L'orso M49 sul monte Marzola
L'orso M49- fuggito dal Centro faunistico del Casteller, dove era rinchiuso-si trova ora sul monte Marzola, sopra Trento. L'animale era divenuto celebre nel 2019 per via di una prima fuga e di una latitanza durata 289 giorni nelle montagne del Trentino Alto Adige.
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Ha superato la barriera elettrica e, raggiunta l'ultima recinzione, è scivolato all'esterno piegando un'inferriata dello spessore di 12 millimetri. E così- come reso noto dal presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti- durante la notte del 27 luglio, l'orso M49 è nuovamente scappato dal recinto del Centro faunistico del Casteller, a sud di Trento, dove era stato recluso nell’aprile scorso.
In fuga sul monte Marzola
Secondo quanto comunicato, l'animale si trova ancora sulla Marzola, montagna che sovrasta Trento, nella stessa zona in cui è stato localizzato immediatamente dopo la fuga.
Contrariamente a quanto accaduto nel 2019, questa volta è possibile monitorare i suoi spostamenti grazie al radiocollare di cui è provvisto.
Ad accorgersi dell'accaduto è stato, infatti, il personale di guardia, che ha notato come il segnale dell'apparecchio partisse a un tratto dall'esterno del recinto. Al momento, gli uomini del Corpo Forestale dello Stato stanno presidiando la zona.
No alla reclusione e all'abbattimento: la posizione del Ministro Costa e degli animalisti
Il presidente Fugatti ha tempestivamente avvertito il Ministro dell'Ambiente Sergio Costa, che ha allertato l' Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e rimarcato su Facebook la sua posizione in merito: “Come volevasi dimostrare #Papillon, soprannome di Henri Charrière, il fuggiasco francese, è il soprannome migliore che potevamo scegliere per l'orso M49 […]. La mia posizione rimane la stessa: ogni animale deve essere libero di vivere in base alla sua natura […]. Papillon ha il radiocollare, è quindi rintracciabile e monitorabile facilmente: non ha mai fatto male a nessuno, solo danni materiali facilmente rimborsabili. Chiediamo che non venga rinchiuso e assolutamente non abbattuto”.
Un'opinione condivisa dalle maggiori associazioni animaliste, che si oppongono alla cattura per captivazione permanente o a un'eventuale ordinanza di abbattimento.
L'Organizzazione Internazionale Protezione Animale (OIPA) ricorda che “il Pacobace (Piano di azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno sulle Alpi centro orientali ) prevede all'articolo 3 la possibilità, in caso di orso 'problematico' (sempre se M49 sia da considerare tale) di procedere con azioni preventive come, per esempio, la cattura con rilascio allo scopo di spostamento in zona idonea e non per forza, come invece fatto dalla Provincia autonoma di Trento, la cattura per captivazione permanente”.
La storia di M49, alias Papillon
M49 è un orso di quasi quattro anni e circa 170 chili, e non ama essere confinato. Lo dimostrano le due fughe, avvenute fra il 2019 e il 2020, fra i boschi e le montagne del Trentino Alto Adige.
In seguito a diverse scorrerie in baite e stalle, avvenute nella primavera del 2019, la scorsa estate l'orso ha subito la prima cattura.
Una reclusione durata solo alcune ore, trascorse le quali l'animale ha scavalcato abilmente la recinzione del centro faunistico e si è dato alla fuga, tenendo vivo l'interesse dell'Italia intera per mesi. Le tracce lasciate dietro di sé non sono bastate a farlo accalappiare: l'ultima nel Vanoi, in ottobre 2019, prima del letargo.
Nel marzo del 2020, con le temperature più rigide alle spalle, Papillon ha fatto la sua ricomparsa dando inizio, nel corso delle settimane, ad alcune incursioni e danneggiamenti in malghe ed edifici. Era il 28 aprile quando gli uomini del Corpo forestale hanno messo fine alla sua prima latitanza, portandolo nuovamente al Centro faunistico del Casteller.
90 giorni dopo, eccolo impegnato in una nuova fuga, che la presenza del radiocollare promette essere breve. Fatti salvi la voglia di libertà, il temperamento e la determinazione di un animale che ha dimostrato di avere mille risorse.