Le "bufale" sui tumori che nuocciono alla salute
Le fake news sui temi della sanità sono le più pericolose (e cattive) perché fanno leva su chi, speranzoso di guarire, è disposto a tutto. Giovanni Apolone, direttore scientifico dell'Istituto dei Tumori di Milano ci spiega perché una corretta informazione è anche una prima forma di cura.
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Cattiveria e disinformazione: non erano questi gli ingredienti che Tim Berners-Lee aveva incluso nella sua idea di World Wide Web, quando l’online ebbe inizio.
Suo malgrado, a 30 anni dalla nascita della rete, il suo creatore ha dovuto lanciare un allarme affinché si vigili sulla qualità delle informazioni messe in circolo sulla piattaforma pensata e realizzata libera di connettere miliardi di persone nel mondo.
E invece le fake news continuano a essere una trappola per gli utenti che quotidianamente usufruiscono del Web alla ricerca di risposte e consigli utili.
Un inganno che diventa seriamente pericoloso quando le false notizie – o le informazioni consapevolmente costruite in modo sbagliato – riguardano le questioni di salute.
Fake news e speranza di guarire
Soltanto in Italia, si stima che in un anno circa 8 milioni e mezzo di persone incappino in una informazione medica distorta (dati Censis) nella consultazione di fonti provenienti principalmente dal web e dai social network.
Come mai è così facile credere alle “bufale”? E con che conseguenze per chi, ad esempio, stia cercando spiegazioni o chiarimenti sulla cura del cancro?
Ne abbiam parlato con Giovanni Apolone, direttore scientifico dell’Istituto dei Tumori di Milano.
Qui subentra un sentimento umano importante: la speranza – spiega Apolone -. In Italia si registrano circa 380mila nuovi casi all'anno, più di mille al giorno.
Nonostante i successi ottenuti – per cui siamo in grado oggi di guarire il 60% dei tumori, con punte intorno al 90% per alcune forme molto comuni, – si è alzata la frequenza della malattia e il numero dei morti.
L’idea di contrarre una patologia il cui significato richiami ancora al concetto di ‘inguaribile’ mette in moto una serie di azioni nei pazienti e nei loro familiari per cui si cerca ogni soluzione possibile nella speranza, appunto, di ottenere qualche risultato.
A questo va aggiunto che una bassa conoscenza alimentata da una scarsa dimestichezza con le informazioni scientifiche genera opinioni e comportamenti che non aiutano”.
Ed è proprio qui, dunque, che è importante fare distinzione fra falsi contenuti evidentemente dannosi per la salute e notizie vere che non sono state comunicate in maniera chiara.
In medicina e in oncologia – spiega il medico e ricercatore – la ricerca produce evidenze che possono risultare molto interessanti per il pubblico, ma che richiedono anni, decenni, per la loro attuazione.
Ne è un esempio il campo dell’immuterapia: questo ambito di cura che sta cambiando la vita con risultati importanti per molti pazienti oncologici e tema premiato con il Nobel per la Medicina nel 2018è stato studiato e ipotizzato 20 anni fa e solo oggi siamo davvero in grado di apprezzare la sua validità.
Un altro esempio è dato dalle notizie che riportano i risultati preliminari e promettenti di nuovi farmaci per la cura dei tumori: dalle prime notizie alla probabile commercializzazione della formulazione potrebbero volerci anche 8-10 anni. Puntualmente, però, dopo che è stata diffusa una notizia del genere, all’Istituto siamo contattati da tantissimi pazienti desiderosi di avere informazioni su questa possibile terapia farmacologica.
E’ importante comunicare gli avanzamenti della ricerca, ma senza alimentare illusioni nella popolazione”.
Fake news su prevenzione e cura
Alimenti dalle proprietà miracolose, integratori anti-cancro, terapie alternative: è difficile orientarsi tra un’informazione che abbia, magari, lo scopo di arricchire qualcuno invece che fornire un reale servizio.
Sappiamo che le cause dello sviluppo di un tumore sono legate al macroambiente (come l’inquinamento), allo stile di vita (alimentazione), e alle abitudini voluttuarie (fumo, alcol, sedentarietà) – chiarisce Apolone - la ricerca promuove un concetto di prevenzione “globale” non soffermandosi su particolari sport o su alcuni superfood dalle qualità risolutorie del problema.
Molti pazienti ci chiedono rassicurazioni e conferme a partire da pubblicità o passaparola intercettati qua e là da fonti non autorevoli e sicure.
Lo stesso vale per le cure alternative di efficacia non dimostrata e non riconosciuta: il rischio di sottrarsi alle terapie tradizionali per abbracciare filosofie o guide di dubbia origine e nessuna efficacia può portare a conseguenze terribili per la salute del paziente.
I nostri specialisti, è questo un approccio per contrastare la circolazione d'informazione scorretta, rispondono a tutte le richieste che giungono all’Istituto da parte del pubblico e dei pazienti.
In particolare, stiamo costruendo una serie di studi e iniziative per sensibilizzare la popolazione su una corretta prevenzione e sulle possibilità di cura: per farlo, stiamo coinvolgendo alcuni pazienti per meglio comprendere di quali informazioni le persone hanno bisogno e come trasmetterle nel modo più chiaro e diretto possibile.
Mi piace aggiungere, infine, che non esistono complottismi per nascondere la verità alle persone: al contrario, la ricerca mette a disposizione della comunità scientifica i dati di studio in un’ottica di trasparenza.
Potrebbe essere un buon consiglio investire un po’ di quel tempo che si trascorre sul web nell’approfondire, confrontare le informazioni per essere più consapevoli delle proprie decisioni, utilizzando fonti certe e certificate".