Meditazione recettiva e riflessiva a confronto
La meditazione è primariamente una pratica, ma racchiude in sé anche degli aspetti teorici. Scoprirli vi aiuterà a dare maggiore significato alla vostra dhyana (meditazione) e a comprendere ancora meglio i meccanismi del pensiero. Vediamo le differenze tra meditazione ricettiva e meditazione riflessiva
Molto spesso tanti potenziali allievi di yoga sono intimoriti dal fatto che, durante la lezione, possano esserci dei momenti di meditazione o, comunque, di interiorizzazione; una certa diffidenza circonda infatti queste pratiche e tantissime persone fuggono di fronte alla possibilità di confrontarsi con quel meraviglioso laboratorio che è la mente.
Essa è infatti considerata un mezzo indomabile, un cavallo impazzito che è impossibile imbrigliare. Una risorsa preziosa, ma imprevedibile; una presenza inevitabile, ma talvolta estremamente molesta.
Uno dei motivi alla base di queste considerazioni può risiedere nella mancanza di un’adeguata preparazione teorica circa la meditazione che sottenda la comprensione di quello che si sta facendo e del fine per cui lo si sta facendo.
Infatti, al di là delle tipologia che si predilige, è possibile andare a indagare i concetti primigenii che esulano le tradizioni religiose o mistiche di riferimento (buddista, taoista, zen, etc) ma riguardano la pratica tout court.
Comprenderli ci permetterà approfondire la meditazione da un punto di vista profondo e ci aiuterà a considerarla come un'amica davvero speciale.
Partiamo quindi dal vedere cosa si intende per meditazione recettiva e per meditazione riflessiva.
Due tipi di meditazione a confronto: recettiva e riflessiva
Una prima lezione di questo ipotetico corso introduttivo di meditazione l'abbiamo fatta quando abbiamo parlato delle differenze tra meditazione concentrativa e meditazione analitica.
Anche in questo articolo non esaminiamo questa o quella tradizione, ma semplicemente analizziamo le tipologie possibili di osservazione interiore da un punto di vista, oseremmo dire, tecnico.
Oggi proseguiremo questo percorso analizzando altre due categorie concettuali relative alla meditazione: meditazione recettiva e riflessiva.
Meditazione recettiva
Con questo termine si intende quel tipo di meditazione che aspira all’annullamento dei pensieri in un modo analogo al pensiero yogico.
I famosi “Yoga sutra” di Patanjali (testo di riferimento e classico dell’apprendimento della filosofia yoga) recitano in merito allo yoga: “È la cessazione delle fluttuazioni della mente”.
In altre parole, la meditazione recettiva mira a staccarsi dall’incessante e caotico lavorio mentale per raggiungere uno stato di consapevolezza al di là della mera identificazione con i propri pensieri.
Meditazione riflessiva
Diversamente dalla precedente, essa è caratterizzata dalla presenza di un oggetto reale o simbolico che diventa soggetto della meditazione.
Questo tipo di “pensare” non è un’attività casuale e scoordinata, bensì diviene una pratica meditativa a tutti gli effetti perché esiste un tema o un “pensiero seme” che viene osservato e scomposto rigorosamente in ogni suo aspetto al fine di raggiungerne la piena e profonda comprensione.
Nella pratica quotidiana, in genere, i due tipi di meditazione possono alternarsi proficuamente: la mente, strumento potente, ma facilmente volubile, andrebbe infatti costantemente sollecitata - soprattutto agli inizi - con esercizi meditativi sempre stimolanti che facciano fuggire la noia e l’assopimento mentale.
Tipologie differenti di meditazione per silenziare il "rumore" interiore
La meditazione è una pratica preziosissima per scoprire e scandagliare quel meraviglioso strumento che è la mente umana. La vita quotidiana, purtroppo, ci trascina costantemente fuori di noi, ci condanna alla superficialità e al continuo “rumore” interiore.
Sapersi ritagliare degli spazi di silenzio e imparare quali tecniche meditative sono più adatte al nostro carattere e temperamento, aiuterà sicuramente ad amare questa pratica e a renderla parte integrante della vita quotidiana.
Come vivere il silenzio senza disagio