Cosmetici testati sugli animali, divieti raggirati
Nell'Unione europea è vietato testare sugli animali tanto i cosmetici quanto i loro ingredienti. Ma esiste una scappatoia legislativa che stanno sfruttando in molti.
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L’Europa vieta i test sugli animali
A tutti è capitato, prima o poi, di imbattersi nel claim “non testato sugli animali” sulle confezioni dei cosmetici o nella pubblicità. Tecnicamente, però, questa frase non fa che ribadire l’ovvio. Il Regolamento (CE) n. 1223/2009, detto anche Regolamento cosmetici, dice chiaro e tondo che “La sicurezza degli ingredienti utilizzati nei prodotti cosmetici potrà essere garantita progressivamente applicando metodi alternativi che non comportino l’impiego di animali”.
In realtà testare sugli animali trucchi, creme, saponi e profumi era fuori legge già dal 2004. Il regolamento del 2009 ha esteso questo divieto anche ai singoli ingredienti dei cosmetici, anche qualora siano stati sviluppati al di fuori dei confini dell’Unione. Le varie eccezioni sono state via via eliminate fino ad arrivare allo stop totale nel 2013. Una vittoria di civiltà, conseguita dopo due decenni di assidue lotte da parte delle organizzazioni animaliste, e dopo il sacrificio di centinaia di migliaia di conigli, roditori, primati.
Un controsenso legislativo
Un recente studio pubblicato dalla rivista Alternatives to Animal Experimentation, tuttavia, accende i riflettori su una babele legislativa da cui escono sconfitti sia gli animali sia gli ignari consumatori.
Il Regolamento cosmetici del 2009 convive infatti con il regolamento Reach, formalmente regolamento n. 1907/2006, che riguarda la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche. E quest’ultimo può imporre test sugli animali per definire la sicurezza delle sostanze. Cosa che, effettivamente, accade.
Sui 3.206 fascicoli depositati nel database del Reach che riguardano in qualche modo il settore cosmetico, 419 sostanze sono funzionali esclusivamente alla produzione di trucchi, creme, saponi e profumi. Su queste 419, ben 63 sono state testate sugli animali. Legalmente, magari perché l’Echa (Agenzia europea delle sostanze chimiche) non si è accontentata delle metodologie alternative.
I cittadini meritano chiarezza
In attesa di dipanare questo groviglio di norme che confliggono tra loro, le istituzioni europee dovrebbero perlomeno fare chiarezza. Se proprio le sostanze sono state testate sugli animali, precisano gli studiosi, è giusto che perlomeno i consumatori ne siano al corrente, per essere messi nelle condizioni di fare una scelta d’acquisto consapevole.
A tendere, è auspicabile che questo divieto sia davvero messo in atto con coerenza e serietà. Tanto più perché da anni numerosi studi scientifici mettono in dubbio l’affidabilità dei test sugli animali. Indipendentemente dalle considerazioni di carattere etico, infatti, in più occasioni si sono rivelati fuorvianti finendo per ostacolare il progresso scientifico, invece di spronarlo.