Intervista

Le donne e i cerchi di sorellanza

Aprirsi in un cerchio di sorelle. Rinunciare a dinamiche e schemi prettamente legati alla competizione. Costruire, riconoscersi e riconoscere. Ne parliamo con Anna Lodigiani, terapeuta che da anni si occupa di cerchi di donne, profonda conoscitrice delle teorie hameriane e delle Leggi Biologiche

Le donne e i cerchi di sorellanza

Dalla Svizzera Anna Lodigiani si è spostata nel mondo per approdare poi verso la Sicilia, l’altro capo estremo, con i suoi cerchi di sorellanza di Donna Luna, che si estenderanno in futuro in altre città italiane. 

Anna ha i capelli rossi e le mani forti, il corpo pure forte e una certa decisione nello sguardo, che quando si apre a dolcezza non te lo aspetti. In tema di corse coi lupi, parafrasando la Clarissa Pinkola Estes, ce la vedi a correre con un lupacchiotto al fianco. E a suonare il tamburo e darsi da fare con le piante.

Ho sempre temuto un po’ donne che vanno agguerrite al punto e solo di recente sto guardando da vicino e senza giudizio le forme in cui si manifesta una bella dote che è la determinazione

Quindi, piano piano, mi sono avvicinata ad Anna, come si fa tra lupe, e ne è venuto fuori un bel dialogo. Che vi riproponiamo, perché interessa tanto il femminile quanto il maschile. E tocca proprio questa era di presunta crisi che stiamo vivendo.


Cos’è la sorellanza e perché da anni lavori attraverso cerchi di sorellanza? 

Allora, è una cosa che ancora è difficile da comprendere perché siamo state belle “massacrate”; per via di retaggi antichi ci riesce difficile sentire una donna come sorella. Eppure si tratta proprio di questo. Significa proprio portare la guarigione nel rapporto del femminile; si fa un gran parlare della fratellanza, e anche noi donne finiamo col vedere il mondo con occhi maschili.

Ecco perché il bisogno di fare delle pulizie e provare a togliere delle credenze, tornare a prendere quel che erano tutte le nostre doti, poteri, virtù. In una frase sarebbe: “Mi riconosco in te, che sei mia sorella, tu sei a mia immagine e io lo sono a mia volta.”  

Occorre togliere questa idea di aggressività maschile, rivedere gli atteggiamenti che ci portano a stare l’una contro l’altra; il femminile non è mai in guerra perché è sempre costruttivo, sebbene siamo state allevate in un modo maschile.  

 

Come definire la bellezza femminile?

 

Cosa intendi per riconoscimento? 

Prima di tutto si tratta di ri-conoscere (conoscere ancora!) in me la mia parte femminile. Ri-scoprire tutto il potenziale del mondo femminile e poi manifestarlo. Uno degli strumenti fondamentali è il corpo! Imparare a superare le dipendenze e le paure. Poi posso riconoscere te come mia sorella. Ecco, la sorellanza in questo senso. Quando nel cerchio una di noi si esprime risuona un’eco in ognuna; aiutando una donna a guarire, guarisci. Io posso riconoscere dentro me il femminile in modo da poterlo riconoscere in te.

Questo significa essere sorelle non solo in un modo virtuale. E questo fa cadere automaticamente molte barriere interne ed esterne. Il cerchio dà la possibilità di riunirsi tra donne e sostenersi.   

 

Le donne si aprono facilmente in questi cerchi? Non avverti paura di tanto in tanto? 

Sì, c’è paura. Vedi...quando noi ci mettiamo in gioco ed entriamo nella trasformazione siamo nella dimensione del fare. Per secoli la donna è stata sottomessa, violentata, maltrattata. 

La sorellanza finora è stata lacerata da un atteggiamento sintetizzabile in: non mi fido di te perché in prima analisi sono stata ferita, sono stata una proprietà, addirittura senz’anima (del mio femminile.)

Nella sorellanza ognuna di noi inizia a guarire come nel cerchio di energia di guarigione, c’è una unione e allora si può partecipare, equilibrare, apportare guarigione nella propria vita, nella vita degli altri nel pianeta, ma prima ci deve essere una connessione. Pensa a me e te ora al telefono, siamo in connessione, questa intervista sarà figlia di entrambe e si sta creando nella presa di coscienza del fare.

 

La paura genera...? 

La paura genera tutte le altre paure. La difficoltà ad aprirsi dipende dal fatto che siamo tutte delle bambine ferite. Io all’inizio del mio lavoro creo sempre un patto che è un contratto verbale vero e proprio: quel che accade nel cerchio, rimane nel cerchio. È una clausola fondamentale che serve a onorare il rispetto e la presenza di ognuna di noi. Questo permette finalmente di lasciarsi andare e venire accolta, ascoltata, coccolata, supportata.  

