La storia della naturopatia
Le tracce di un approccio naturopatico chiamano in causa nel tempo personaggi come Ippocrate, Paracelso, Ildegarda di bingen, Benedict Lust, Vincent Preissnitz e Sebastian Kneipp. Ripercorriamo alcuni momenti storici
L'antica naturopatia
Il termine “naturopatia” è di origine recente. Antico è invece il significato profondo del termine. La storia della naturopatia ha in qualche modo origine con la storia dell'uomo, nel momento in cui si raccoglie una foglia o una pianta per il suo effetto benefico. La medicina tradizionale cinese, uno dei corpus medici filosofici più antichi del mondo, può considerarsi naturopatica già 20.000 anni prima di Cristo. Un'altra grande cultura medica la troviamo in Egitto, circa 5000 anni prima di Cristo, grazie all'operato del grande medico Imhotep, sostenitore dell'importanza della colonna vertebrale nella salute dell'individuo. È proprio in Egitto che si forma il padre della medicina: Ippocrate.
Approccio naturopatico di Ippocrate
L'approccio naturopatico di Ippocrate è nelle sue convinzioni. La scuola di Cos ritiene che la malattia è in realta solo una e che non esistano cure specifiche per tutti i diversi sintomi che si manifestano nel soggetto. L'unico rimedio è lasciare che il corpo guarisca da solo, che l'organismo si liberi dalle tossine e si purifichi, se messo in condizione di farlo. Riassumendo, è l'approccio del “non nuocere” della scuola di Cos, opposto a quello allopatico della scuola di Cnide.
La filosofia medico-naturalista di Ippocrate trova terreno fertile nel bacino del Mediterraneo e nel Medio-Oriente allora conosciuto. Col passare del tempo, le teorie e le tecniche naturopatiche si arricchiscono di contributi sempre più validi, grazie anche all'operato di diversi personaggi tra cui Celso (14 a.C – 37 d.C.), Rhazes (864 – 930), Avicenna (980 – 1037), Paracelso (1493 – 1541) e Ambroise Pare (1510 – 1590).
La naturopatia in età moderna
La storia della naturopatia in età moderna brilla dell'operato di diverse figure. Herman Boerhaave (1668 - 1738), promotore dei bagni super-calorici, fu celebre in tutto il mondo. Sempre in Francia, Paul Joeseph Barthez (1734 – 1806) mette a punto la dottrina del Vitalismo, base filosofica della naturopatia. La facoltà di medicina di Montpellier, a bastione della naturopatia in Francia, accoglierà tali insegnamenti.
Francois Broussais (1772 – 1838) si oppone ai “diagnostici”, rispolverando il principio di uniformità dei trattamenti per tutti i sintomi, proprio come Ippocrate. Armand Trousseau (1801 – 1868) sperimenta, attraverso numerose esperienze, i meccanismi di autoguarigione, nozione molto discussa all'epoca di Pasteur.
Nonostante questi validi contributi, la nautoropatia perde gradualmente terreno in Francia, a causa dei chimici e delle teorie di Pasteur. La storia della naturopatia vuole però che proprio a Pasteur venga attribuita la seguente frase pronunciata nel suo letto di morte: "Il microbo non è niente, il terreno è tutto!".
I paesi anglosassoni, invece, resistettero all'invasione della chimica, conservando una forte corrente naturopatica. Qui i nomi sono di rilievo. Si possono citare: Sebastian Kneipp (1821 - 1897), Khume e Schrott per la Germania; Henry Lindlahr (1862 – 1924) e Harry Benjamin, per l'Inghilterra: Mac Fadden, Benedict Lust (1872 - 1945), Schultz, Graham, Trall, etc. per gli Stati Uniti.
Romanticismo e natura
La storia della naturopatia vuole che solo a partire dal Settecento, grazie all'abate Kneipp, si definiscano le precise connotazioni della naturopatia. Il romanticismo tedesco mette la Natura al centro, realtà organica e non più meccanica, dotata di una propria spiritualità. Le pratiche mediche del tempo non riuscivano a curare molte malattie, aggravando sempre più le condizioni dei soggetti. In questo scenario, la naturopatia acquisì grande importanza e considerazione, in contrapposizione alla medicina allopatica.
Dalla Germania e dall'Europa, la naturopatia arriva alle orecchie oltreoceano, tanto che a coniare la parola “naturopatia” è John Steel, un medico di New York. Siamo nel 1900. Steel idea un termine per indicare la “via” terapeutica indicata dalla natura, il sentiero naturale che porta al benessere. “Nature's Path” appunto.
La tradizione naturopatica ha conservato il predominio sulla medicina scientifica fino agli anni Trenta. L'avvento della chimica, delle teorie del Nobel Pasteur e dell'industria farmaceutica, portarono a una serie di leggi che consegnavano la salute dei cittadini solo alla medicina scientifica che diventava dunque “ufficiale”.
Come se ciò non bastasse, la naturopatia subì un consistente declino dopo la seconda guerra mondiale, quando gli antibiotici dimostrarono di essere molto più efficaci delle cure naturopatiche. Dopo la morte di Lust, nel 1945, si scatenarono diversi conflitti tra le varie scuole di medicina naturale e l’avvento della tecnologia all’interno della medicina tradizionale assestò un duro colpo ai seguaci della natura. L’integrazione di criteri scientifici nel metodo, negli anni Cinquanta, permise di riprendere terreno.
Naturopatia oggi
Oggi, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha modificato il concetto di “salute”, stabilendo che non è soltanto l'assenza di malattia, ma è uno stato di completo benessere fisico, psicofisico e sociale e ha consigliato – a integrazione della medicina "scientifica"- l'inserimento della naturopatia nei vari sistemi sanitari nazionali. La naturopatia moderna oggi è usata da centinaia di milioni di persone in Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Irlanda, Islanda, Norvegia, Svezia, Germania, Olanda, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Italia.
Immagine | Mailky-wing777