L’efficacia dell’EFT
Intervista a Andrew Lewis sull’EFT (Emotional Freedom Technique): quando trasmette l’EFT si sente tutta la meraviglia del primissimo momento in cui si rese conto dell’efficacia della tecnica. E quando ne parla è ancora entusiasta e pieno di voglia di approfondire ulteriormente, sempre
Questa intervista è stata fatta in un parco a Roma, Andrew Lewis era qui per tenere un corso. È stata un’intervista fluida e densa insieme.
E io, che avevo sempre trovato diversi esaltati in questo mondo legato alle tecniche di rilascio emozionale, mi sono invece interfacciata in piena libertà con un uomo che ama la ricerca, che crede nel potenziale umano ed esplora continuamente.
Andrew ha studiato direttamente con il creatore della tecnica, Gary Craig e osserva una valore molto importante in chi veicola uno strumento di miglioramento: la libertà, su cui imposta tutto il suo insegnamento e la trasmissione di una tecnica tanto potente quanto articolata.
EFT, conosciuta anche con il termine di Tapping, è una semplicissima tecnica di auto-aiuto senza controindicazioni e totalmente indolore che unisce in sè, in rapporto sinergico, due diverse forme di scienza della guarigione: l’agopuntura, molto antica e parte della Medicina Tradizionale Cinese e la medicina della mente e del corpo (Mind Body Medicine), scoperta di recente e spesso identificata come Psicologia Energetica.
Ci racconti un po’ i due “papà” del metodo?
Il creatore dell’EFT è il californiano Gary Craig che, all’inizio degli anni Novanta, ha attuato una semplificazione del metodo TFT (Thought Field Therapy – Terapia del campo del pensiero) di Roger Callahan, famoso psicoterapueta statunitense.
Quest’ultimo ha avviato la sua ricerca mentre stava facendo in piscina un percorso terapeutico con una signora che aveva la fobia dell’acqua da 50 anni; la donna aveva provato diversi tipi di terapie, ma nulla che la aiutasse rispetto ai crampi allo stomaco che sentiva alla sola idea di immergersi. Callahan, che stava studiando la kinesiologia, sapeva che uno dei punti corrispondenti al meridiano dello stomaco si trova sotto l’occhio e uno dei metodi kinesiologici è quello del picchettamento.
Hanno provato insieme e la risposta della donna è stata: “It’s gone!”, “È sparito!” e insieme, una volta tornati in piscina, si trovarono a capire che quella scomparsa non si riferiva solo al dolore allo stomaco ma alla fobia dell’acqua.
Craig ha semplificato la tecnica nata dalle intuizioni di Callahan e ha creato EFT, che fa parte nuovo campo della psicologia detta psicologia energetica che usa punti della kinesiologia e dunque i meridiani come riferimento.
EFT - La vostra migliore difesa contro l'ansia e lo stress
Sono contemplate pressioni di diverso tipo nel picchietamento?
Più o meno è la stessa, si può anche tenere la pressione o massaggiare, però la tecnica base è il picchettamento su i vari punti.
Vanno considerate però altre due componenti importanti: la parte psicologica, ovvero l’intento di focalizzare la tematica da trattare che spesso potrebbe essere un problema, un disagio, una fonte di stress; altra componente è l’atteggiamento di accettazione, che vuol dire evitare di porre resistenza.
In questa tecnica è previsto l’uso di frasi. Ci sono delle formule prestabilite?
Possono essere prestabilite a livello base anche per dare una certa struttura, poi salendo di livello si comincia ad avere una fluidità e sebbene la tecnica è sempre questa e potrebbe sembrare molto semplice, c’è molto da capire e approfondire per ottenere il massimo da essa.
È sempre l’approccio emozionale e psicologico che viene modificato dal contesto, da quello che si sta elaborando.
Parlaci della prima volta che hai visto all’opera Craig. Hai pensato fosse pazzo? O illuminato?
Sono stato molto scettico però allo stesso tempo avevo la mente abbastanza aperta ed ero abbastanza curioso perché volevo trovare una soluzione a un momento di disagio che stavo attraversando nella mia vita e vedevo che quelli che facevano uso di queste tecniche ottenevano risultati stupefacenti.
