Articolo

Rapporti sessuali in gravidanza, i miti da sfatare

Sì può fare sesso in gravidanza? Avere rapporti sessuali può far male al bambino? Il bambino sente? Sul sesso in gravidanza esistono diversi falsi miti, sfatiamo i più comuni

di Redazione

sesso-gravidanza

Credit foto
©Andrea Bertozzini/Unsplash

Sui rapporti sessuali in gravidanza esistono alcuni falsi miti, frutto di credenze popolari che si sono consolidate nel tempo e che non hanno, però, alcuna base scientifica. In generale, a meno che non ci siano particolari condizioni di rischio, accertate dal medico, il sesso in gravidanza non è controindicato e anzi, al contrario, preservare l’intimità in dolce attesa contribuisce all’affiatamento di coppia e può aiutare l’umore e la serenità della gestante. Rispondiamo dunque alle domande più comuni sul sesso in gravidanza, sfatando alcuni falsi miti.

 

 

I rapporti sessuali in gravidanza nuocciono al bambino?

Falso. Il feto è protetto nell’utero, chiuso all’interno del sacco amniotico che lo tiene al riparo, e non può essere in alcun modo danneggiato dalla penetrazione.

 

Fare sesso in gravidanza aumenta il rischio di aborto?

Se non è stato controindicato dal medico, il sesso non mette a rischio di abortire. Talvolta si pensa che le piccole contrazioni che si avvertono durante l’orgasmo o dopo il rapporto sessuale possano essere pericolose; in realtà, in una gravidanza fisiologica che non presenti particolari situazioni di rischio, non provocano danni.

 

Il bambino sente?

Un’altra credenza popolare piuttosto diffusa è che il bambino possa in qualche modo avvertire il rapporto sessuale tra mamma e papà, restandone traumatizzato. Il sesso in gravidanza non comporta alcun danno psicologico per il bambino; anzi, al contrario, il rilascio di endorfine e la conseguente sensazione di benessere che la donna prova dopo il rapporto provocano sensazioni positive anche sul feto.

 

La donna incinta prova piacere durante i rapporti sessuali?

Altro falso mito da sfatare: la gravidanza non incide negativamente sul piacere della donna, anzi, soprattutto nel secondo trimestre, è vero il contrario. Possono, però, intervenire fattori psicologici, quali ansia e tensione, che rendono più difficoltoso l’approccio con il partner, situazioni che si possono superare parlandone con il proprio compagno e seguendo insieme un corso preparto.

 

L’affiatamento con il partner durante la gravidanza aiuta a preservare l’intimità anche dopo la nascita del bambino, quando interverranno cambiamenti ancora più importanti che potrebbero “disturbare” la vita di coppia.

 

I rapporti sessuali possono agevolare il parto?

Se la gravidanza è fisiologica e si avvicina al termine, avere rapporti sessuali nelle ultime settimane è considerato come uno dei metodi naturali per stimolare il parto. L’attività sessuale, infatti, stimola meccanicamente il collo dell’utero, aumenta i livelli di ossitocina e provoca il rilascio di prostaglandine. Chiaramente, non può essere intesa come un obbligo: condizione essenziale è che entrambi i partner si sentano a proprio agio.

 

Cosa significano le perdite dopo un rapporto a inizio gravidanza?

Talvolta si possono avere lievi perdite ematiche dopo un rapporto; in generale, non è infrequente che ciò accada dopo il sesso, ma nelle prime settimane di gravidanza è ancora più comune in quanto la cervice è particolarmente sensibile agli stimoli esterni. 

 

Di norma, il sangue durante un rapporto è considerato proprio una spia di una possibile gravidanza, alla pari delle cosiddette perdite da impianto che si verificano quando l’embrione appena formato si annida nell’utero irrorato di sangue.

 

Lievi macchioline di sangue, dunque, non sono in genere preoccupanti; ovviamente, però, quando la perdita ematica è importante, è consigliabile chiedere la consulenza di un medico.

 

Quando i rapporti sessuali sono davvero controindicati in gravidanza?

Le più comuni controindicazioni sono: 

  • minacce di aborto; 
  • precedenti aborti spontanei; 
  • distacco della placenta; 
  • rottura prematura delle membrane; 
  • presenza di un’attività contrattile preoccupante; 
  • precedenti parti prematuri.

 

Sono tutte situazioni che vengono valutate dal medico durante i normali controlli. In caso di dubbi, il ginecologo o l’ostetrica di fiducia potranno fornire tutte le indicazioni e informare sulle eventuali precauzioni da prendere.