Reiki: la trasmissione come via di guarigione
Il Reiki è una pratica energetica, un metodo di guarigione nato in Giappone dalle mani e l'energia di Mikao Usui Sensei e introdotto in Occidente dalla signora Hawayo Takata. Lasciamo che una Reiki Master professionista ci introduca in questo mondo.
Guarire il corpo attraverso l'energia potrebbe apparire a molti come un'idea assurda, di certo poco immediata a livello razionale, se si considera che si tratta di curare il visibile con l'invisibile. Eppure, stiamo parlando di energia, ovvero di qualcosa che è oggetto di studi scientifici e che regola tutte le attività umane.
Se vogliamo fare un esempio banale, basterà pensare alla radio, che spesso funzona meglio se la tocchiamo. Questo perché qualsiasi oggetto che conduce corrente può funzionare da antenna e captare le onde radio. E' il caso del corpo umano che, alla pari di un qualunque pezzo di metallo, "estende" l'antenna e migliora la sintonia.
Un Reiki Master vede i flussi energetici, li percepisce. Milena Melone Piccioni ha ottenuto nel 1996 la specializzazione in Reiki Master presso la Universal Oneness Usui Reiki in America e continua a praticare il Reiki anche in Italia, dove risiede attualmente. Le abbiamo fatto qualche domanda per scoprire meglio cosa accade durante un trattamento Reiki.
Il Reiki è una pratica spirituale?
Io non metterei l'accento sul carattere spirituale, quanto sul discorso energetico. Durante un trattamento Reiki si verifica una trasmissione di energia. Reiki è l'unione di due potenti ideogrammi giapponesi che insieme formano l'espressione "energia vitale universale". Il Reiki Master è a contatto con questa fonte universale e la trasferisce sulla persona che sta ricevendo il trattamento. E' uno scambio energetico vero e proprio. So di Maestri che ricevono l'attivazione tramite il web o di persone che millantano la possibilità di fare trattamenti on line: personalmente resto molto scettica al riguardo.
Ma i simboli ora si trovano anche nel web...
Sì, ma se non hai raggiunto l'ultimo livello Reiki, quei simboli restano vuoti.
Ci descrivi un trattamento Reiki in breve?
L'energia esce fuori dalla persona nella direzione che va da destra a sinistra. Io metto le mie mani ai due estremi di questi canali. Se con la mano sinistra non percepisco nulla, vuol dire che lì c'è un blocco energetico e il mio lavoro sarà quello di rimuoverlo fino a salire poi alla corona, la parte superiore della testa.
Due titoli essenziali per entrare meglio nel mondo del Reiki.
Indispensabile, non tanto per il Reiki in senso stretto, quanto per la teoria generale sulla guarigione, il libro e il cd di Louise Hay "Guarisci il tuo corpo". E' un testo utilissimo per capire che la malattia è l'ultimo passaggio attraverso cui si manifesta, a livello fisico, un blocco che è di natura energetica. Più dettagliato sul Reiki e dotato di illustrazioni "Il libro del Reiki" scritto da Diane Stein.
Hai vissuto per lungo tempo in America e da un po' sei qui in Italia. Si può dire che l'America sia stata la seconda culla del Reiki: Takata designò come "erede" Phyllis Lei Furumoto, fondatrice dell'associazione mondiale Reiki Alliance. In Italia, invece, non ti pare che il Reiki sia circondato da un po' di scetticismo?
Certo, in America la situazione è differente, il Reiki è anche un trattamento sanitario riconosciuto, viene messo a disposizione dei malati anche negli ospedali, per fare un esempio. Anche in questo paese però le persone si stiano avvicinando non solo al Reiki, ma, in modo più generale, a forme di consapevolezza che danno la giusta importanza al fattore energetico.
Ce ne sono di italiani che conoscono il Reiki e ne apprezzano le proprietà terapeutiche. Quelli che non lo conoscono, si avvicineranno, se in loro nascerà l'interesse. Qualche giorno fa, per esempio, è entrato in negozio un signore incuriosito dal libro di Reiki che tengo in vetrina. Insomma, in generale, io credo in quel tipo di spinta che nasce in modo naturale, senza forzare.
Durante un trattamento Reiki c'è dialogo, avviene mai uno scambio di parole?
Tutto dipende dalla "piega" che prende la seduta. Puoi fare Reiki e parlare oppure no. Si può avere a che fare con una persona timida o con qualcuno che ha voglia di esternare ciò che sta provando. Ad esempio, a volte accade che la persona che riceve il trattamento mi parli, descriva i colori che riesce a visualizzare, le sensazioni che prova. Capita anche io percepisca delle cose che magari in un primo momento non so se è meglio riferire. A volte è meglio tenerle per me, altre volte condividerle può anche creare la situazione che permette alla persona di sfogarsi.
La vita quotidiana di un Reiki Master quindi dovrebbe esser un continuo schermare le energie negative per poter conservare l'efficacia energetica da usare nel trattamento?
Io direi piuttosto che è proprio attraverso la vita che si continua a imparare. Ovvio, è bene evitare che l'energia vada sprecata. Occorre anche proteggersi dai cosiddetti "energy sucking vampires", quelle persone che, avendo bisogno di una grande dose di energia, la succhiano da chi gli sta accanto. Infine, noi tutti siamo dotati di un'aura, immagina come dei fili fini che escono fuori dalla nostra persona; questo fascio di fili crea un "tessuto" bianco che circonda, protegge, scherma.
In che rapporto stanno il Reiki e la meditazione?
Per ricevere il messaggio devi metterti nel canale giusto; con ciò intendo dire che il lavoro di raffinare il lavoro su corrente e vibrazione per fare contatto nel modo adeguato. La meditazione, in questo senso è propedeutica. Direi che, più in generale, fare un po' di meditazione ci predispone all'ascolto. In tutti i sensi, che tu sia o no un Reiki Master.
Immagine | Picasa Web