La rivoluzione della coscienza
"Dialogo transatlantico. Due giorni con Stanislav Grof, Ervin Laszlo e Peter Russel" è il sottotitolo di questo capolavoro di riflessione sulla coscienza non solo umana, ma planetaria. Scopriamolo insieme
La rivoluzione della coscienza e i suoi autori
La rivoluzione della coscienza è un libro scritto a tre mani, o meglio una mano e tre teste. Le teste sono quelle di Ervin Laszlo, Stanislav Grof e Peter Russel. Ma chi sono questi tre autori, queste tre menti? Vediamo di conoscerli in poche righe e poi entriamo nel cuore del testo.
Stanislav Grof è psichiatra e ricercatore, esperto nel campo degli stati di coscienza non ordinari. Si trova a capo del Programma Grof di Addestramento Transpersonale e insegna all’Istituto di California di Studi Integrali, ha lavorato presso il Centro di Ricerche Psichiatriche nel Meryland, all’Università John Hopkins di Baltimora e all’Istituto Esalen in California. Di suo ricordiamo anche il testo “La mente olotropica”. Peter Russell è fisico teorico e psicologo sperimentale, appartiene a quel gruppo di scienziati, quali David Bohm e Fritjof Capra, i biologi Bruce Lipton e Candace Pert, il geologo Gregg Braden, che indagano nuove vie di sviluppo della scienza occidentale, in connessione con il misticismo orientale e la fisica moderna.
L’opera più nota di Russell è “Il risveglio della mente globale”. Ervin Laszlo è considerato l’esponente più avanzato della filosofia dei sistemi, filosofo e pianista, si è occupato anche della teoria generale dell’evoluzione. Ha portato avanti studi sul futuro in diverse università degli Stati Uniti, Europa ed Estremo Oriente; Laszlo è autore o coautore di moltissimi testi, tra cui il suo recente “Lo stagno mormorante” o il più noto "I creativi culturali".
Nel cuore del libro: la rivoluzione della coscienza e dell’universo
La rivoluzione della coscienza è un testo scritto sotto forma di dialogo. Si tratta di un botta e risposta entusiasmante fra tre delle più belle menti del nostro tempo. Leggere questo libro è come quasi ripercorrere i passi del film Mindwalk, dove Bernt Capra faceva dialogare, sullo sfondo di una splendida Mont Saint Michel, un politico, un poeta e una donna di scienza. Tanto nel film quanto nel libro, la discussione appare animata e portata avanti grazie a un intrepido intreccio di riflessioni sulla vita. Scambi arguti, ampi, brillanti, che si avvicendano tenendo sempre la mano alla consapevolezza, evitando levitazioni metafisiche, rimanendo ancorati al punto centrale del procedere: la riflessione sull’evoluzione della coscienza.
Il testo parte dal presupposto che siamo tutti quanti sopra una stessa grande onda, uno tsunami della coscienza di cui si sta via via prendendo consapevolezza. Il punto è proprio questo: per far si che questo tsunami non si infranga in un disastroso maremoto planetario, come posso io, nel mio piccolo, fare in modo che rientri gradatamente nell’ordine di una dolce onda innocua? Possiamo cambiare ed evolvere la nostra coscienza in modo da trascendere l’attuale tendenza del mondo? Partendo da ciò che accade “fuori”, posso aver la forza di sentire ciò che “dentro” me non vorrei accadesse e trovare in me le leve giuste che possano riequilibrare il tutto? La mente del mondo è la nostra stessa mente, tutto è uno, le energie dell’universo sono le nostre stesse energie.
Riflettiamo con gli autori
Ecco un estratto del testo “La rivoluzione della coscienza”. Ci si fa strada tra le domande da porsi, gli stati non ordinari di coscienza e l’aumento della compassione e della tolleranza, l’insostenibilità della nostra civiltà.
La parola a Laszlo: “Temo che non sia neanche più una questione di se cambieremo, ma con quale tempismo ed efficacia cambieremo. Così, invece di discutere sempre sulle stesse cose di cui tutti gli esperti non fanno che parlare, semplicemente di quanti alberi vadano o non vadano abbattuti e altre questioni e implicazioni di tipo strategico, dovremmo guardare dritti a quella che è la questione difondo: ho il sospetto che le prime domande che ci dovremmo porre siano dove siamo, cosa siamo, e come guardiamo al mondo e a noi stessi.”
E Grof risponde : “Per più di quarant’anni ho condotto ricerche su stati non ordinari di coscienza indotti da potenti forme esperienziali e sostanze psichedeliche in psicoterapia, oltre a quegli stati straordinari che si verificano spontaneamente. In tutto questo tempo, ho visto diversi esempi di profonda trasformazione dell’individuo. Tali cambiamenti comportavano una significante riduzione dell’aggressività e un generale aumento della compassione e della tolleranza. Con l’accrescersi della capacità di godersi la vita, si assisteva ad una notevole diminuzione dell’impulso insaziabile di perseguire obiettivi lineari, che sembrano esercitare un potere così magico sull’individuo del mondo occidentale industrializzato e sulla nostra società tutta: la convinzione che più si ha meglio si sta, che la crescita economica illimitata e un prodotto nazionale lordo raddoppiato o triplicato ci renderanno tutti felici.”
Ed ecco la volta di Russel: “Penso che un legame ci sia. Ma non credo che la minaccia incombente sia la causa della trasformazione, in quanto entrambe hanno la stessa origine: la coscienza materialistica della nostra cultura. Questa è la causa originaria della crisi globale; non la nostra etica degli affari, la nostra politica o anche lo stile di vita di ciascuno di noi. Questi non sono che sintomi di un problema ben più profondo. La nostra civiltà nel suo insieme è insostenibile. E la ragione della sua insostenibilità va ricercata nel fatto che il nostro sistema di valori, la coscienza con cui ci relazioniamo al mondo, è una modalità insostenibile della coscienza. Ci hanno insegnato a credere che più cose possediamo, più cose facciamo, maggiore è il controllo che esercitiamo sulla natura, più saremo felici. È questa la causa del nostro agire così consumistico, basato sullo sfruttamento e noncurante del resto del pianeta, o anche degli altri nostri simili. È questa stessa modalità di coscienza che è insostenibile."
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