Le piante spontanee commestibili di giugno
Nel mese di giugno le piante spontanee commestibili che si possono raccogliere lungo prati e campi incolti o intorno all'orto e al giardino sono ancora foglie e qualche fiore dall'utilizzo un po' speciale... vediamo cosa possiamo trovare di commestibile che cresce selvatico sotto i nostri piedi.
di Mira Tonioni
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Il mese di giugno è l'ultimo mese di primavera e comincia ormai l'estate con il caldo e la siccità che comincia a rallentare la crescita delle piante spontanee nei campi incolti.
Vicino agli orti o nelle zone dove l'irrigazione è presente possiamo raccogliere foglie delle rosette baseli e diversi fiori.
Infatti molte piante spontanee in giugno si sviluppano nella loro parte fiorale e quindi la raccolta si concentra su erbe e piante con fiori edibili con magari qualche integrazione dei fiori coltivati nell'orto (fiori di zucchina, di nasturzio, delle piante aromatiche, dei fiori di cipolla, ecc...)
Il caldo del clima porta a cercare cibi e pietanze fresche e ricche di acqua, quindi largo a insalate miste di ogni genere con ricchezza di ingredienti freschi e appena colti come foglie di boccione maggiore, di tarassaco e qualche fiore di camomilla per un tocco speciale!
Inoltre torte salate con le foglie della silene sono un ottimo stuzzichino per apericene o merende estive.
Andiamo a conoscere queste piante spontanee più da vicino.
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Una delle piante spontanee commestibili che possiamo ancora trovare nel mese di giugno è il Urospermum dalechampii, comunemente chiamato boccione maggiore.
È un'asteracea tipica del bacino mediterraneo, dalla Spagna alla Dalmazia, compresa la costa del Nord Africa. In Italia è presente in maniera uniforme fatta esclusione per il Nord del Paese.
Già in antichità gli venivano attribuite varie proprietà benefiche, riportate anche nella cultura popolare contadina.
Si suole mangiarne la rosetta di foglie basali più giovani, crude (dal sapore amarognolo) o previa cottura, miste a quelle di altre piante spontanee dei campi, a mo' di cicoria o bietola.
I bei boccioli verdi rigati da linee nere possono essere conservati in salamoia come accade per i capperi. Il fiore somiglia a quello del tarassaco, benché sia più di un giallo zolfo più chiaro.
Il suo uso come ingrediente culinario è andato via via perdendosi ma si possono ricordare varie ricette di molte regioni che lo prevedono: nei misti d'erbe della Ciociaria alle cutturidde pugliesi (qui generalmente chiamata cirocella) ai ripieni amari della cucina lunigiana.
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Anche le giovani foglie della silene (Silene vulgaris) sono usate come una verdura a foglia verde molto apprezzata per gusto e qualità; i dialetti locali si sono sbizzarriti a darle nomi differenti e lungo il Belpaese la si può sentir chiamare carletti, strigoli, sciopetin, venkuz e in numerosi altri modi.
È molto apprezzata anche in Spagna, dove è considerata una vera e propria verdura più che un'erba spontanea (noto ingrediente in ricette con patate, uova o arrosti), e in Grecia e Cirpo dove si ama consumarla cruda nelle insalate verdi o saltate con un buon olio di oliva.
I suoi fiori sono dei calici penduli piuttosto appariscenti, detti bubbolini.
In genere le foglie si cominciano a cogliere in primavera e giugno è l'ultima occasione per gustare questa deliziosa erba.
Il suo sapore è dolce e ricorda lo spinacio e l'ortica. Questo gusto è ottimo come ripieno di piadine, calzoni, torte salate, o come accompagnamento di pasta, minestre o riso.
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Chi da bambino non si è mai perso a soffiare i semi di tarassaco nel vento rincorrendoli nella stagione delle lucciole?
Giugno è anche l'ultima occasione dell'anno di raccogliere e gustare questa pianta, conosciuta anche come dente di leone, soffione, piscialletto, vera e propria farmacia vegetale.
Già il nome, d'origine greca, sta ad indicare la sua capacitare di riordinare e riarmonizzare squilibri e disturbi.
È possibile gustarne le foglie lievemente amarognole come verdura verde, sia cotte che crude, ricche di vitamina A, C, K, E e quelle del gruppo B, di flavonoidi, vari acidi (taraxinico, linoleico, ascorbico, linolico) e minerali quali ferro (più che negli spinaci), calcio e manganese.
Con la radice ridotta in polvere si usa fare un succedaneo del caffé dal sapore amarognolo e con attività digestiva e tonica.
Inoltre sia i capolini in bocciolo che i fiori possono essere consumati: i primi a mo' di capperi, i secondi fritti o trasformati in gelatina o liquore. Se ne traggono inoltre infusi, decotti, tinture madri e oli.
La farmacopea popolare gli attribuisce numerose proprietà medicamentose: oltre ad essere un noto diuretico è uno spasmolitico, antireumatico, epatoprotettivo, antidiscratico, digestivo, antinfiammatorio.
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La camomilla è una delle piante spontanee più comuni e più utilizzate sin dagli albori del tempo. La camomilla selvatica che si trova nei campi del nostro paese ha una fioritura che inizia a partire dal mese di giugno e continua tutta l'estate.
La parte che si raccoglie sono i capolini cioè le infiorescenze bianche e gialle che contengono molti principi attivi salutari e nutritivi per il benessere.
La parte aerea viene raccolta e messa ad essiccare all'ombra e poi conservata in vasi scuri di vetro e sigillati. Possono essere utilizzati per la produzione di rimedi con infusi a base d'acqua, tintura madre con alcool, olio essenziale di camomilla da veicolare il olio vegetale oppure possiamo usare direttamente freschi alcuni fiori nelle insalate e come decorazione delle nostre pietanze.
Viene conosciuta per le sue proprietà calmanti, spasmolitiche, digestive, antiinfiammatorie e ha un buon uso come stomatica e decongestionante.
Impacchi del suo infuso ottenuto dai fiori essiccati ha effetti contro infiammazioni, ascessi e gonfiori in generale (es. orzaiolo e congiuntivite). Pianta amica della pelle e utile anche per chi vuole schiarire i capelli.