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LA GARCINIA MANGOSTANA "Un risorsa naturale per la Salute."

Il consumo di integratori di origine naturale è aumentato considerevolmente negli ultimi anni, suscitando l’interesse della comunità scientifica ad indagare sull'efficacia di tali sostanze. In particolar modo, in questo ultimo periodo, vi è molta curiosità nei confronti del mangostano (Garcinia mangostana Linn.), una pianta originaria del Sud-Est Asiatico, dal cui frutto, la mangostina
ricava un succo prezioso, ricco in antiossidanti, gli xantoni che posseggono notevoli proprietà biologiche. Purtroppo ad oggi gli studi condotti in tal senso sono veramente pochi, ed alcuni risultano eseguiti in maniera confusa e/o con valore statistico scarso.
Lo scopo di questo capitolo è quello di fare un punto della situazione circa l'efficacia terapeutica del mangostano, dal momento che, seppur mancando di un metodo scientifico universalmente valido nella conduzione degli studi fatti finora, e malgrado la scarsa significatività statistica dei dati, le premesse fanno ugualmente ben sperare.

Scoperta della Garcinia mangostana Conosciuto da secoli dalle popolazioni del Sud Est Asiatico per le proprietà curative, il mangostano viene identificato e classificato con il termine scientifico di Garcinia mangostana Linn. intorno alla fine del sedicesimo secolo. Più che scoperta possiamo dire che si attribuisce a Georg Eberhard Rumphius (Fig. 4), l’allora Governatore di Ambona, isole Molucche appartenenti all’Indonesia ma sotto la giurisdizione olandese, che data la sua dedizione alla botanica si accorse della straordinarietà di un frutto che cresceva rigoglioso ed in abbondanza nelle zone dove viveva. Le proprietà di potentissimo antiossidante distinguevano il mangostano da tutti gli altri frutti tropicali. Durante i suoi studi Rumphius annatò importanti affermazioni come la seguente: “ è degno di nota il fatto che è sicuro dare il mangostano in qualunque stato di debilità o disturbo”. Tuttavia sono innumerevoli le disavventure affrontate nel corso degli anni affinchè i dati raccolti dall’olandese arrivassero al secolo successivo quando un altro studioso, l’italiano fiorentino Odoardo Beccari  continuare a dare forza alle scoperte fatte. Ha lasciato scritto “un’abbondante polpa bianca, succosa e molto dolce, ricorda il gusto fine di una pesca, di uva, insomma qualcosa di strano ed indescrivibile, nessun altro frutto ha nulla di simile”. Da lui le stupefacenti conferme sono arrivate fino ai giorni nostri e da cui inizia tutta la magica storia. La Garcinia mangostana comincia a far parlare di sé, ma soprattutto sono i risultati del suo utilizzo che destano incredulità ed interesse nel mondo della salute e dei rimedi naturali.
 Origini della Garcinia mangostana Le prime notizie del mangostano ci arrivano dall’arcipelago delle Isola Molucche Indonesia, ma sono accertate altre zone dove nasce o viene coltivata con successo, India, Yanmar (ex Birmania), Filippine, Sri Lanka e Thailandia. Nel vecchio Mondo, nonostante vari entusiastici tentativi di acclimatazione, non si è riusciti ad ottenere dei frutteti in produzione, questo perché la Garcinia è un albero “ultratropicale”, in quanto non tollera temperature inferiori a 4°C e i semi vengono uccisi da temperature prossime a 7°C; necessita di alta umidità con precipitazione costanti pari a 127 mm annuali; conseguentemente, ogni tentativo di acclimatazione oltre i 200° di latitudine nord è miseramente fallito. La Garcinia mangostana è una specie arborea appartenente alla famiglia botanica delle Guttiferae (che comprende anche il più noto iperico) e il suo frutto è uno dei più apprezzati nella produzione tropicale. Il mangostano è conosciuto con etimologia sostanzialmente uniforme in vari Paesi d’Europa: i Francesi lo chiamano mangostaner o mangouste, gli Inglesi mangosteen, nei territori di lingua spagnola, non solo europei, è denominato mangostan. L’albero raggiungere i 25 metri di altezza e ha una corteccia marrone scuro tendente al nero; le foglie sempreverdi, che formano una folta chioma, sono oblunghe ovalari, di colore verde scuro, con un corto picciolo ala base, mentre le foglie giovani appaiono di colore rosato (Fig. 6). I fiori (rapidamente caduchi) sono maschili ed ermafroditi sullo stesso albero e si presentano i primi in gruppi di 3-9 alla punta dei rami, i secondi crescono singolarmente; il loro colore è particolare: i petali sono verdi punteggiati di rosso all’esterno e di un giallo tendente al rosso all’interno. Il frutto appare come un pomo violaceo, con