Le 6 posizioni del sonno
“Dimmi come dormi e ti dirò chi sei, ma anche come stai”!!! Ognuno di noi durante il sonno cambia più volte posizione per svariati motivi: per cercare la giusta concentrazione di calore corporeo per addormentarsi, per allentare le tensioni della schiena, per rilassare le gambe, per respirare in modo fluido, per conformarsi alla sua personalità.
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Durante le fasi del sonno NonRem, il nostro corpo è soggetto a movimenti inconsapevoli, alla ricerca della giusta postura che risponda alle esigenze di quel momento.
Possono essere spostamenti minimi o di grande ampiezza e spesso rispondono all’esigenza di compensare difficoltà fisiche, legate alla respirazione, a disturbi muscolari o scheletrici, o a contrazioni addominali.
Ci si muove anche semplicemente per comodità, per disponibilità di spazio, per condizioni ansiose che influenzano la qualità del sonno.
Ma esiste anche un linguaggio del corpo, che parla quando la mente dorme e in base ad alcuni studi condotti dal professor Chris Idzikowski si possono trovare chiavi interpretative in base alle posizioni in cui un soggetto predilige dormire. A tal fine sono state individuate sei posizioni principali del sonno che generalmente vengono assunte e che possono fornire risvolti psicologici.
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La posizione fetale è una posizione archetipica, legata alla nostra vita amniotica. Il nostro corpo la conosce meglio della nostra mente e da più tempo.
E’ talmente istintiva che generalmente è la posizione che si assume nella fase di addormentamento, perché ci riconduce a momenti lontani nel tempo, in cui eravamo avvolti e protetti.
È la posizione che concentra su noi stessi il nostro calore corporeo e ci permette di percepirlo meglio in ogni distretto, inducendo così al rilassamento e al sonno.
Secondo alcuni studi interpretativi chi assume preferenzialmente questa posizione sente la necessità di raccogliersi, di ripiegarsi su se stesso e isolarsi dal mondo, perché un po’ fragile e insicuro. Siamo rannicchiati su un fianco, con le gambe piegate e le ginocchia al petto.
Le braccia spesso accompagnano lo stesso movimento degli arti inferiori, piegate con i gomiti verso le ginocchia. In questa condizione le fasce muscolari della schiena sono ben allungate, in particolar modo quelle lombari e sacrali, che finalmente sottratte alla forza di gravità possono contribuire alla distensione del rachide.
La posizione flessa delle gambe permette ai muscoli adduttori di stare a riposo, mentre i flessori posteriori coadiuvano l’attività passiva di allungamento della schiena. Il flusso respiratorio è fluido e non incontra ostacoli dati da una erronea posizione del collo o della testa.
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Nella posizione a tronco siamo sdraiati su un fianco, con le gambe allungate e le braccia distese lungo il corpo. E’ una condizione strutturalmente più evoluta di quella fetale, ma meno comoda. Infatti mantiene le corrette curvature cifo-lordotiche della schiena, a condizione che ci sia il giusto sostegno cervicale dato dal cuscino, ma il perdurare in questa posizione crea pesantezza alle gambe pressate l’una dall’altra, chiusura del bacino con possibili dolori sacrali. Generalmente questa è una postura di transizione, che il corpo mal tollera e modifica, senza il bisogno di input consapevoli. Pare che chi assume questa posizione denoti carattere socievole e tranquillo, molto fiducioso nel prossimo, senza particolari sovrastrutture di pensiero.
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La posizione semifetale è un compromesso tra quella fetale e quella a tronco. Infatti chi la predilige è un soggetto equilibrato in armonia con ciò che lo circonda e dotato di spiccate capacità di adattamento. Il corpo è sdraiato su un fianco, la schiena è leggermente flessa in avanti, andando ad attenuare la lordosi cervicale e lombare, le braccia sono piegate in avanti e le gambe sono allungate, come nella posizione a tronco. Le fasce muscolari delle spalle e della schiena sono leggermente allungate e rilassate dal movimento ondulatorio della respirazione, la muscolatura delle gambe è totalmente lassa. Questa condizione può essere protratta senza svantaggi posturali, poiché molto comoda anche per la respirazione.
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Siamo sdraiati sulla schiena, con le braccia lungo il corpo, le gambe allungate e leggermente divaricate. In questa posizione la forza di gravità esercita il suo peso su tutto il corpo spingendolo sul materasso. Quest’ultimo è un elemento da non sottovalutare per garantire una buona qualità del sonno e un effetto ristoratore. E’ bene quindi che sia di giusto sostegno per il rachide e che compensi le spinte cifotiche e gli spazi lordotici per allontanare il rischio di dolori di schiena al risveglio. Questa posizione sfrutta le spinte respiratorie per massaggiare l’addome e gli organi interni: è infatti una condizione di grande apertura, di allentamento delle tensioni, di totale riposo del corpo senza blocchi. In questa posizione anche i muscoli masticatori si allentano e spesso ci si ritrova a dormire a bocca aperta: il risultato può essere una semplice secchezza delle fauci o una poco elegante sessione di roncofonia o russamento. E’ una posizione che denota rigore, ordine e riservatezza, rispetto degli spazi e dei confini.
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La posizione prona prevede che ci sdraiamo a pancia in giù, con le braccia attorno al cuscino o piegate vicino alla testa che è girata lateralmente per consentire la respirazione. E’ una postura che piace molto ai bambini, perché suggerisce protezione, calore, abbraccio, ma anche rifiuto a comunicare, ad esporsi. Invecchiando, l’elasticità della muscolatura cervicale e del diaframma si modifica e non è sempre facile poter dormire così. In questa condizione le fasce muscolari dorsali e la relativa porzione del rachide subiscono un gradevole stiramento che contrasta la curvatura cifotica. Anche le gambe vengono alleggerite posteriormente a beneficio della muscolatura e della circolazione venosa. Questa posizione non può essere protratta a lungo poiché a livello lombare la spinta lordotica si acuisce e può generare dolori molto forti. La torsione del collo a sua volta oltre ad essere del tutto innaturale causa blocchi muscolari e rende difficoltosa la respirazione, addirittura causando apnee notturne.
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In questa posizione siamo supini, con le gambe allungate e divaricate e le braccia piegate verso l’alto sul cuscino. In questa condizione di massima apertura la cassa toracica è ben esposta, consentendo un libero flusso respiratorio. Le spalle sono completamente aperte e le scapole si chiudono a contrastare la spinta cifotica dorsale. Le gambe sono rilassate completamente come nella posizione supina. A lungo andare gli arti superiori possono subire un raffreddamento ed un intorpidimento delle estremità per la difficoltà circolatoria. Chi preferisce questa posizione è un soggetto dotato di un alto grado di apertura verso il prossimo, sa ascoltare e intessere relazioni di amicizia.