In India cresce la paura per la censura sul digitale
Per timore di voci fuori dal coro, gli apparati governativi indiani stanno implementando strumenti "democratici" di censura che preoccupano tutti gli osservatori internazionali.
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Una censura digitale in India
Aria di censura in India, la più grande (per dimensioni e numeri) democrazia del mondo. E’ notizia ufficiale che il Governo Indiano, attraverso il Ministero dell’informazione e delle telecomunicazioni, imporrà rigide regolamentazioni su tutti gli organi di informazione, social media e piattaforme streaming video come per esempio Netflix.
Tale regime, già applicato dal suddetto Ministero alla stampa, alla televisione, al cinema e al teatro, potrà ora estendere la propria giurisdizione ad altre forme virtuali di intrattenimento e di informazione.
L'iniziativa del BJP, il Partito conservatore indiano
L’iniziativa nasce dal BJP, il partito nazionalista al governo in India dal 2014, in modo da tenere sotto controllo tutte le fonti di informazione ed intrattenimento “non ortodosse”, tutte le voci scomode, trasgressive, meno tradizionali e tradizionaliste.
Il BJP (traducibile letteralmente con “Partito del Popolo Indiano”), ha una natura di destra neoliberare e fortemente conservatrice, basata sulla cosiddetta Hindutva, una forma di nazionalismo legato alla tradizione indu’ che sfavorisce socialmente gli individui appartenenti ad altre tradizioni o con origini non indiane.
Questa sovrapposizione forzata tra l’essere indiani ed essere indù, definita da Prahbat Patnaik “il fascismo del nostro tempo”, sta facendo inevitabilmente perdere posizione nella classifica delle democrazie più virtuose.
Libertà di espressione a rischio
Secondo i rapporti di Freedom House, una organizzazione americana non governativa e no-profit che funge da osservatorio per il livello di democrazia nei vari stati del mondo, la libertà di espressione virtuale in India e’ drasticamente calata negli ultimi tre anni .
Viene osservato che sia le voci che hanno contestato le misure prese dal governo contro la pandemia COVID-19, che quelle critiche verso il CAA (una misura che facilità il processo di cittadinanza per i non musulmani), sono state ostracizzate.
In alcuni casi, come quello del Dr. Pankaj Gupta del Nagaland . La polizia dichiaro’ sul momento che “la liberta’ di espressione in una democrazia, deve avere delle ragionevoli restrizioni legali”.
Netflix, Amazon e YouTube
Da adesso quindi, anche piattaforme come Netflix, Amazon e YouTube devono sottostare al controllo dei Ministeri, il suddetto Ministero dell’informazione e delle telecomunicazioni ed il Ministaro della Tecnologia.
Molti attivisti per i diritti umani già da tempo denunciano la situazione e promettono di monitorare come questi apparati governativi utilizzarenno tale potere di controllo, pronti a denunciare un eventuale abuso.
Le piattaforme di streaming online per ora non commentano, Il forte investimento nell’intrattenimento Made in India studiato ad hoc per quel mercato, potrebbe essere messo a rischio.