pericarpo all’apparenza piuttosto consistente ma che si riesce ad aprire facilmente, all’interno, racchiusa da una spessa buccia, emerge una polpa suddivisa in 4-8 lobi biancastri simili nella forma al mandarino . In India e in Cina i frutti sono utilizzati anche per scopi erboristici fitoterapeutici, la buccia viene seccata e polverizzata ed utilizzata come rimedio per la dissenteria; si può anche prepara un unguento per eczemi e altre eruzioni cutanee ppure un decotto contro disturbi intestinali, cistite e gonorrea. Inoltre, la buccia del frutto contiene un metabolita definito beta-mangostina che ha effetti deprimenti sul sistema nervoso centrale e induce aumento della pressione sanguigna. Nella Filippine si utilizza anche un decotto di foglie e corteccia come antipiretico, il decotto di radice è usato per regolarizzare il flusso mestruale mentre un estratto della sola corteccia, detto amibiasina, si dimostra molto efficace nel trattamento della dissenteria da amebiasi, una parassitosi causata da Entameba histolytica. Anche la medicina Ayurvedica ha fatto largo uso del pericarpo della mangostina contro l’infiammazione, diarrea, colera, dissenteria (Pedraza-Chaverri et al.; 2008). A rendere davvero esclusivo questo frutto, tuttavia, non è il gusto seppur prelibato, bensì l’elevatissima concentrazione di super antiossidanti che contiene, una varietà di metaboliti denominati xantoni (Pedraza-Chaverri et al.; 2008).
 Xantoni, super antiossidanti della Garcinia mangostana Gli xantoni, in inglese Xanthones, sono molecole biologicamente attive appartenenti al gruppo dei fenoli; pertanto da un punto di vista chimico hanno una struttura base ad anello coniugato da un atomo di carbonio con sei doppi legami che li rende altamente stabili. Ad oggi, sono stati descritti in letteratura circa 1000 differenti xantoni. Il mangostano è il frutto che in assoluto dispone del numero più elevato di xantoni, 46 scoperti fino ad oggi, di cui 43 sarebbero nel pericarpo; gli xantoni sono anche in altre piante, funghi e licheni. Le attività biologiche di questa classe di composti sono associate al loro struttura triciclica, ma esse variano a seconda della natura e/o posizione dei loro costituenti. Gli xantoni sono stati isolati dal pericarpo, dall'intero frutto, dalla corteccia e dalle foglie . Parecchi studi hanno dimostrato che gli xantoni ottenuti dal frutto di mangostano possiedono proprietà biologiche notevoli. L'α-, la β- e la γ-mangostina, il garcinone E, l'8-deossigartanina e la gartanina sono gli xantoni più studiati (Fig. 8). Fig 8. Struttura chimica dei principali xantoni della Garcinia mangostana   Il pericarpo del mangostano, benché possieda più xantoni, ha lo svantaggio di risultare non commestibile all’uomo in quanto molto amaro. Infatti si trovano testimonianze dalle antiche popolazioni indonesiane e thailandesi sull’uso della buccia essiccata, triturata e poi usata polverizzata per decotti ad uso esterno, topico, come ottimo rimedio cicatrizzante per problemi legati alla pelle. Solo la polpa veniva mangiata. In teoria, quindi, si poteva assimilare solo una minima parte, solo 3 xantoni delle decine dell’intero frutto. Da studi approfonditi emergono dati molto interessanti, come il fatto che il mangostano, grazie agli oltre 40 xantoni, è il frutto con il più alto valore ORAC (Oxygen Radicals Absorbance Capacity, Capacità di Assorbimento dei Radicali dell’Ossigeno) riconosciuto da innumerevoli laboratori indipendenti (Tab.2).               Tabella 2. Valori ORAC di alcuni alimenti tra cui il mangostano.     Alcuni esempi di alimenti con alto valore ORAC per 100 gr di prodotto sono: cioccolato fondente, prugne, tè verde, uva nera, ecc. La dose consigliata è circa 5.000 ORAC al giorno . 3.4.1 Proprietà antiossidanti Gli xantoni, in quanto antiossidanti, hanno la funzione di proteggere dagli effetti nocivi dell’ossidazione, responsabile tra l’altro dell’invecchiamento naturale delle cellule e quindi del nostro organismo. L'ossidazione è quella reazione chimica che può produrre radicali liberi, cataboliti responsabili dell'avvio di una reazione a catena che danneggia le cellule. Gli antiossidanti terminano queste reazioni a catena intervenendo sui radicali intermedi ed inibendo altre reazioni di ossidazione facendo ossidare se stessi. Il radicale libero è in sostanza un atomo di ossigeno che per cause diverse perde un elettrone e rimane instabile, in questa situazione, per una legge naturale dove tutto tende alla stabilità, il radicale libero cerca di attaccare altre molecole che compongo la cellula per strappare