Bone conditioning: rinforzare le ossa nelle arti marziali
Le ossa non sono una parte inerte del nostro corpo sulla quale non possiamo lavorare ma possono comunque essere migliorate, potenziate, modellate. Parliamo del bone conditioning nelle arti marziali.
Troppo spesso ammiriamo negli artisti marziali solo ciò che è visibile, ovvero i muscoli.
Una muscolatura prestante, esteticamente bella e sana ha bisogno di essere costruita con tempo e disciplina costante, e lo stesso dovrebbe essere fatto con le altre parti del corpo: rinforzare gli organi, le articolazioni, i tendini, i nervi e le ossa.
Lo scheletro è il sostegno del corpo e le ossa che lo compongono subiscono enormi stress durante la pratica marziale e i combattimenti, sia sportivi che in caso di autodifesa.
Proprio per questo motivo negli sport da combattimento esistono protezioni quali i guantoni, i guantini, le fasce per i polsi e le nocche, i paratibia, i paradenti, i caschetti, i corpetti.
Tuttavia, una delle pratiche più importanti per un artista marziale degno di questo nome è il bone conditioning, che in italiano suona come “migliorare la condizione delle ossa”.
Ogni arte marziale ha la sua versione di questa pratica e tutte si fondano sulla cosiddetta legge di Wolff.
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La legge di Wolff
Jilius Wolff fu un chirurgo e anatomista che durante il diciannovesimo secolo descrisse per primo un preciso meccanismo delle ossa: sottoposte a stress e microfratture controllate, le ossa crescono creando uno strato di osso particolarmente duro, resistente e meno sensibile al dolore, poiché, più lontano, dal midollo osseo e dai fasci nervosi.
Le arti marziali lavorano in questo senso, creando uno stress alle ossa che frutta questa capacità di crescita e di adattamento che rimodella letteralmente le ossa più implicate nel combattimento: tibie, peroni, omero, ulna, radio, più tutte le minuscole ossa che compongono mani e piedi.
In alcune arti marziali si tende a rinforzare anche le clavicole, le scapole, lo sterno, le costole e le ossa della testa.
Il bone conditioning nelle arti marziali
Una delle arti marziali che più si basa su questa pratica è il muay thai, la famosa boxe thailandese. I colpi di questa arte marziale, specialmente i calci, sono considerati tra i più potenti in tutto il panorama delle arti marziali.
Perché? Semplice, oltre ad allenare i muscoli, i tendini e la tecnica, i thai boxer lavorano più di molti altri artisti marziali nel boneconditioning e il motivo è facile da capire ed è basato sulla spontanea intelligenza del corpo. Se le ossa sono più resistenti e forti, istintivamente il corpo sa di poter esprimere più forza del normale, mentre se le ossa non lo sono, il corpo limiterà istintivamente se stesso in modo da non produrre una quantità di forza superiore a quella che le ossa possano reggere, e quindi rischiare fratture.
E’ risaputo che i pugili, quando si trovano a dover tirare pugni senza guantoni, in molti casi si rompono le nocche e le mani, perché con le mani protette da guantoni e fasce, si abituano ad esprimere una forza non gestibile senza protezioni.
Anche altre arti marziali allenano scientemente le ossa con il bone conditioning. Questa pratica è all’origine di tutti gli esercizi basati sul rompere mattoni o tavolette di legno, come troviamo in alcune forme di karate, ma anche nei kung fu, specilalmente nello shaolin, ci si allena a rompere bastoni, barre di ghisa, a tirare pugni su vari materiali che diventano gradualmente sempre più duri, a partire dalla sabbia per arrivare alla roccia, e anche le ossa del cranio vengono rinforzate colpendo sacchi e stazionando i verticale sulla testa.
Pratiche in sicurezza
Oggigiorno esistono dei sacchi da kickboxing di diversi gradi di durezza per poter rinforzare le nostre braccia e le nostre gambe gradualmente. Un altro esercizio pratico si può fare in coppie, con una persona che calcia (usando un paratibie leggero) e l’altra che para di tibia.
In questo modo l’urto non è totalmente ammortizzato, ma non è neanche uno shock eccessivo per le gambe.
Per rinforzare polsi e dita si possono fare flessioni sui pugni, sul taglio delle mani, sulle dita, in modo da renderle più forti e resistenti alle fratture. Ciò che è importante è praticare il bone conditioning in modo sicuro: usando protezioni leggere e dando sempre tempo al corpo di recuperare prima di ricominciare.
La mancanza di recupero crea un eccessivo carico di stress e microfratture che possono improvvisamente convergere in una frattura al primo serio urto. Consumare alimenti ricchi di minerali aiuta il processo. Ideale? Mangiare ortica, anche in polvere.
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