Seguivo i videocorsi di Gary Craig e dubitavo, immaginavo fossero attori pagati, poi ho lasciato perdere le voci interne e mi sono concentrato sull’applicazione su di me, sui miei risultati. Avevo una fobia da tutta la vita: non riuscivo a prendere l’ascensore. Avrei fatto 50 piani a piedi, piuttosto.
In Australia riuscivo a evitare questo disagio, ma in Italia non avevo alternativa, sapevo che non era pericoloso ma qui in Italia non riuscivo.
Mi sono dedicato con forte intenzione al picchiettamento per qualche settimana, concentrandomi sull’ascensore e mi sono accorto poi che la solita paura o ansia diminuiva e da allora ho iniziato a prendere l'ascensore come i “grandi”.
Hai nel corpo 20 anni di arti marziali, quindi la Yi, la direzione, sai più o meno come si veicola nel corpo. Conosco persone che vanno dal pranoterapeuta o trattamenti senza trazione e ne hanno beneficio. Ecco, la mia domanda: l’intenzione che la persona ripone nel lavoro con EFT quanto è importante e quanto è importante, una cosa che vale per tutti gli ambiti, la pazienza?
La risposta a quanto è importante l’intenzione: molto, sebbene la tecnica, anche nelle mani di un principiante la cui intenzione non è molto allenata, possa funzionare. Durante i miei corsi di formazione ci sono persone più o meno portate ma anche le seconde riescono a ottenere dei buoni risultati.
La pazienza: allora, penso che più della quantità conti la qualità. Si tratta di trovare il tassello giusto, l’approccio giusto, individuare l’ingranaggio che per ogni persona è differente.
Tanti problemi o disagi che le persone lamentano hanno origini antiche e nascondono altri problemi irrisolti. Con EFT, a volte per risolvere il problema attuale (che è spesso un effetto del passato) si deve prima risolvere la causa originale e/o il problema che si nasconde sotto quello attuale. Non è il trattamento del sintomo ma una soluzione più efficace e profonda. È in altre parole un'arte e non bastano 5 minuti di EFT per farlo.
Una fonte britannica di riferimento per l’EFT riferisce quanto importante sia l’idratazione durante il lavoro di pucchiettamento. Che ne pensi?
È un consiglio che do anche io, ma non tutti nel mondo di EFT la pensano per forza così. Di certo nei miei corsi noto una connessione: c’è un collegamento tra intervento energetico e idratazione.
Spesso mi viene fatto notare che viene sete mentre si fa la tecnica o osservo che la caraffa che riempio si svuota con velocità. Perché siamo fatti di acqua e perché acqua è un ottimo conduttore per il nostro sistema energetico.
Tu insegni dal 2004 EFT. Quale è stato il risultato più bello raggiunto, quello in cui hai visto davvero una trasformazione in atto?
Posso dare tanti esempi anche diversi tra loro. In inglese c’è un’espressione: One minute wonders, le meraviglie di un minuto, e ci sono casi in cui l’effetto dell’EFT sembra miracoloso, anche rispetto a disturbi cronici. L’ho visto accadere tante volte, ma in molti altri casi è necessaria la pazienza. L’importante è evitare di creare le aspettative di risoluzioni immediate.
I risultati che mi vengono in mente son stati i primi nel mio percorso con l’EFT; ad esempio, quando ancora insegnavo inglese, con uno studente che soffriva di emicrania o con una collega che soffriva da tempo della sindrome di tunnel carpale e, dopo agopuntura, magnetoterapia e fisioterapia, aveva l’intervento chirurgico come ultima alternativa.
Furono risultati impressionanti e mi aiutarono a ricordare che possono costituire l’eccezione, che a volte il lavoro richiede tempo.
Tu hai studiato anche PNL. Ti sta servendo o non vedi connessione?
