Honeyland, l'ultima apicultrice rimasta sulle montagne della Macedonia
Ai prossimi Oscar è in concorso anche Honeyland, un suggestivo documentario sull’ultima apicoltrice rimasta sulle montagne macedoni.
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©Honeyland.earth
Il successo di Honeyland
Nella shortlist dei titoli in corsa per l’Oscar al Miglior Film Straniero, per la prima volta fa capolino anche una pellicola che viene dalla Macedonia del Nord. Si chiama Honeyland ed è un documentario a tema ecologista che in questi mesi sta facendo parlare molto di sé.
Al Sundance, l’appuntamento di punta nel mondo del cinema indipendente, si è aggiudicato il Grand Prize nella categoria dei documentari, un premio speciale per la fotografia e uno per l’originalità. Ai prossimi Oscar concorrerà anche nella categoria dei documentari.
La sua fama, insomma, è destinata a estendersi ben oltre i confini della piccola repubblica dei Balcani. Il film è già uscito nelle sale britanniche e statunitensi ed è anche disponibile in streaming su Amazon.
La storia dell’ultima apicoltrice macedone
Per capire il motivo di tutto quest’interesse, basta dare un’occhiata alla trama. La protagonista è Hatidze Muratova, l’ultima apicoltrice rimasta a vivere in un piccolo paesino dei Balcani, senza strade asfaltate, elettricità e acqua corrente, a quattro ore di cammino dalla città più vicina.
La sua vita trascorre così, faticosa e abitudinaria, tra i ritmi delle api e il mercato dove si reca a vendere il miele. Con una regola ferrea, che le è stata tramandata dalle generazioni precedenti: metà del miele si prende, l’altra metà si lascia alle api.
La sua routine viene bruscamente interrotta da una famiglia nomade, rumorosa e indisciplinata. Hatidze all’inizio accoglie i nuovi arrivati con le migliori intenzioni, sforzandosi di stabilire armonia e di suscitare l’interesse del padre, Hussein, per il commercio del miele.
Ben presto però capisce che Hussein, con sette bocche da sfamare, non ha nessun interesse verso i ritmi della natura. Il capofamiglia dimentica in fretta i consigli di Hatidze e crea una frattura, che poi è la frattura tra la natura e l’intervento umano, tra la sostenibilità e il cieco sfruttamento delle risorse.
Una storia vera di armonia tra uomo e natura
Tradurre in immagini una storia così delicata e autentica è un’operazione molto complessa. I due registi Ljubo Stefanov e Tamara Kotevska hanno iniziato nel 2015 le riprese per quello che, nelle loro prime intenzioni, doveva essere un breve video. Il progetto man mano è cresciuto e li ha impegnati per ben tre anni.
I membri della troupe hanno dormito in tenda nel villaggio, circondati da gatti randagi, pulci e – ovviamente – dalle api, per stabilire un legame sincero con Hatidze e l’anziana madre.
Visto che la protagonista parla un antico dialetto quasi incomprensibile, le conversazioni sono ridotte al minimo nel corso del film. Una scelta che rende ancora più poetico l’esito finale.