Giù le mani dalle erbe medicinali! Tutto sulla Direttiva europea
Dall’entrata in vigore della Direttiva sulle erbe medicinali per poter mettere in commercio prodotti vegetali saranno indispensabili esperimenti chimico-fisici, biologici e microbiologici, in grado di provarne efficacia e sicurezza
Dall’entrata in vigore della Direttiva europea sulle erbe medicinali per poter mettere in commercio prodotti vegetali saranno indispensabili esperimenti chimico-fisici, biologici e microbiologici, in grado di provarne efficacia e sicurezza.
Il 1 maggio 2011 è entrata in vigore la Direttiva 2004/24/CE del Parlamento Europeo riguardante le erbe medicinali e il loro utilizzo per la salute. Questa normativa, presentata ai cittadini, facenti parte della Comunità Europea, a prima vista appare come un servizio semplice da applicare, in realtà rappresenta l’abolizione del diritto inviolabile di autodeterminazione e della libertà di cura.
Cosa stabilisce la Direttiva Europea sulle erbe medicinali
La Direttiva Europea sulle erbe medicinali stabilisce, infatti, che le domande di autorizzazione per un medicinale tradizionale vegetale sul mercato devono essere accompagnate da un fascicolo contenente informazioni e documenti relativi in particolare ai risultati delle prove fisico-chimiche, biologiche o microbiologiche e da prove farmacologiche, tossicologiche e cliniche, effettuate sul prodotto e comprovanti la sua qualità, sicurezza ed efficacia.
In particolare, secondo la Direttiva 2004/24/CE 1, i prodotti vegetali classificati come "medicinali vegetali tradizionali" (Herbal Medicinal Drug) devono adeguarsi entro 7 anni a uno specifico iter di registrazione, per essere immessi sul mercato, che tuttavia, garantisce l’UE, sarà abbreviato e semplificato.
Conseguenze della Direttiva sulle erbe medicinali
Al primo colpo d’occhio, questa disposizione sembrerebbe tutelare la salute dei cittadini, che per curarsi preferiscono utilizzare prodotti naturali, tuttavia leggendo meglio si evince la vera natura della normativa, su cui aleggia l’ombra della lobby delle industrie farmaceutiche, dette Big Pharma.
Infatti questo significa che qualunque rimedio a base di erbe, che non sia presente sul mercato da almeno 30 anni, o che non sia stato regolarmente registrato, previa autorizzazione, deve essere tolto dal commercio, in favore dei farmaci con simili proprietà terapeutiche. Quindi ciò significa toglierle dal mercato erboristico per affidarle alla vendita esclusiva delle farmacie.
Un accurato esame dei suoi metodi dimostra che la realtà sarà una flagrante riduzione del diritto individuale di procurarsi e di utilizzare i trattamenti di propria scelta. Inoltre la tossicità delle erbe sarà dimostrata dalla pratica medica, favorendo un maggiore controllo da parte della corporazione dei medici e delle case farmaceutiche, a spese dell’utente finale.
La natura non può essere brevettata
Le piante non possono essere brevettate, perché nessuno ha il diritto di registrare sotto copyright ciò che già esiste in natura. Con questa direttiva, esse diventano improvvisamente “pericolose” e potenzialmente capaci di mettere a rischio la sicurezza del consumatore. Non tutti sanno che questa tattica è già stata usata in passato da farmacisti e dalle aziende farmaceutiche, che per salvaguardare i propri guadagni, hanno imposto il ritiro dal mercato di piante a loro avviso dannose.
In questi anni, infatti, il crescente interesse verso le medicine alternative ha spinto le persone a preferire rimedi naturali con stesse attività terapeutiche di farmaci di largo consumo, come antinfiammatori, antibiotici, antidepressivi e sedativi.
Il mondo vegetale è un laboratorio chimico unico, che partendo da elementi semplici sintetizza innumerevoli e complesse sostanze chimiche testate dall’uomo dall’inizio dei tempi. Il primo utilizzo medico delle piante e delle erbe risale a 10.000 anni fa. A nostro avviso è un tempo sufficientemente lungo per attestare la loro efficacia e non tossicità. Egiziani, Assiri, Babilonesi, Greci, Romani, i medici Medievali, fino all’invenzione della sintesi chimica dei farmaci, hanno elaborato testi che dimostravano l’uso e le virtù terapeutiche di erbe e piante officinali.
Molte legislazioni internazionali sono concordi nel ritenere i rimedi vegetali liberi da qualsiasi divieto d'uso perché considerate e consumate anche nell'arte culinaria (come ad esempio le spezie, la frutta e la verdura) per cui nessuno può vietare l'uso o brevettarli per un proprio interesse.
In più, oltre la nostra tradizione medica mediterranea, questa direttiva colpisce in teoria tutte le etnomedicine, come la medicina tradizionale cinese, l’ayurvedica l’andina e africana, costringendo a sostituirle con farmaci che incrementano i profitti delle grandi aziende farmaceutiche e le multinazionali sperano di ottenere il monopolio anche sulla natura.
Questa direttiva non può rispondere ai bisogni individuali dei cittadini e prepara il terreno a una realtà in cui il metodo per ottenere un'informazione corretta e utile viene distorto e condotto sul solco di un’unica voce, le cui “corde vocali” corrispondono alle leggi di mercato. Volendo fare un paragone in termini spirituali, sarebbe come se una sola religione si autoproclamasse fonte di verità.
Immagine | Helena Liu