È successo proprio oggi a Roma, qualcuno mi ha domandato come mai si esprimono anche frasi negative mentre ci si picchietta, chiedendomi se non fosse un ancoraggio negativo. La risposta è no. PNL e EFT sono ben diverse ma può esserci un reciproco potenziamento. Penso a Paul McKenna, ma soprattutto a Anthony Robbins che ricorre alla EFT e alla Psicologia Energetica.
La frase negativa è inserita in un contesto che è di disfacimento, di superamento delle emozioni depauperanti. Ti faccio un esempio: prima dietro a noi è passato un cane. Se tu avessi avuto paura dei cani avresti pensato “Quel cane è spaventoso!”.
Se vogliamo lavorare su questa fobia, non possiamo trattenerla, deve uscire fuori. Per andare oltre è necessario passare attraverso, questo il senso. Cercare di convincerti di pensare “Quel cane è carino” quando sei terrorizzata è controproducente. Molto meglio ammettere “Ho paura di quel cane” mentre esegui la tecnica (picchiettamento) e probabilmente la paura cambierà da sé.
La scienza conferma questa efficacia?
Seguo continuamente studi di neuroscienza che confermano l’efficacia della tecnica. Quel che si sa è che la stimolazione dei punti dei meridiani manda un segnale all’amigdala, la parte del cervello responsabile della percezione delle minacce.
L’amigdala dice al resto del sistema nervoso: “Smettila di star con il sistema nervoso simpatico attivato, fai sì che il parasimpatico si attivi”.
Allora, da lì passa la guarigione. Onestamente, io non riesco a pensare a nessun disagio fisico che non abbia anche componente psicosomatica.
Se arriva da te una persona indecisa e persa tra miliardi di tecniche, senza avere reale intenzione di cambiamento, cosa fai?
In genere, quando vengono ai miei corsi son già convinti ma, in quel caso, il mio compito sarebbe quello di aiutarla a capire il valore della cosa e poi lasciarla libera di sentire se è il momento di intraprendere questa strada verso il cambiamento.
Se invece non è pronta, avrà la libertà di sentire la resistenza in autonomia. In genere invito le persone a prendere una strada e seguirla, portandola avanti fino a padroneggiare la propria disciplina.
Troppe persone al giorno d'oggi continuano a provare mille cose, in maniera superficiale, senza diventare esperte in niente. È molto meglio fare una cosa e farla bene piuttosto che cercare di fare tante a farle tutte male. Non per forza sarà EFT ma va bene così.
Come senti l’Italia energicamente rispetto all’Australia? Quale la fobia che hai trovato più spesso negli italiani che vengono ai tuoi corsi?
Non ero pronto per questa domanda (sorride). Allora, son due paesi che conosco molto bene, ma mi trovo in difficoltà di fronte a domande del genere, so quel che sento ma non so esprimerlo. Forse energicamente posso dire che gli australiani siano un po’ staccati dalla terra, sebbene ci sia un rispetto maggiore per la natura, c’è un maggiore distacco, e forse anche rabbia, legata alla grande ferita degli aborigeni.
In questo senso gli italiani sembrano più liberi, ed è una libertà che mi piace anche se a volte mi manda in bestia. Trovo gli italiani più frenetici, stressati, pieni di aspettative e poca pazienza, ma anche pieni di passione, di spinta all’amare, che è l’altra faccia medaglia.
Quanto alla fobia che trovo negli italiani, non ho mai fatto una media, una statistica. Il campo di EFT è davvero vasto e riguarda non solo le fobie, ma anche i desideri, l’esercizio della volontà. Non solo “voglio risolvere”, ma anche “voglio”.
Comunque, ho visto molto cose legate alle paure del regno animale, insetti, ma anche aerei e simili. Forse è parlare in pubblico la più frequente e anche parlare con una persona che mette a disagio, che crea un blocco, questo è ricorrente, sì.
Ma a pensarci forse davvero bene una paura che incontro più spesso negli italiani rispetto agli australiani è la paura del cambiamento.
Preferiscono stare nella propria zona di comfort, anche se non stanno bene. Sarà a causa del proverbio “Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia non sa quel che trova”. Questo è un vero limite per molti italiani.
Come trasformare l'insicurezza interiore con il tapping Eft
Immagine | Andrew Lewis