News

Animali esotici in casa e rischio zoonosi. Europa a tentoni

Sarà ancora lecito tenere come animali domestici anche iguane, pesci tropicali, scoiattoli volanti e altre specie selvatiche ed esotiche? Il dibattito è vivo.

Iguana

Credit foto
©irinakompaniets / 123rf.com

Animali selvatici ed esotici, l’Europa deve decidere

Che cani e gatti siano animali domestici, affezionati compagni di vita, è indubbio. Che dire però delle tartarughe? E di iguane, serpenti, o addirittura di cuccioli di tigre? Abituato a piegare la natura ai propri interessi, l’uomo ormai ha introdotto nelle proprie case anche le specie selvatiche ed esotiche. Ma fino a che punto è lecito?

 

Al momento vige una sorta di limbo normativo a cui l’Unione europea sembra intenzionata a porre fine. Sulla direzione da intraprendere, però, non c’è ancora un accordo. Il Consiglio dell’Agricoltura, formato dai ministri dell’Agricoltura dei Paesi membri, al momento è spaccato a metà.

 

Cipro, Lussemburgo, Lituania e Malta – spiega La Stampa – vorrebbero stilare una cosiddetta “lista positiva”, cioè un elenco di tutti gli animali da considerarsi domestici, corredato dai settori e dai sottosettori per i quali si assumono impegni in termini di accesso al mercato e trattamento nazionale (con le rispettive eccezioni e condizioni).

 

Ciò significa anche intervenire sulle legislazioni sul commercio e sul benessere animale di altri Paesi, incrementando i vincoli ma anche allungando l’iter. Danimarca e Repubblica Ceca invece optano per un approccio più morbido, quello della lista negativa

 

I due schieramenti: animalisti contro operatori del settore

Il dibattito è acceso. Le organizzazioni animaliste propendono per la linea dura, cioè un divieto totale di vendere come animale da compagnia qualsiasi specie esotica o selvatica prelevata dal proprio ambiente naturale. Va in questa direzione la legge di delegazione europea 53/2019, approvata a grande maggioranza dal Parlamento italiano, poi convertita in tre diversi decreti legislativi approvati dal Consiglio dei ministri. 

 

Il testo è ancora preliminare e dovrà andare incontro a un lungo iter prima di diventare legge, ma la Lega Anti Viviezione (Lav), promotrice della campagna #acasaloro, lo ritiene già un grande passo avanti. In pratica, la legge pone un veto assoluto sugli animali selvatici ed esotici nati in natura. Quelli allevati, invece, possono essere inseriti in una “white list”, dopo un’attenta valutazione di alcuni criteri.

 

Sul fronte opposto si colloca il coordinamento #esoticimafamiliari, presentato in Senato il 18 maggio 2022. Ideato dal senatore leghista Luca Briziarelli, nel comitato tecnico-scientifico riunisce gli esponenti di svariate realtà che operano nel settore: Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani), Sivae (Società italiana veterinaria per animali esotici), Foi (che riunisce ornicoltori e allevatori di uccelli), Iga (Italian Gekko Association) e altri.

 

Zoonosi e non solo: tutti i rischi delle specie selvatiche ed esotiche

Ma qual è la differenza tra accogliere in casa un gatto oppure optare per un suricato o un petauro dello zucchero (una sorta di scoiattolo volante)? Dare una risposta esaustiva in poche righe è impossibile, ma per inquadrare l’argomento possiamo ripercorrere i criteri previsti dal decreto legislativo italiano per decidere se un animale esotico o selvatico finirà o meno nella “white list”. Eccoli:

 

  • La possibilità di trasmettere zoonosi, cioè agenti patogeni che fanno il “salto di specie” dall’animale all’uomo, come il coronavirus.
  • La probabilità di diventare specie aliene invasive, cioè di introdursi nell’ecosistema al punto tale da danneggiare la biodiversità autoctona o provocare danni economici, come hanno fatto in passato nutrie e zanzare tigri.
  • La compatibilità con la detenzione in cattività sulla base delle loro caratteristiche fisiche, sociali, biologiche, etologiche e comportamentali.
  • La condizione della specie in natura.
  • Il rischio di estinzione della specie stessa.