L'autunno e i suoi frutti dimenticati
In autunno, fuori dai circuiti più commerciali, i nostri territori ci forniscono ancora frutti quasi del tutto dimenticati, o comunque fortemente legati ad una cucina tradizionale e locale che va col tempo perdendosi. Ricordiamo l'azzeruolo, il carrubo, il sorbo e il ginepro. Conosciamoli meglio per non dimenticarli
di Mira Tonioni
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I mesi che lasciano l'estate e accompagnano all'ultimo mese dell'anno sono quelli dal calore decrescente, durante i quali gli esseri viventi si attrezzano per l'arrivo del freddo.
Siamo nel bel mezzo del periodo nel quale uva, olive e castagne sono padroni indiscussi, quando si raccolgono le noci e le nocciole e possiamo ancora trovare fichi, mele, pere, meloni invernali, melograni e lamponi.
Tra i frutti che si vanno pian piano a dimenticare possiamo ricordare nello specifico l'azzeruolo, il carrubo, il sorbo e il ginepro, quattro piante interessanti da analizzare e riscoprire secondo un'ottica diversa, attenta alla ricerca del benessere o alla salvaguardia genetica di alcune specie che sembrano lasciate al proprio destino.
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L'azzeruolo è un'interessante alberello che difficilmente raggiunge i cinque metri, appartenete alle rosacee, e originario del Mediterreano, più propriamente delle isole tra la Grecia e la Turchia, da dove si è diffuso lungo le coste del Nord Africa, nei paesi arabi e della penisola italica.
Tra i rami contorti e spinosi possiamo trovare dei piccoli frutti, chiamati azzeruole, simili a quelli del biancospino (al quale è strettamente imparentato) di diverso colore a seconda della varietà: rosa, arancioni, gialli a macchie rosse, giallognoli.
Il frutto è succoso, gustoso e dissetante, con un range di dolcezza-acidità variabile a seconda del cultivar e del grado di maturazione. È molto ricco di vitamina A e vitamina C, componenti che lo rendevano prezioso nel mondo antico per combattere lo scorbuto.
Ha inoltre specifiche proprietà diuretiche, ipotensive, antiossidanti e antimicrobiche. I semi di questa pianta hanno una bassissima germinabilità, pertanto è importante prendersene cura affinché non vada estinguendosi.
È una pianta rustica, capace di resistere alle basse temperature e non richiede alcun trattamento.
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Immagine | "Crataegus azarolus" di Henri Louis Duhamel du Monceau
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Appartenente alle fabaceae, il carrubo è un sempreverde che può raggiungere un'altezza di dieci metri. Tipico del Mediterraneo e particolarmente adattato alle regioni della Sicilia e della Calabria, produce baccelli lunghi tra i dieci e i venti centimetri, marroni nerastri e dal guscio duro e crostoso, contenenti una polpa carnosa e dolce, a proteggere una fila di semi piatti detti “carati”.
Da sempre la dolcezza della polpa di carrubo ha attratto molti popoli che lo hanno coltivato; oltre a sedurre il palato con un gusto simile a quello della cioccolata, è assai nutriente, ricca di fibre, minerali (specialmente il rame, il potassio e il calcio) e vitamine (la C, la K, la E e quelle del gruppo B, specie la B2).
Oltre al consumo della polpa (mesocarpo) fresca, il frutto può venir lasciato essiccare per produrre una farina, sia con la polpa disidratata che coi semi. Può avere sia proprietà lassative che antidiarroiche, a seconda se consumato fresco o essiccato.
Anche se il frutto è pressoché dimenticato, ne esistono in commercio molti prodotti derivati, in particolare creme alternative alla cioccolata, prive di glutine e sostanze come caffeina e teobromina.
Immagine | "Illustration Ceratonia siliqua0"
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Sempre meno conosciuti e consumati sono anche i frutti dei sorbi, piccoli pomi simili a nespole dall'inconfondibile sapore aspro. Al genere Sorbus appartengono varie specie (oltre cinquanta), in grado di produrre frutti di diversi colori e dimensioni (mai superiori ai quattro centimetri).
Come la nespola, alla quale sono imparentati, necessitano dell'ammezzimento, ovvero di un periodo post-raccolta necessario affinché la polpa diventi sufficientemente morbida e i tannini mutino chimicamente in modo da rendere il frutto palatabile e dolce.
Si tratta di frutti ricchi di acido ascorbico, acido malico e acido sorbico, che proprio dalla pianta prende il nome, ed è un potente antifungino e antimicrobico.
Un eccessivo consumo di acido sorbico può danneggiare reni e fegato, ma la cottura dei frutti ne annulla la tossicità, ed è per questo che le confetture di sorbe sono più popolari del frutto fresco. Le sorbe sono ricche di antiossidanti e in erboristeria sono usate per le loro spiccate proprietà anti-age.
Immagine | "Illustration Sorbus aucuparia0" by Walter Müller
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Considerato dalla maggior parte delle persone poco più che una spezia, le specie del genere Juniperus, piante decisamente arbustive e spinose (il famoso ginepraio), producono bacche violette o bluastre quando ricoperte di pruina come il mirto, che nei secoli sono state usate in erboristeria per i loro poteri fitoterapici.
Le bacche dei ginepro sono ricche di terpeni (pinene, sabinene, geraniolo, limonene, thujene, canfene) e resine, e l'olio di ginepro è un prezioso strumento per molte pratiche del benessere, ad esempio per i massaggi.
Il sapore della bacca è assai aspro, e per questo viene usata come spezia o come ingrediente, specialmente per salse complesse o carni selvatiche.
Un altro modo di usare le bacche è quello di farne degli infusi dalle proprietà diuretiche, stomachiche e digestive, espettoranti e balsamiche.
Per la forte azione diuretica è sconsigliata la somministrazione a chi soffre di problemi ad i reni e, come in generale tutti gli alimenti ricchi di terpeni, alle donne in dolce attesa. I
ll colore testimonia la ricchezza di antociani e flavonoidi, forti antiossidanti e eupeptici.
Il ginepro è di valido aiuto anche contro le allergie di stagione
Immagine | "Juniperus oxycedrus - Köhler–s Medizinal-Pflanzen-083" di Franz Eugen Köhler