l’ elettrone mancante provocando in questo modo la reazione a catena. Livelli troppo bassi di antiossidanti causano stress ossidativo e possono danneggiare o uccidere le cellule. Quindi lo stress ossidativo potrebbe essere la causa o la conseguenza di molte malattie umane (ictus, malattie degenerative, ecc). Infatti l'uso degli antiossidanti in farmacologia è stato intensamente studiato (gli antiossidanti sono largamente usati come ingredienti negli integratori alimentari). Numerosi studi hanno dimostrato, in vitro su cellule umane e in vivo su modelli animali, l'efficacia antiossidante degli xantoni contenuti in Garcinia mangostana. In particolare l'α-mangostina agisce da “free radical scavenger” (letteralmente “spazzino di radicali liberi”), e quindi da antiossidante, preservando il “colesterolo cattivo” (LDL, Low Density Lypoproteins) dal danno ossidativo (l'ossidazione delle LDL gioca un ruolo importante nella determinazione dell'ateriosclerosi) (Shan  et al.; 2011). Inoltre, sempre l'α-mangostina e altri suoi derivati mostrano di diminuire il consumo di α- tocoferolo (un principale composto della vitamina E e, come tale, antiossidante esso stesso), indotto dall'ossidazione delle LDL (Pedraza-Chaverri et al.; 2008). L'estratto di Garcinia, ricco di vari tipi di xantoni, riduce notevolmente la produzione dei radicali liberi dell'ossigeno, molecole instabili, a livello dei leucociti polimorfonucleati (Pedraza-Chaverri et al.; 2008). Sempre l'α-mangostina ha mostrato di possedere un effetto protettivo contro la perossidazione lipidica e di attivare un efficace sistema antiossidante di difesa nell'infarto del miocardio indotto nei topi (Pedraza-Chaverri et al.; 2008). La perossidazione lipidica merita una parentesi: si tratta di un processo dovuto ai radicali liberi contenenti ossigeno molecolare carente di un elettrone. In virtù di questo, i grassi costituiti da acidi grassi insaturi e dai loro esteri vengono direttamente ossidati dall’ossigeno molecolare. In parole più semplici, si provoca così un danno che è in grado di propagarsi come una reazione a catena, poiché i lipidi privati di elettroni tendono a reintegrare la perdita sottraendoli alle altre molecole che incontrano, fossero esse anche proteine del nucleo cellulare o addirittura il DNA stesso. Quando il numero di radicali liberi in circolazione nell'organismo è limitato, questa azione è contenuta e si esplica principalmente contro germi e batteri, la cui membrana cellulare viene così lesa. In caso di eccessiva produzione di queste molecole instabili, invece, l'azione coinvolge in modo massiccio le cellule dell'intero organismo, causando il precoce "invecchiamento" delle cellule e l'insorgere di varie patologie più o meno gravi quali il cancro, la sclerosi multipla, il diabete, l'artrite reumantoide, l'enfisema, la cataratta, il morbo di Parkinson, il morbo di Alzheimer, e così via. Infine, è stato dimostrato anche che l'α-mangostina (isolata dal pericarpo), estratta dalla Garcinia mangostana ed il succo commerciale, sono capaci di eliminare direttamente i radicali liberi dell'ossigeno e di prevenire la neurotossicità e la produzione di molecole instabili nelle colture di cellule neuronali (Pedraza-Chaverri et al.; 2008).
 Proprietà antiinfiammatorie e antiallergiche Vi sono prove sulle proprietà antiallergiche e antiinfiammatorie di Garcinia mangostana in diversi modelli in vitro quali le cellule RBL-2H3 (cellule di leucociti basofili indifferenziate) e le cellule di glioma (tumore delle cellule della glia o cellule gliari, le quali, insieme ai neuroni, costituiscono il sistema nervoso) del ratto, l'aorta toracica di coniglio e la trachea di cavia, e in parecchi modelli in vivo di ratti (Pedraza-Chaverri et al.; 2008, Shan  et al.; 2011). In particolare, gli xantoni estratti da Garcinia mangostana che si sono rivelati maggiormente efficaci in questi due ambiti biologici, sono l'α- e la γ-mangostina e il garcinone B, in maniera concentrazione-dipendente (espressa in IC50 o concentrazione inibente, che è la concentrazione di una sostanza attiva, per esempio un farmaco, necessaria ad inibire il 50% del bersaglio in esame, come un enzima). È stato inoltre dimostrato che l'attività antiinfiammatoria in vivo dell' α-mangostina è maggiore di quella della γ-mangostina (Pedraza-Chaverri et al.; 2008, Shan  et al.; 2011). Quindi gli antiossidanti contenuti in Garcinia mangostana sembrano essere in grado di sostenere, secondo gli studi condotti fino ad oggi solo negli animali, un valido attacco contro le infiammazioni e le allergie anche nell'uomo.
