universo contempla il due in senso oppositivo: giorno e notte, maschile e femminile, terra e cielo, caldo e freddo. Il due è il primo numero pari. Due è la Madre, il principio femminile, la passività. Due è la coppia, la relazione, l’unione.
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Dal latino Tres: l’uno nel multiplo. “Il Tao generò l’Uno, l’Uno generò il Due, il Due generò il Tre, il Tre generò le diecimila creature” (Tao-te-ching). Il tre ha un valore unificante.
Il triangolo è la rappresentazione emblematica di questa riconduzione. E’ il terzo elemento che concilia gli altri due, è la mediana tra due posizioni: è il tiepido tra il caldo e il freddo, è il grigio tra il bianco e il nero. Questa sua valenza conciliatrice è ben rappresentata nella religione cristiana e nei suoi simboli: tre sono i Re Magi che portano tre doni, tre sono le volte in cui Pietro rinnega Gesù, che cade tre volte nella salita al Calvario, che muore a trentatre anni, che viene crocifisso con tre chiodi all’ora terza e resuscita il terzo giorno. Tre è un numero sacro! Se Uno è il Padre, Due è la Madre, Tre è il Figlio che nasce dall’unione.
E’ un numero vitale, attivo, forte e potente. Sia nella Cabala sia nelle religioni si parla di ternario/trinità: il soggetto agente, l’azione del soggetto o verbo e l’oggetto dell’azione, il risultato. La dialettica di Hegel è ternaria: tesi, antitesi e sintesi.
Pensiamo alla nostra cultura e a come il tre accompagna la storia, la religione, la filosofia: il tempo è triplice dato da passato, presente, futuro. Lo spazio è tridimensionale: lunghezza, larghezza, altezza. Il podio ha tre posti: oro, argento e bronzo. L’alchimia si basa su tre elementi: zolfo, mercurio e sale. Le virtù teologali sono tre: fede, speranza, carità. La Trimurti induista è costituita da Shiva, Brahma, Vishnu. I tre dosha della medicina ayurvedica: Vatta, Pitta, Kapha.
Tutto ciò che è tre è potente, dirompente, universale.
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Dal latino Quattuor: la struttura, la stabilità, la sicurezza. Il quattro rappresenta la Terra (intesa in passato come piatta e quadrata), il reale. Il quadrato è la forma che emblematicamente ne rappresenta la solidità, la pragmaticità, il tangibile.
Il quattro è la certezza, l’immutabilità, senza distorsioni. E’ un principio fondatore: i quattro elementi (Aria, Fuoco, Terra, Acqua), i quattro punti cardinali, le quattro stagioni, le quattro fasi lunari, i quattro temperamenti ippocratici, i quattro regni (minerale, animale, vegetale e umano).
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In questo senso il quattro organizza il mondo, ne è lo scheletro, ne garantisce l’ordine. Jung definisce il quattro come complementare del tre, gli attribuisce una funzione di compiutezza dell’essere e parla di quattro funzioni psichiche fondamentali: il pensiero, il sentimento, l’intuizione e la sensazione.
E’ il numero della struttura, della famiglia. Pensiamo a come anche la pubblicità ne sfrutta la valenza: l’armonia e la solidità famigliare del famoso mulino è rappresentata da quattro componenti. Nella Bibbia il quattro accompagna nomi e strutture: la prima famiglia è composta da Adamo, Eva, Caino e Abele. L’Eden è racchiuso da quattro fiumi (Pison, Ghicon, Tigri ed Eufrate). Nell’Apocalisse compaiono i quattro cavalieri associati ai quattro punti cardinali da cui provengono i quattro flagelli.
La croce a quattro bracci, che unisce la Terra al Cielo è espressione di eternità, la scritta INRI è a quattro lettere e secondo l’interpretazione esoterica di Henri Durville la "I" è simbolo del principio creatore, del maschile, la "N" rappresenta la potenza passiva che riceve e accoglie, il femminile, la "R" simboleggia l’unione dei due e la generazione e la "I" è il ritorno alla creazione, in un flusso circolare di ripercorribilità del ciclo. Quattro sono le virtù cardinali: giustizia, fortezza, temperanza, e prudenza.
