La terapia psicomotoria. Il disturbo come discrepanza tra corpo e mente
I movimenti del nostro corpo, oltre a rispecchiare la nostra personalità, rappresentano un valido strumento per lo sviluppo, la maturazione e l'espressione delle potenzialità dell’individuo a diversi livelli, tra cui quello motorio, affettivo, relazionale e cognitivo. La terapia psicomotoria interviene nella comprensione e nella correzione dei disturbi ricollegabili al rapporto tra mente e corpo.
Corpo e mente nella terapia psicomotoria
La terapia psicomotoria è un’attività interna alla branca della psicomotricità, una disciplina educativa, rieducativa e terapeutica basata sulla “relazione”. La terapia psicomotoria, rivolta maggiormente ai bambini, si basa sull’assunto secondo il quale l’attività motoria sia il riflesso di determinati processi psichici. Infatti, i movimenti del nostro corpo, oltre a rispecchiare la nostra personalità, rappresentano un valido strumento per lo sviluppo, la maturazione e l'espressione delle potenzialità dell’individuo a diversi livelli, tra cui quello motorio, affettivo, relazionale e cognitivo.
La terapia, e in generale l’educazione psicomotoria come disciplina, ha origine durante i primi anni del Novecento all’interno di centri di neuropsichiatria infantile come terapia di trattamento per i problemi mentali. Da questi ambienti, intorno agli anni Sessanta, la terapia psicomotoria, uscirà divenendo presto uno strumento di stimolo e di educazione per tutti i bambini, passando da uno scopo esclusivamente rieducativo a uno squisitamente educativo, finalizzato a stimolare e accompagnare il bambino durante la crescita.
Differenze tra terapia psicomotoria e psicomotricità
Quello che distingue la terapia psicomotoria e la psicomotricità da altre discipline sono gli obiettivi e le modalità tramite le quali vengono proposti i contenuti. Questo significa che la prestazione, la performance sportiva o artistica non è lo scopo. Il movimento è in realtà il mezzo per armonizzare lo sviluppo della personalità e non il fine. Lo psicomotricista considera il disturbo manifestato dal bambino quale discrepanza del rapporto tra mente e corpo, manifestata nell’atto motorio in chiave relazionale. È nella motricità dunque che è possibile sperimentare il collegamento, più o meno deciso, tra il modo di pensare e quello di agire.
Come funziona la terapia psicomotoria
La terapia psicomotoria, come disciplina, si avvale del contributo di diverse professioni del movimento, tra cui l’educazione fisica, la danzaterapia, la ritmica, l’arteterapia, il gioco e l’espressione corporea in generale. Tramite queste diverse attività, il terapeuta accoglie le difficoltà, le emozioni, le paure e i desideri del bambino, favorendone l’espressione e la comunicazione verso l’esterno. Così facendo, il piccolo soggetto non fa altro che scoprire il proprio corpo come un gioco, un’attività che gli permette di apprendere tutto sul mondo esterno, di comunicare e di entrare in relazione con gli altri individui attorno a sé. Durante una seduta di psicomotricità, l’intento è appunto quello di stimolare il soggetto a compiere delle azioni e, allo stesso tempo, a provare piacere nel far ciò che gli interessa maggiormente, favorendo un’espansione armonica della personalità.
L’essere umano viene considerato nella sua globalità, intesa come unione di struttura somatica, affettiva e cognitiva. Il gesto anticipa il linguaggio, integrandolo, e per questo viene sempre preferita una modalità tonico-emozionale di stare al mondo. La terapia psicomotoria è in grado quindi di originare una situazione di benessere, di fiducia e di sicurezza nei partecipanti, proponendo differenti attività motorie da “vivere insieme”.
A chi si rivolge la terapia psicomotoria
La terapia psicomotoria si rivolge ai bambini che manifestano ritardi dello sviluppo psicomotorio, disturbi del comportamento, della comunicazione e dell’apprendimento. I disturbi più gravi che la terapia psicomotoria tratta sono il ritardo mentale, i disturbi da deficit dell’attenzione o iperattività, l’autismo e vari disturbi della personalità (ansia, umore, condotta). Per questi, l’intervento sul bambino non si limita alla sola terapia psicomotoria, ma si avvale dell’aiuto di un’equipe multidisciplinare che, in alcuni casi, può seguire il piccolo soggetto nei diversi contesti della vita, come ad esempio la famiglia e la scuola. Mediamente, in terapia psicomotoria vanno i bambini dai primi mesi di vita fino a un massimo di 15 anni, solitamente per un periodo che va da un anno fino a tre anni di terapia.
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