 Proprietà antibatteriche, antifungine e antivirali Numerosi studi hanno dimostrato le proprietà antimicrobiche, antimicotiche e antivirali degli xantoni e degli estratti ricavati da Garcinia mangostana. Gli xantoni contenuti nel mangostano (in particolare l'α-mangostina), hanno dimostrato la loro efficacia contro il batterio Staphylococcus aureus (responsabile di infezioni suppurative acute che possono essere dislocate in diversi distretti dell'organismo). Inoltre, l'α- e la β-mangostina e il garcinone B si sono rivelati potenti inibitori contro Mycobacterium tubercolosis (agente eziologico della tubercolosi). Sono comunque molti gli studi che hanno provato che le sostanze contenute in Garcina mangostana inibiscono la crescita batterica, attaccando loro stesse direttamente il patogeno o ausiliando le cellule deputate alla difesa dell'organismo contro di esso (Pedraza-Chaverri et al.; 2008, Shan  et al.; 2011). Inoltre, l'α- e la γ-mangostina, la gartanina, il garcinone D, il BR-xantone e l'euxantone hanno mostrato un'alta attività inibitoria contro tre funghi fitopatogeni (che causano malattie negli organismi vegetali): Fusarium oxysporum vasinfectum, Alternaria tenuis e Dreschlera oryzae (Pedraza-Chaverri et al.; 2008, Shan  et al.; 2011). Riguardo le proprietà antivirali di Garcinia mangostana, gli xantoni α- e γ-mangostina agiscono a livello di ciclo replicativo del virus dell'immunodeficienza umana , HIV-1 (responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita o AIDS), per inibizione della HIV-1 proteasi, enzima essenziale per la replicazione del virus (Pedraza-Chaverri et al.; 2008, Shan  et al.; 2011).
 Potenziali proprietà antitumorali e chemioprevenzione di Garcinia mangostana Nuove strategie per il trattamento del cancro sono in via di studio, e una delle strategie più promettenti prevede l'applicazione di agenti chemiopreventivi. La ricerca di nuovi ed efficaci agenti chemiopreventivi ha condotto all'identificazione di vari composti disponibili in natura (Shan  et al.; 2011). La prevenzione del cancro utilizzando molecole chimiche non tossiche, comunemente denominata “Chemioprevenzione”, viene definita come: uso di farmaci, sostanze biologiche o elementi nutritivi per inibire, ritardare o invertire il processo di cancerogenesi in qualunque momento, prima della fase invasiva della malattia (Sporn et al.; 1976). Si parla anche di proprietà chemioterapiche di alcune sostanze naturali, come gli xantoni, i potenti antiossidanti contenuti nel frutto e nella pianta del mangostano. Un notevole interesse per gli xantoni è emerso grazie alla loro potente inibizione nei confronti della iniziazione, promozione e progressione del tumore. Questi composti possono fornire un approccio alternativo per prevenire o per ritardare l'inizio del tumore o per alterare o per prevenire la progressione carcinogenica. A supporto di ciò vengono citati, di seguito, due studi. Il primo di Shibata e collaboratori, Facoltà di Scienze della Salute, Osaka (Giappone), i quali hanno trattato con dosi differenti di α-mangostina (0,10 e 20 mg/kg/die), topi con cancro metastatico della mammella simile a quello umano, per mutazione del gene p53 (in vivo) (Shibata et al.; 2011). Gli stessi studiosi hanno condotto in parallelo indagini su cellule (in vitro), per meglio comprendere i meccanismi dell'abilità antitumorale ipotizzata per l’  α –mangostina. Alla dose di 20 mg/kg/die, sia in vivo che in vitro, sono stati osservati: una sopravvivenza statisticamente più alta rispetto al gruppo di controllo (non trattato con α -mangostina), un volume del tumore e la molteplicità dei linfonodi metastatici significativamente soppressione. Inoltre i topi che avevano ricevuto la dose di 20 mg/kg/die α-mangostina, presentavano un'aumentata espressione delle forme attive degli enzimi caspasi 3 e 9 (coinvolti nell'apoptosi cellulare). In vitro, l' α -mangostina induceva l'apoptosi mediata dai mitocondri, e l'arresto della fase G1 e la soppressione della fase S del ciclo cellulare (cioè non venivano create cellule tumorali nuove). Pertanto, l' α-mangostina potrebbe possedere proprietà benefiche chemiopreventive