Tra espressione e terapia: la danzaterapia per bambini
Si crede spesso che l’unico mezzo di espressione sia la parola sebbene spesso si riveli inadeguata, parziale, approssimativa. A maggior ragione per coloro che ancora non la padroneggiano alla perfezione, come i bambini: che sia allora la danza a farli "parlare"!
Si dice che in principio fosse il Verbo eppure, uscendo dall’ambito religioso e entrando in quello evolutivo, le cose non stanno proprio così: in principio è il movimento, il gesto. E’ attraverso queste forme corporee che l’individuo comincia a esprimersi e a esplorare lo spazio che lo circonda, ben prima di riuscire a parlare.
Nelle civiltà primitive la danza accompagna l’uomo in tutti i momenti significativi della vita quale veicolo di espressione di ogni esperienza emotiva, positiva o negativa che sia. Attraverso essa egli cerca infatti di manifestare e gestire le proprie emozioni più sottorranee, dalla gioia al terrore.
Questo articolo però non è un saggio di antropologia e non parlerà di danze tribali seppure il punto di partenza sia quello: si cercherà invece di capire come il movimento creativo possa avere oggi e in una società moderna delle funzioni terapeutiche (come le aveva in passato, anche in Italia) in particolar modo con i più piccoli.
Danzaterapia, alla scoperta del mondo dell’inespresso
Prima di parlare di danzaterapia occorre fare un passo indietro e sottolineare che essa fa parte del grande ombrello delle arti terapie, ovvero tutte quelle tecniche e metodologie che utilizzano l’arte quale mezzo terapeutico.
Nel nostro caso, l’arte è la danza e dalla sua applicazione clinica è nata la cosiddetta Danza Movimento Terapia: una pratica dove la danza, e il movimento, sono considerati rivelatori di stati interiori e offrono la possibilità psichica non solo di farli emergere, ma anche, eventualmente, di superarli grazie all’intervento di un terapeuta preparato. La danza, dunque, in questo contesto, non è solo (e solamente) un’arte applicata, bensì deve essere intesa con un significato più ampio che coniuga il movimento, l’energia cinetica del corpo, con il vissuto emotivo della persona al di là dell’adeguamento a determinati canoni estetici. Attraverso il corpo, il paziente lascia emergere quel mondo interiore che solitamente è muto o, almeno, viene fuori con estrema difficoltà attraverso le parole.
Qual è il peso scientifico di questa terapia? In realtà fin dall’inizio del secolo scorso si era intuito l’enorme potenziale insito nel movimento quale chiave d’accesso all’inconscio. Un pioniere in questo campo fu Gustav Jung che dimostrò una grande apertura (soprattutto per l’epoca in cui visse, 1875-1961) per le diverse modalità espressive: pittoriche, drammatiche e, ovviamente di movimento. Spiegano Bianca Garulfi e Antonella Adorisio nella prefazione del libro “Danzaterapia e psicologia del profondo”: “La danza e, più in generale, il movimento del corpo, può essere una delle possibili forme per effettuare l’immaginazione attiva (…). Jung ebbe esperienza diretta di persone che danzavano le loro immagini inconsce. Egli vide nel movimento uno dei modi che permettono di rendere evidente l’inesprimibile che è in noi”.
Creatività, danza, e terapia in un unico mix tutto per i bambini
Tanto materiale interessante può rivelarsi una fonte inesauribile di ispirazione nonché di concreto aiuto per le molte persone che potrebbero giovarne.
Ricco di spunti è il lavoro con i bambini, spesso assai più bravi di noi a lasciar andare le proprie inibizioni e a sperimentare. Ovviamente una lezione rivolta ai più piccoli sarà basata sul gioco e la giocosità quali strumenti di indagine. Ci spiega nel dettaglio Federica Pinna, psicologa e danza terapeuta: “Ogni bambino ha un suo modo, seppure in divenire, di stare al mondo, di sentire, di relazionarsi ed attraverso il movimento ed una relazione terapeutica centrata su di esso potrà essere più immediato favorire l'espressione di un certo suo stato di disagio e di aree di difficoltà. I bambini sviluppano il senso di chi essi sono attraverso il gioco simbolico. Quest'ultimo, promosso attraverso il movimento, conduce i bambini a ripercorrere le esperienze emotive che sono state particolarmente significative nella loro vita”. Un’altra testimonianza degna di nota è quella di Valentina Vano, danzaterapeuta, che afferma: “(La danza creativa, ndr) sviluppa la creatività, l’intelligenza e l’acquisizione della coscienza del proprio corpo; facilita il riconoscimento e l’accettazione dei limiti imposti nelle differenti circostanze e abitua il gruppo di piccoli danzatori al rispetto delle gerarchie e degli accordi presi non verbalmente tra individuo e individuo e tra individuo e genitore. La danza creativa nei bambini incrementa inoltre la capacità di percezione e propriocettività, favorisce l’allineamento della colonna vertebrale, ripristina e consolida l’assetto di una buona postura del corpo e rende i muscoli più tonici. (…) Incrementa inoltre la velocità di reazione del corpo, migliora l’equilibrio e la coordinazione psicomotoria. Stimola l’intuito attraverso l’arricchimento sensoriale e consente l’apertura di nuove vie di risoluzione “creativa” di problemi (problem solving), rendendo la mente lucida e predisposta al buon umore e all’entusiasmo”.
Infine, portiamo all’attenzione il lodevole progetto proposto da Maria Elena Fossati nel quale, all’interno di un percorso rivolto ai bambini in cui tra musicalità, espressività psico-corporea, interazione di linguaggi diversi, ampio spazio è dedicato proprio alla danzaterapia. La finalità del suo laboratorio “La musica prende corpo” è quello di sviluppare “La conoscenza e creazione di una relazione corporea non-verbale con il conduttore e con il gruppo; l’attenzione al movimento nelle sue caratteristiche funzionali ed espressive, la percezione del ritmo attraverso il corpo e la sua relazione con esso. L’espressione della creatività, delle emozioni, … attraverso il corpo che in primis si muove, gioca e anche danza, che si esprime attraverso materiali e linguaggi anche diversi”.
Cogito ergo sum... o no?
Le varie scuole di danza terapia si avvalgono di riferimenti scientifici diversi e di metodologie di lavoro diverse. Il fine però è lo stesso: far emergere quello che di più viscerale è sepolto dentro di noi e che non sempre, anzi, quasi mai, è esprimibile a parole. Non è dunque attraverso il canale del linguaggio o del ragionamento che il nostro essere più profondo riesce ad affiorare, bensì attraverso il movimento. Potere della danza.
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