In India i bramini suddividono l’insegnamento in quattro quarti. L’induismo prevede quattro livelli di liberazione spirituale: salokya (essere nello stesso universo di Dio), Samipya (essere prossimi a Dio), Sarupya (raggiungere Dio), Sayujya (fondersi con Dio).
La Sfinge in chiave esoterica è considerata in quattro manifestazioni legate al volere, al sapere, all’osare e al tacere: la testa femminile rappresenta la sapienza, il corpo taurino è l’emblema della forza, della volontà, gli artigli da leone sono simboli di audacia, e le ali da aquila ripiegate nascondono un segreto e lo proteggono.
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Dal latino Quinque: il centro, l’uomo, il ponte tra la Terra e il Cielo. Il numero cinque è simbolo di evoluzione verticale, dell’uomo che tra cielo e terra cerca di ascendere, di trascendere. Rispetto ai numeri precedenti il cinque appare poco nei testi sacri, ad eccezione della tradizione islamica.
E’ centro in base alla sua posizione mediana tra i numeri base. L’uomo inscritto nella stella a cinque punte rappresenta la centralità, l’equidistanza tra linee verticali, orizzontali e diagonali, è l’uomo vitruviano di Leonardo. L’uomo è dotato di cinque organi di senso, cinque dita di mani e piedi, con cui si relaziona con il mondo.
Per la cultura cinese il tutto è generato e organizzato da cinque movimenti, Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua, e l’uomo e la natura ne fanno parte in un legame indivisibile, in un continuo fluire di cicli. Il cinque in quanto dispari è un numero attivo, in continua trasformazione.
E’ il fiore a cinque petali delle cattedrali gotiche, che svettano alla ricerca continua di altro, di libertà, di evoluzione. L’energia del numero cinque è legata al pianeta Mercurio, simbolo di curiosità, estroversione, comunicazione, impazienza.
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Dal Latino Sex: l’unione ma anche l’illusione. Il significato del sei è ambivalente e porta con sé aspetti positivi e negativi. Pensiamo alla stella di David a sei punte ed osserviamola come due triangoli che si inscrivono uno nell’altro: uno materiale con la base rivolta a terra e la punta verso il cielo, l’altro opposto, con la punta verso il basso.
E’ l’unione della terra e del cielo, del femminile e del maschile, dello yin e dello yang. Ma è anche il riflesso, il contrario, il capovolgimento. Il sei è il numero dell’amore, materializzato, che può passare dall’attaccamento alla passione che distrugge. Nella Bibbia sei sono i giorni della creazione del mondo, sei sono i giorni di lavoro, il settimo ci si riposa.
Nell’Apocalisse però il sei è simbolo del male di Satana: 666 indica l’Anticristo. E’ la ribellione della creatura al suo creatore. Nella religione buddista esistono sei sentieri della reincarnazione: tre positivi, tra gli dei, gli uomini, e gli asura e tre negativi, tra le anime dell’infermo, tra i demoni e tra gli animali. Nell’induismo, Krishna possiede le sei qualità della divinità: la scienza, la forza, la potenza, l’efficienza, lo splendore e il vigore.
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Dal latino Septem: la perfezione, la compiutezza. “Se il giusto cade sette volte si rialza”. Il sette possiede una forza simbolica universale. Tutte le tradizioni e religioni ne rivendicano il valore compiuto, l’equilibrio perfetto, la capacità del sistema settenario di racchiudere il tutto.