e/o dimostrarsi utile come terapia di supporto, o come approccio medico complementare del trattamento del tumore  anche nell'uomo (Shibata et al.; 2011). Il secondo studio è di Johnson e colleghi, Dipartimento della Professione del Farmacista, University of Illinois, Chicago (USA) (Johnson et al.; 2011). Questi ricercatori hanno esaminato l'effetto anti-cancro dell' α-mangostina (è effettivamente, tra gli xantoni, l'antiossidante più studiato), in cellule di cancro prostatico umano, ed il suo ruolo nel prendere come bersaglio le proteine del ciclo cellulare coinvolte nella carcinogenesi della prostata. Mediante un saggio colorimetrico (MTT assay, che misura l'attività enzimatica per produzione di colore, correlato alla vitalità cellulare), essi hanno scoperto che l' α-mangostina riduce in maniera significativa e dose-dipendente la vitalità delle cellule prostatiche. Con la citometria di flusso si è potuto osservare anche l'arresto del ciclo cellulare e l'avvio dell'apoptosi delle cellule tumorali. Inoltre, per meglio comprendere il meccanismo d' azione, è stato condotto un saggio su cellule prive di attività kinasica, e in queste cellule è stata osservata l'inibizione di CDK4 (una kinasi critica della fase G1 del ciclo cellulare), come la più significativa. Poi è stato condotto uno studio in vivo per valutare l' abilità dell' α-mangostina nel sopprimere la crescita tumorale (dose somministrata 100 mg/kg). Il risultato è stato una riduzione di oltre la metà della massa tumorale (p < 0,01). Entrambi gli studi dimostrano che l' α-mangostina potrebbe essere un nuovo agente da considerare nel management del cancro. A sostegno dell’uso degli xantoni  presenti nella garcinia mangostana come coadiuvanti nella terapia antitumorale, è degna di nota anche la risposta dell’American Cancer Society al Prof Giuseppe Sabato già Rettore dell’Università Popolare di Arezzo con indirizzo Medicina Naturale. In particolare è stato dimostrato l’ uso dello xantone garcinone E estratto e isolato da Garcinia mangostana su cellule di epatocarcinoma. Il garcinone E è un particolare xantone in grado di attaccare per apoptosi le cellule epatiche degenerate, certo non si può asserire che sia in grado di guarire dal cancro, ma certamente è efficace per contrastare questo tipo di cancro nell’uomo soprattutto nelle prime fasi in quanto antiossidante, antiinfiammatorio. Recentemente, poco più di un anno, il mangostano è stato approvato dal centro newyorchese per la ricerca contro il cancro (Memorial Sloan Kettering Cancer Center) che ha valutato positivamente l’utilizzo del mangostano come frutto ricco si xantoni e altre famiglie di antiossidanti. In particolare dagli studi condotti dai ricercatori del centro è emerso un altro dato molto importante, che si aggiunge alle già innumerevoli proprietà attribuite agli xantoni contenuti nella Garcinia mangostana, proprietà di protezione contro la neurotossicità e altri effetti colatrali indotti dalla doxorubicina. La doxorubicina è un antineoplastico della famiglia delle antracicline, dotato di un ampio spettro antitumorale. Il farmaco si lega al DNA cellulare inibendo la sintesi degli acidi nucleici e la mitosi e provocando aberrazione cromosomica. La doxorubicina non è fase specifica, ma è attiva soprattutto nella fase S del ciclo cellulare. Le cellule più sensibili in vitro sono risultate essere quelle cardiache, dei sarcomi, melanomi, i fibroblasti. Presenta degli effetti collaterali importanti quali depressione midollare (trombocitopenia, anemia) cardiotossicità (Olson et al.; 1981), nausea, vomito, ecc. Dai diversi studi citati e da molti altri presenti nelle più autorevoli riviste scientifiche si evince che sempre più l’interesse medico – scientifico è rivolto all’uso di principi attivi presenti nella Garcinia mangostana. Sebbene molti studi dovranno ancora essere condotti, i risultati, ad oggi ottenuti, fanno ben sperare nell’uso degli xantoni come coadiuvanti nella terapia antineoplastica classica, sia per potenziare l’effetto chemioterapiche che per alleviare gli effetti collaterali sintomatici conseguenza dell’uso del chemioterapico stesso.