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Khat (Catha edulis), cos'è?

Il Khat (Catha edulis) è una pianta originaria dell’Africa orientale e della Penisola Arabica, nota per i suoi effetti stimolanti dovuti alla presenza di catinone e catina. Tradizionalmente utilizzato in contesti sociali e religiosi, il khat induce uno stato di euforia e maggiore concentrazione, ma il consumo prolungato può portare a dipendenza psicologica e problemi cardiovascolari

di Redazione

khat

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©Foto di Evan Galib su Pexels

Cos'è il khat


Il Khat è una pianta originaria dell’Africa orientale e della Penisola Arabica, le cui foglie vengono masticate per i loro effetti stimolanti. Tradizionalmente, il khat viene consumato in contesti sociali e rituali, in particolare in paesi come Etiopia, Somalia e Yemen. L’uso è profondamente radicato nella cultura locale, ma negli ultimi anni è stato oggetto di restrizioni in molte nazioni occidentali a causa dei suoi effetti psicoattivi.

 

Principi attivi e meccanismo d'azione


Le foglie fresche di khat contengono due principali alcaloidi, la catinone e la catina, che hanno effetti stimolanti sul sistema nervoso centrale. Il catinone è chimicamente simile alle anfetamine e agisce aumentando il rilascio di dopamina e noradrenalina, determinando uno stato di euforia, maggiore energia e riduzione della fatica. Tuttavia, gli effetti diminuiscono rapidamente, spingendo a un consumo prolungato per mantenerne i benefici.

 

Effetti e rischi per la salute


A breve termine, il consumo di khat induce euforia, aumenta la concentrazione e sopprime l’appetito. Tuttavia, un uso cronico può portare a dipendenza psicologica e a effetti collaterali come tachicardia, ipertensione, insonnia e problemi digestivi. Diversi studi hanno inoltre evidenziato un possibile legame tra l’uso prolungato di khat e disturbi cardiovascolari.

 

Situazione legale


Il khat è considerato una sostanza controllata in gran parte dell’Europa e negli Stati Uniti, mentre il suo consumo è legale e socialmente accettato in molte regioni dell’Africa orientale e della Penisola Arabica. In Italia è classificato tra le sostanze stupefacenti, rendendone illegale la produzione, la vendita e il possesso.
 



Fonte: Ministero dell’Interno – Antidroga