Nell’Antico Testamento il sette viene citato settantasette volte. Il mondo fu creato in sei giorni e il settimo è di riposo, il settimo conclude un ciclo, è l’esito. Durante il diluvio universale Noè riceve ordine da Dio di salvare sette animali di ogni specie, il settimo giorno del settimo mese l’Arca si blocca sul monte Ararat. La colomba inviata come messaggera ritorna dopo sette giorni. Nel libro dell’Esodo i sogni di Giuseppe sono carichi di simbologie legate al numero sette: le famose sette vacche grasse e sette magre, le sette spighe, i sette anni di carestia.
Sette è anche il numero della piramide: il triangolo appoggiato sulla base quadrata, è il numero quindi della perfezione dato dalla somma del tre che simboleggia il cielo e del quattro, numero della terra.
Sette è un numero magico. Ricorre nelle superstizioni, nelle fiabe, nelle credenze popolari. Pensiamo ai sette anni di sfortuna se si rompe uno specchio, i sette nani di Biancaneve, le sette vite dei gatti. Ma anche essere al settimo cielo per indicare uno stato di felicità, di perfezione.
La nostra vita è fatta di sette: i sette giorni della settimana, i sette pianeti, i sette colori dell’arcobaleno, le sette note musicali, le sette arti liberali (grammatica, dialettica, retorica, aritmetica, geometria, musica, astronomia), i sette vizi capitali, le sette virtù, i sette sacramenti, lo shabbat (il settimo giorno), l’anno sabbatico (letteralemte il settimo anno), i sette passi di Buddha che misurano l’universo, i sette chakra. Sette è il numero della conoscenza, della dottrina, dell’apprendimento.
Cosa sono i Sette Chakra?
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Dal latino Octo: infinito, trascendenza. E’ il simbolo dell’indefinibile e questa valenza è riconosciuta universalmente. E’ l’incognito, lo sconosciuto, l’imponderabile. In quanto numero pari è passivo, è yin, è condizione, non azione.
E’ il simbolo della morte, non in senso di conclusione ma di trasformazione. Come il sei, ha una valenza duplice: l’otto in orizzontale è simbolo dell’infinito senza limiti, ma anche di ciò che non finisce mai. E’ indice di giustizia, di legalizzazione, di regolarità. Anche nei Tarocchi l’ottavo arcano è La Giustizia. Nei Ching i fondatori sono otto trigrammi.
Otto è la somma di due volte quattro: la pragmaticità all’ennesima potenza, il rigore, ma anche la materialità, il denaro, il controllo, il potere.
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Dal latino Novem: la gestazione. Indica infatti in tutte le culture il periodo di preparazione, di incubazione, al termine del quale vi è la creazione, il superamento del limite dell’otto. In quanto numero dispari è numero di azione e dinamismo.
La sua peculiarità è la permanenza nel movimento: torna sempre al suo stato primordiale, quindi non è mai una trasformazione in altro e conserva un carattere fisso e immutabile.
La matematica ci può aiutare a capire meglio questo concetto. Se sommiamo al nove di volta in volta tutti i numeri base, torneremo ad ottenere la loro progressione: 1+9=10 (1+0=1), 2+9=11 (1+1=2) e così via. Se moltiplichiamo il nove di volta in volta a tutti i numeri base torneremo ad ottenere il nove: 9x1=9, 9x2=18(1+8=9), 9x3=27 (2+7=9) e così via.
In molte tradizioni religiose e leggende è il numero dell’espiazione, del sacrificio per innalzarsi alla spiritualità, della purificazione. Nella Bibbia Gesù cade per l’ultima volta alla nona stazione e muore all’ora nona dopo essere stato crocifisso all’ora terza, muore per espiare i peccati del mondo.
l dio egizio Shu manda una tempesta di nove giorni sulla terra per punire gli uomini. Lo stesso Zeus scatena un diluvio contro l’umanità della durata di nove giorni. Efesto ripudiato dalla madre resta lontano dall’Olimpo per nove anni. Nella mitologia germanica Odino volontariamente per espiare e purificarsi si appende ad un albero per nove giorni e nove notti.