Il sonno e le sue fasi

Un proverbio popolare recita “Non si dorme per dormire, si dorme per poter agire. In questa semplice frase sono racchiuse molteplici verità in merito al sonno, alla sua fisiologia e alla sua funzione. In media circa il 29-30% della giornata di un individuo adulto sano è dedicata al sonno e nell’arco della vita questa percentuale subisce notevoli oscillazioni, dovute a fattori di varia natura, ma la costante è data dalla necessità di una quota di sonno per poter vivere.

 

 

 

Come definire il sonno

"Cessazione temporanea, spontanea e periodica di ogni attività psichica superiore, caratterizzata dalla perdita della coscienza del mondo esterno, dall'abolizione più o meno completa delle funzioni dei centri nervosi e dal rallentamento delle funzioni della vita organica” (A. Gabrielli, Grande Dizionario Italiano – Ed. Hoepli).

Ci sono varie definizioni sul sonno, ma prese singolarmente non sono complete e se le si confronta con il proverbio sopra citato, non contemplano tutte le implicazioni che l’atto del dormire porta con sé. Perché giustamente “non si dorme solo per dormire”, ovvero non è una condizione fine a se stessa, non è neppure una condizione statica.

Nelle diverse fasi del sonno il sistema nervoso centrale e parte del sistema nervoso periferico, quello autonomo o vegetativo, stabiliscono importanti interazioni cellulari e neuronali, per alcune funzioni esse sono addirittura superiori allo stato di veglia. “Si dorme per poter agire”: il sonno è funzionale alla rigenerazione energetica del corpo, è consolidatore della memoria e a tal proposito diverse teorie si associano e si compensano per contribuire a rispondere alla grande domanda “perché si dorme?”.

Ma si dorme per poter agire… anche nel sonno! La depressione della coscienza e dell’attività motoria volontaria lasciano spazio ad un mondo organico e psichico fatto di energie, forze e livelli di interazioni sottili che completano l’essere umano nella sua costante formazione. Il fenomeno del sonno coinvolge tutta la scala zoologica, tranne le forme più basse, e viene considerato come momento di recupero. 

Anche la natura vive il suo sonno, sia quello legato alla fase nictemerale, sia quello stagionale, l’inverno, in cui tutto si sopisce, alcuni animali cadono in letargo, per riposarsi del lungo anno, proteggersi e ritemprarsi in vista del risveglio primaverile.

 

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Biancospino tra le erbe per dormire 

Le fasi del sonno

L’atto del dormire prevede un’attività mentale cadenzata da sequenze ritmiche di onde cerebrali. Lo stato di veglia è caratterizzato da frequenze Beta, onde molto corte e rapide, che aumentano nel momento in cui il cervello è chiamato ad affrontare complessità logiche o matematiche.

Quando si passa dalla veglia al sonno invece le frequenze Beta scompaiono e inizia l’alternanza di frequenze Alpha, caratteristiche di uno stato di riposo, con frequenze Theta tipiche di una condizione di pre-conscio

Nella prima fase del sonno alle onde Theta segue un periodo di onde Delta, che appartengono allo stato inconscio, al sonno più profondo. Questa ritmicità si ripete ogni 90 minuti circa passando da onde lunghe e lente a onde più brevi e rapide e si definisce fase NON-REM (Non Rapid Eye Movement), a cui segue la fase REM, in cui si palesano onde Delta più rapide e brevi apparizioni di onde Alpha e Beta. Il Sonno REM è il sonno dei sogni, in cui il sub-conscio si attiva.

 

Il mito del sonno

Ogni cultura celebra il sonno e i suoi miti e gli attribuisce diverse simbologie, dagli antichi Greci, agli Egizi, dai Romani ai Popoli Nordici, dagli Sciamani dell’America Latina agli Yogi del lontano Oriente. Queste leggende rappresentano un’importante chiave di lettura per interpretare quali profonde valenze il sonno abbia sulla mente e sul corpo umano.

Nella Cosmogonia di Esiodo si legge che all’inizio esistevano solo le Tenebre da cui emerse il Caos. Dalla loro unione nacquero il Giorno, La Notte, L’Aria e Erebo. Erebo e la Notte diedero vita a due gemelli, Thanatos, dio della morte e Hypnos, dio del sonno. Un proverbio persiano recita “il sonno è il fratello della morte”.

Sul piano simbolico infatti il sonno è strettamente associato alla morte, per la perdita di coscienza della realtà esterna da un lato e per la componente onirica che permette all’individuo di uscire dal suo corpo fisico e vagare per mondi sottili, dall’altro. Anche l’analisi etimologica di alcuni termini comuni come “cimitero” testimoniano questo stretto legame simbolico: dal greco koimeterion = luogo dove si dorme, o “risorgere” dal latino surgere = alzarsi.  Luoghi comuni ripropongono questa associazione, basti pensare ad affermazioni come “morire di sonno”, “il sonno eterno”. Ribaltando i piani di analisi per non cadere in una simbologia eccessivamente funesta è possibile affermare che ogni risveglio al mattino rappresenti una nuova nascita, il nuovo giorno è una nuova porzione di vita.

Secondo il mito Hypnos dormiva in una grotta vicino al fiume Oblio  e il suo compito era quello di sottrarre gli uomini alle tribolazioni della vita per qualche ora, addormentandoli e inducendoli a sognare. In questa attività veniva coadiuvato dal figlio Morfeo, solito prendere forma delle persone sognate e apparire con un mazzo di papaveri dal potere allucinogeno.

Questo mito è esplicativo di come il sonno possa rappresentare un rifugio e un ristoro dallo stato di coscienza e attività, sia per il corpo sia per la mente: cadere nell’abbraccio di Morfeo è invitante e il modo naturale per suggellare una giornata intensa di veglia.

 

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