La guardia nelle arti marziali: 4 esempi
La guardia e’ la prima base da imparare quando si inizia un percorso marziale, prima ancora del concetto di distanza e di tempismo. Ogni arte marziale ha una sua specifica guardia, qui ne studieremo quattro valutandone pro e contro.
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La prima cosa da fare nell’imparare un’arte marziale è imparare a proteggersi.
La difesa viene prima dell’attacco e anzi, tramite una corretta guardia, non verrà meno neanche durante l’attacco. La guardia è dunque elemento essenziale e, a seconda di arte, stile e scuola, vediamo che ne esistono diversi tipi, ognugno con caratteristiche peculiari che le rendono inconfondibili.
Alcune caratteristiche dipendono dalle regole, per fare un esempio, nel pugilato, dove non sono permessi calci, la parte inferiore del corpo si dedica totalmente al movimento e non alla protezione.
Ad ogni modo, generalmente i punti da difendere sono sempre gli stessi per tutte le arti: testa, plesso solare, fegato e reni, baricentro, genitali, schiena.
Andiamo a vedere come si comportano un pugile, un lottatore, un praticante di kung fu (ma non solo) e altri lottatori che prediligono la guardia laterale.
Le protezioni nell'allenamento delle arti marziali
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La guardia del pugile è facilmente distinguibile. Le regole di questo sport impongono di non colpire al di sotto della cintura, ciò comporta che la guardia del pugile si focalizza nel proteggere testa e fianchi, anche grazie all’aiuto dei guantoni, capaci di coprire una grande superficie.
Vediamo che il pugile di pone a 45 gradi, con una gamba avanzata ed una posteriore perennemente piegate per imprimere movimento e rotazione.
I gomiti sono chiusi sui fianchi, a protezione, e le mani, quando non colpiscono, sono sempre a protezione della testa, che, inclinata in avanti, espone solo la fronte, la parte più dura, nascondendo il mento e la mascella, le parti più sensibili.
Piegare il collo permette inoltre di assorbire gli urti e scaricarli a terra invece di subirli sulla colonna vertebrale. È una buona guardia, ma le mani costantemente al volto sono troppo lontane dalla parte bassa del corpo e non potrebbero impedire nessun tentativo di atterramento o di presa alle gambe.
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Il lottatore si trova all’estremo opposto del pugile: non deve proteggersi dai colpi ma dai tentativi di presa e proiezione, pertanto la parte protetta non è la testa ma il baricentro.
Se un lottatore perde il baricentro, può star certo di venir scaraventato violentemente a terra.
In questo caso il corpo è piegato in avanti, le gambe e l’addome sono lontani dall’avversario e le mani non proteggono necessariamente la testa ma deviano gli attacchi avversari e cercano una presa. I pro sono esplosività e sicurezza durante le fasi a stretto contatto, ma i contro sono evidenti: non c’è nessuna forma di protezione da pugni, calci, gomitate e ginocchiate, e l’esposizione della testa, senza un’adeguata protezione, rende pericolosissime le medie distanze.
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In molti tipi di kung fu, ispirati alla natura, specialmente gli animali, la parte più importante del corpo è la linea centrale, e l’energia è prodotta all’interno tramite linee rette o spiraliformi o circolari, e non, come nella maggior parte delle arti marziali, da movimenti rotatori.
Qui si tende a proteggere la famosa linea centrale mettendo di fronte ad essa entrambi gli arti, chiudendo i gomiti all’interno, con una mano all’altezza del cuore e l’altra in avanscoperta per deflettere attacchi e insinuarsi nella guardia avversaria.
La testa non è direttamente protetta perché, a differenza del pugilato, essa è tenuto il più lontano possibile dalla baruffa. Il peso del corpo è quasi totalmente sulla gamba posteriore, in modo da poter alzare e muovere facilemente e rapidamente la gamba anteriore, le calciare e per prevenire calci al ginocchio: se infatti ci fosse del peso, l’articolazione sarebbe facilmente fratturabile o dislocabile. Contro? Debolezza nei colpi, prevedibilità.
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In molte arti marziali che prevedono un tipo di combattimento più completo, comprensivo di pugni, calci e prese, la guardia spesso è laterale, offrendo all’avversario una superficie minima di attacco.
Nei contro di questa guardia troviamo l’esposizione della schiena ai calci, e la vicinanza di un solo arto superiore all’avversario, elemento che comporta l’impossibilità di utilizzare simultaneamente entrambi le mani, cosa fondamentale per prese e per la fase di clinch.
La guardia laterale permette però di generare calci potenti e veloci, di usare le lunghe distanze e quindi evitare la baruffa, cosa intelligente se il nostro avversario è grande e forte. Permette grande mobilità e imprevedibilità.