Cosa sappiamo dell'impatto dei social media sulla salute mentale dei giovani
I social media incidono sul benessere mentale dei giovani, amplificando i sintomi di ansia e depressione? Vari studi sembrano suggerirlo, ma tanti aspetti non sono ancora stati esplorati a sufficienza.
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A fine novembre 2024, il parlamento australiano ha approvato una legge che vieta ai minori di 16 anni di crearsi un account sui social media. Ci vorranno ancora diversi mesi prima dell’effettiva entrata in vigore del provvedimento e permangono ancora vari punti interrogativi sulle modalità con cui le piattaforme verificheranno l’età degli utenti, ma il segnale è forte.
Nel frattempo, l’Oxford Dictionary ha scelto come parola dell’anno “brain rot”, letteralmente “cervello marcio”, a indicare quella condizione di “tilt” in cui si ricade per la sovraesposizione a un interminabile flusso di contenuti social di scarso o nullo interesse. Ma cosa ci dice la scienza dell’impatto dei social media sulla salute mentale delle persone, in particolar modo dei più giovani?
Gli studi sull’influenza negativa dei social media
Il tema è al centro del dibattito da diversi anni. Il Surgeon General, il portavoce delle questioni di salute pubblica all'interno del governo federale nominato direttamente dal presidente degli Stati Uniti, nella primavera del 2023 ha pubblicato una nota sul rapporto tra l’uso dei social media e la salute mentale dei giovani.
Un argomento che è assolutamente rilevante, visto che negli Stati Uniti riferisce di usare i social media il 95% dei teenager di età compresa tra i 13 e i 17 anni e il 40% dei bambini dagli 8 ai 12 anni (nonostante, in questo secondo caso, sia formalmente vietato). Nonostante ciò, mancano ancora evidenze scientifiche solide.
Per ora sono stati identificati alcuni benefici: i giovani sostengono che i social media li aiutino a sentirsi più accettati dagli altri (58%), a entrare in relazione con persone che possono aiutarli nei momenti difficili (67%), a esprimere il loro lato creativo (71%), a restare aggiornati sulla vita dei loro amici (80%). Inoltre, queste piattaforme permettono di entrare in contatto più facilmente con gruppi che altrimenti rischierebbero di essere marginalizzati, per esempio minoranze etniche o persone Lgbt+.
Al tempo stesso, però, gli adolescenti che trascorrono più di tre ore al giorno sui social media hanno un rischio doppio rispetto agli altri di manifestare ansia, depressione o altri problemi legati alla sfera della salute mentale. È quanto emerge da uno studio condotto su 6.595 persone di età compresa tra i 12 e i 15 anni. A conti fatti, i social media potrebbero aver contribuito a circa 300mila nuovi casi di depressione tra gli studenti del college: e l’impatto sulle fasce più giovani, e quindi più vulnerabili, potrebbe essere ancora più dirompente.
Un altro studio condotto su quasi 11mila quattordicenni evidenzia un peggioramento della qualità del sonno, dell’autostima e dei sintomi depressivi tra chi usa di più i social media. Viceversa, sono stati condotti vari esperimenti per eliminare temporaneamente le piattaforme social o circoscriverle a pochi minuti al giorno: in tutti i casi, i partecipanti hanno visto migliorare il proprio benessere.
Cosa non sappiamo dell’impatto dei social media sulla salute mentale
L’analisi del Surgeon general, sciorinando questi e altri dati, non può non destare una certa preoccupazione. Ma è altrettanto chiara nel sottolineare come tante domande rilevanti siano ancora senza risposta:
- in termini di impatto sulla salute, quali sono le differenze tra le interazioni faccia a faccia e quelle mediate dai social?
- in che modo i social media possono danneggiare la salute e il benessere di bambini e adolescenti?
- quale tipologia di contenuto, frequenza, intensità e modalità di fruizione genera più danni? Per quali utenti e perché?
- quali benefici generano i social media, a quali utenti in particolare, in che modo e circostanze?
- quali fattori individuali e sociali possono proteggere i giovani dagli effetti negativi dei social media?
- quali strategie e approcci si possono rivelare efficaci nella tutela di bambini e adolescenti (es. normative, programmi, funzionalità delle piattaforme ecc.)?
- in che modo l’uso dei social media interferisce con lo sviluppo individuale?
Le linee guida dell’American Psychological Association
L’American Psychological Association ha emanato delle linee guida ad hoc sull’uso dei social media da parte degli adolescenti, chiarendo innanzitutto come il loro impatto dipenda in maniera determinante dalle caratteristiche personali e psicologiche dei giovani, dal contesto sociale in cui sono immersi e dalla fase di crescita che stanno attraversando.
Considerate tutte queste premesse, e sulla base delle evidenze scientifiche più recenti e solide, tali linee guida prevedono di:
- incoraggiare l’uso dei social media come mezzi per relazionarsi con gli altri;
- adattare le funzioni e le autorizzazioni delle piattaforme all’età degli utenti;
- monitorare le attività di ragazzi e ragazze soprattutto tra i 10 e i 14 anni, per poi concedere loro gradualmente più autonomia;
- rimuovere o oscurare i contenuti violenti, illeciti o autodistruttivi;
- evitare che gli adolescenti siano esposti all’odio online;
- tenere sotto controllo i segnali che fanno sospettare un uso compulsivo dei social media;
- limitare l’uso dei social media, per far sì che non interferisca con il sonno né con l’attività fisica;
- evitare che le piattaforme diventino il luogo dove mettere a confronto il proprio aspetto fisico con quello degli altri;
- trasferire le competenze necessarie per farne un uso consapevole;
- investire nella ricerca scientifica sugli effetti dei social media.