Qualità e sicurezza dell’acqua di rubinetto: i parametri
L'acqua del rubinetto, in Italia, può considerarsi sicura in oltre il 99% dei casi. Ecco una breve guida ai principali parametri da monitorare.
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Quanti italiani non si fidano di bere acqua di rubinetto
“Ma ti fidi?”. Chiunque, prima o poi, si è sentito rivolgere questa domanda mentre compiva un gesto che dovrebbe essere talmente naturale da passare inosservato: aprire il rubinetto di casa e riempire un bicchiere d’acqua fresca.
L’Istituto italiano di statistica (Istat) fa sapere che il 28,8% delle famiglie italiane non si fida di bere l’acqua di rubinetto. È un grosso balzo in avanti rispetto a vent’anni fa, quando tale percentuale superava il 40%, ma significa comunque che circa una famiglia su tre preferisce spendere quotidianamente denaro per acquistare una risorsa che di fatto possiede già. Con tutto ciò che comporta in termini di impatto ambientale, visto che nella stragrande maggioranza dei casi l’acqua è imbottigliata nella plastica.
Gli scettici abitano soprattutto al Sud e nelle Isole: sono il 56,3% in Sicilia, il 45,3% in Sardegna e il 41,4% in Calabria. Nel Nord-est, invece, solo il 18,9% delle famiglie diffida dell’“acqua del sindaco”.
L’acqua di rubinetto in Italia è sicura nel 99% dei casi
Eppure, non ci sono motivi per dubitare. Lo conferma il primo rapporto del Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA), che fa capo all’Istituto Superiore di Sanità. I ricercatori hanno passato in rassegna i risultati di oltre 2,5 milioni di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche condotte tra il 2020 e il 2022 in 18 regioni e province autonome, dove risiede oltre il 90% della popolazione italiana.
I risultati sono inequivocabili. Per i parametri sanitari microbiologici e chimici, la percentuale media nazionale di conformità è del 99,1%; scende leggermente (al 98,4%) per i parametri indicatori, cioè quelli che non mettono a rischio la salute ma influiscono per esempio sul sapore, sull’odore o sul colore dell’acqua. Guardando anche alla media delle singole regioni, le percentuali di conformità sono ovunque superiori al 95%.
Le analisi hanno riscontrato anche alcuni episodi di non conformità, temporanei e su scala locale, dovuti a contaminazioni microbiologiche (per esempio da Enterococchi ed Escherichia coli) e ambientali (coliformi). In alcuni territori, si rilevano anche contaminazioni da fluoro e arsenico. Certamente, sottolinea l’Istituto superiore di sanità, questi episodi non vanno sottovalutati; il fatto stesso che siano stati rilevati è comunque un segnale positivo, perché significa che il sistema di controlli funziona.
Parametri della qualità delle acque
Secondo il Ministero della Salute vi sono determinati parametri riguardo la qualità dell'acqua da considerare. In particolare, si legge che "l’acqua deve essere conforme ad una serie di parametri microbiologici (Decreto legislativo 31/2001, parte A) e chimici (parte B), nonché parametri indicatori (parte C) non direttamente correlabili a rischi per la salute, ma indicatori di modifiche della qualità delle acque".
Il decreto stabilisce infatti che l'Azienda unità sanitaria locale assicura una ricerca supplementare, caso per caso, delle sostanze e dei microrganismi per i quali non sono stati fissati valori di parametro, qualora vi sia motivo di sospettare la presenza in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana.
I parametri dell'acqua del rubinetto
Tra i possibili contaminanti dell'acqua, ecco che ve ne sono alcuni il cui valore è da monitorare e tenere sotto controllo in primis:
- Batteri, come enterococchi ed escherichia coli.
- Sostanze chimiche, tra cui acrilammide, antimonio, arsenico, boro, cadmio, cianuto, clorito, cromo, floruro, idrocarburi policiclici aromatici, mercurio, nichel, piombo, rame, selenio, vanadio e altri ancora.
- Parametri indicatori non direttamente correlabili a rischi per la salute, ma comunque indici di modifiche della qualità delle acque, come alluminio, cloruro, ammonio, colore e sapore, conteggio colonie, conduttività, concentrazione degli ioni di idrogeno Ph, disinfettante residuo, ferro, durezza, odore, residuo secco, solfato e torbidità, tra gli altri.
- In ultimo si devono considerare i cosiddetti "parametri emergenti", riguardanti quelle sostante considerate di rilievo negli ultimi anni, e sono essi l'amianto, PFOS e PFOA (rispettivamente (acido perfluoroottansulfonico e acido perfluoroottanoico, spesso usati a livello industriale), tallio.