 

Spiegaci meglio quel che riguarda la bambina ferita. Può guarire? E in che modi si esprime e manifesta? 

Pian piano si guarisce quella bambina che non è stata compresa, ma derisa, abbandonata. Prendiamo due esempi relativi alle varie tipologie di ferita della bambina. 

Nel cerchio possono esserci donne che ad esempio molto spesso non sanno in che direzione andare, rimangono bloccate dell’atteggiamento tipo dell’eterna fanciulla. Ciò deriva da un malsano rapporto col padre, che ha dominato questa presenza al punto da non permettere alla figlia di crescere; una sorta di castrazione inconsapevole per cui la donna rimane attaccata al paterno e/o cerca a sua volta un compagno o una compagna che le dica cosa fare. Sempre di castrazione si tratta.

O, nel secondo caso, in un cerchio ci può essere la presenza di una donna che risponde alla tipologia della donna corazzata, la guerriera che incarna il peggio del maschile, che va in giro a fare ferite per paura di essere a sua volta ferita. 

Si guarisce, sì. E guarire significa crescere. La resistenza che vedo più spesso è quella della donna che “non” vuole, non sa diventare adulta, grande, non fa il passaggio ma che anzi lascia inconsapevolmente il campo alla bimba ferita che boicotta, è arrabbiata, non parla, fa casini, per protezione mette delle maschere e poi ne resta intrappolata.  

 

Che vuol dire per una donna creare, dal fare con le mani al partorire?  

Le mani in ogni caso noi abbiamo a che fare con le mani, che sono prolungamento diretto del cuore e strumenti incredibil; con le mani posso distruggere, con le mani posso creare. Posso preparare un caffé pieno di amore o una bevanda avvelenata, per dire.

Creare è femminile, la capacità di dare, di accudire non solo figli, di consigliare, di ridere, di gioire. Nel mio lavoro io cerco sempre di portare le donne alla comprensione (utilizzando anche la Nuova Medicina germanica di Hamer) di come funzioniamo a livello fisico ed emotivo. Prendi il caso di un tumore al seno: quel tumore lì mi vuole dire delle cose, non è esterno a me.  

Essere donna non sempre determina essere femmina! La femmina è femmina se i suoi ormoni sono in equilibrio (perché ha ormoni), il suo percepire si basa su una connessione che va dalla pancia alla testa e se siamo in equilibrio passa dalla pancia per forza e per fortuna.

Tutto quel che noi facciamo diventa creazione. Anche l’uomo ha un suo femminile, come una donna ha il maschile, siamo i figli di una stessa fonte ma con modi diversi di manifestarla e l’arte del creare è prettamente energia femminile. 

 

Il fare è anche il fare della propria giornata un’opera creativa? 

Sicuramente, tutto dipende da noi! È il piacere di sperimentare, fare un cesto o un quadro, cimentarsi in qualcosa di nuovo. Darsi il diritto di metterci in relazione con questo atto creativo. Fare è alzarsi al mattino, farsi una doccia, andare in auto, preparare il pranzo; cosa fa la differenza è il come, portare la consapevolezza. Come mi approccio a queste azioni? Come le compio? 

Si tratta di portare nelle cose quotidiane questo cambiamento: io e te adesso stiamo creando un articolo e questo dialogo farà la differenza, se rimaniamo nel creativo. 

 

“Scusami ero tesa, avevo il ciclo”, frasi ricorrenti come questa ci castrano? 

Come tutte le cose che si ripetono, anche questi modi di dire entrati nel comune linguaggio hanno la loro saggezza. Èmolto importante sapere o imparare che la donna è mutevole, è ciclica ed è biologicamente naturale, dunque ha delle fasi che sono diverse e anche il modo di vivere cambia. Riconoscere questi cambiamenti assecondarli e onorarli. 

La cosa più importante è comprendere cosa sta dietro questo pensiero, comprendere che quando una donna è nella fase delle mestruazioni è in una fase diversa rispetto a quando non ne ha: è molto più sensibile a livello biologico, fisico, mentale.  

 

Come si potrebbe vivere al meglio i giorni del ciclo mestruale? 

Quella delle mestruazioni è una fase in cui siamo molto più aperte, per cui qualsiasi cosa ci viene detta entra dentro più facilmente. Se ci si ascolta bene in quei due o tre giorni c’è bisogno di rallentare, di stare tranquille, si ha forse più voglia di coccole, serenità, intimità. Se dipendesse da me dovrebbe essere un diritto, diritto nazionale di un due giorni di osservazione e riposo perché di fatto quando una donna onora il suo ciclo, sta onorando ritmi più grandi, sta “mestruando per tutti.”  

Torniamo all’idea di riconoscersi. Come ho detto prima noi siamo “lunatiche” abbiamo i nostri cicli imparare a capire come si manifestano e utilizzarli al meglio sia a livello fisico che emotivo e mentale ci risintonizza e specialmente ci fa bene.

Prima del ciclo anche a livello fisico e mentale siamo diverse, siamo legate alla luna, siamo veramente lunatiche (nel senso pieno del termine) e dovremmo essere onorate, dovrebbe diventare una virtù, come la luna che cambia, pure noi abbiamo nostri cicli, credere che la donna debba essere sempre uguale è una violenza vera e propria.  

 

Con la luna di traverso: ciclo femminile e disturbi psicologici

 

Quando e dove hai fissato il prossimo cerchio? 

Il prossimo incontro è il 22 marzo a Palermo, ho scelto la Sicilia. Faccio questi incontri da oltre 17 anni, in parte in Svizzera, in parte in Italia del nord; ho fatto scuola all’ultima dei mie figli, Surya, e ho messo tanta energia in questa esperienza che mi ha insegnato e ispirato molte cose; ora è un nuovo inizio, un altro estremo, la Sicilia e chiaramente il lavoro lo porterò anche in giro per l’Italia. 

Gli incontri che guidano le donne toccano 4 fasi: La Bambina-Guerriera, La Madre, La Maga e la Strega. Una donna per poter diventare una guerriera (e qui intendo una Guerriera di Pace) prima deve guarire la bambina. Solo allora posso imparare a definire limiti e obiettivi, guarire le ferite che abbiamo avuto con il padre. Una volta che abbiamo incorporato meglio il nostro maschile lavoriamo con la madre, in senso anche esteso, come Madre Terra, cosa posso fare per la terra, si agisce lavorando dal cuore.

Poi la fase della luna calante, la purificazione per cui ci si avvicina alla figura della maga che è colei che vede, la seduttrice e infatti si analizzano tutte le problematiche che hanno a che fare con la sensualità, la sessualità, come me la vivo, se la esaspero, se la nascondo. Poi al grado massimo di purificazione, con la luna nuova si va negli aspetti della strega sciamana, che è legata anche alla “morte” di cose, persone, ecc.. Se una donna riesce a fare questo cerchio conquista anche una saggezza, una comprensione, ogni mese è un ciclo, che è una morte, che è una rinascita,  le mestruazioni ne fanno parte e sono un barometro  ecco perché mi sento di dire che non è qualcosa di frustrante, anzi, “rovesciamo la patata": è un privilegio a tutti gli effetti.  

 

Come si affronta la malattia in questi cerchi e nella logica di queste fasi? 

Nel ciclo di Donna Luna io inserisco tutto quel che può aiutare la comprensione della malattia; ad esempio con la guerriera andiamo ad approfondire l’aspetto del seno e patologie connesse, mentre quando siamo sulla madre tutto ciò che riguarda ovaie e utero.   

 

Ci spieghi come funziona il cerchio da più vicino?  

Nel cerchio nessuno comanda. Siamo sedute, siamo tutte partecipanti. Non c’è una piramide. La donna non ha bisogno di competizione, è un approccio che proprio non fa parte della sua biologia, non ha niente a che vedere con la psicologia. Biologicamente noi siamo fatte in modo differente. La competizione è maschile e non è né giusta né sbagliata, ma è tempo di sentirci onorate della nostra diversità, e riprenderci il mondo femminile e manifestarlo in modo di portare guarigione sul Pianeta.  

 

Meno competizione, ritorno allo scambio: sembrano i tasselli di un futuro cui la crisi sta portando... 

Pensiamola così: ognuna ha alcune arti ed è bello metterle a disposizione, come era in passato: chi faceva il pane, chi le calze e si condivideva, si onorava il baratto.

Questa crisi in realtà per me è il ritorno del Femminile, ci obbliga a non incontrarci con modalità ormai rispondenti a vecchi modelli. Questa crisi arrotonda tutto e mette tutto in orizzontale, non più in verticale. 

Inoltre è importantissimo che le donne si riprendano i loro spazi con il “nido”, rispettare i tempi propri e dei propri figli, investire sul futuro per poterlo cambiare, non confondere l’emancipazione con l’abbandono dei bisogni primari!

 

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Immagine | Donna Luna