Perché scrivere un diario di viaggio?
La scrittura di un diario ha storicamente accompagnato una gran quantità di viaggiatori perché risponde a necessità ed inquietudini comuni a chi si allontana da luoghi familiari per avventurarsi verso l’ignoto. In questo articolo vi consigliamo di partire accompagnati da un diario di viaggio e vi diciamo perché.
L’idea del viaggiatore con penna e taccuino, ed il corrispettivo contemporaneo del blogger backpacker, è radicata nel nostro immaginario collettivo. Perché molti viaggiatori amano tenere un diario?
Il diario di viaggio è uno strumento in grado di aumentare la qualità e la profondità della nostra esperienza di viaggio e, per coloro che amano scrivere e viaggiare, la scrittura di viaggio può diventare una professione.
A tal proposito, la Lonely Planet ha pubblicato in inglese una guida sulla scrittura di viaggio intitolata “Lonely Planet Guide to Travel writing. Expert advice from the world’s leading travel publisher” (3ᵃ edizione).
Nella sua introduzione, l’autore afferma che “a prescindere da quali siano i tuoi obiettivi come viaggiatore e scrittore, le ricompense di viaggiare scrivendo –e di approcciarsi al viaggio con la mentalità dello scrittore di viaggio– sono numerose. Innanzitutto, diventi un miglior viaggiatore”.
Il viaggio e la letteratura
Tra lo scrivere ed il viaggiare esiste storicamente un nesso profondo che si riflette nella letteratura di viaggio, genere letterario che agglutina una quantità infinita di testi scritti in ogni epoca e ad ogni latitudine.
Il Milione di Marco Polo (fine ‘200), Il viaggio in Italia di Goethe (1817), Cuore di tenebra di Joseph Conrad (1889), In Patagonia di Bruce Chatwin (1977), Segreto Tibet di Fosco Maraini (1955), Latinoamericana di Ernesto 'Che' Guevara (1992), sono solo alcuni tra i più noti diari di viaggio che formano parte del patrimonio letterario internazionale ed offrono preziose finestre sul mondo.
Anche gli antropologi, parallelamente alla stesura delle note di campo indispensabili per la ricerca, tengono spesso un diario personale. Esempio tra tutti, i Diari di Malinowski - pubblicati postumi nel 1967 - nei quali l’antropologo da sfogo alle difficoltà del lavoro nelle Isole Trobriand (Nuova Guinea) e dell’incontro con l’alterità culturale.
Che senso dare alla scrittura di viaggio
La stesura di un diario di viaggio può sembrare un’azione che toglie tempo ad attività più importanti, come approntare la meta del giorno successivo, socializzare, riposare. Se avete quest’opinione ma vi piacerebbe sperimentare la scrittura di un diario di viaggio, provate a cambiare prospettiva sul senso attribuito allo scrivere viaggiando.
Non si deve scrivere nel tentativo di documentare ogni dettaglio del viaggio con l’idea che la descrizione minuziosa possa restituire ai lettori o alla nostra memoria il ricordo delle esperienze vissute. Il diario non serve a descrivere in modo distaccato luoghi e paesaggi, quanto piuttosto è un mezzo per esprimere ciò che il viaggio genera in noi: pensieri, riflessioni, sentimenti ed emozioni.
Scrivere in viaggio non dovrebbe neanche risultare nella enumerazione di ogni avvenimento della giornata, diventerebbe infatti un atto meccanico e lo stile narrativo tenderebbe ad assumere toni noiosi. Se durante la vita quotidiana non registriamo a che ora ci svegliamo e prendiamo l’autobus, perché farlo in viaggio?
Inoltre non tutti i momenti del viaggio sono degni di nota, al contrario. Una parte integrante dell’esperienza è costituita da lunghe ore di attesa per via di contrattempi, ritardi e maltempo, oppure da giornate di stasi dovute ad esigenze di vario tipo che ci impongono di trascorrere parte del viaggio nella monotonia di un albergo qualunque. Se questi momenti poco interessanti non stimolano in voi particolari emozioni e riflessioni, non sentitevi in dovere di inserirli nel vostro diario.
Il diario di viaggio non dovrebbe neanche essere concepito come un registro dei prezzi e delle spese affrontate. Tenere un controllo del vostro budget è utile, ma non riducete a questo la memoria scritta del vostro viaggio.
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Alcune buone ragioni per scrivere in viaggio
Liberati dal peso della concezione del diario come un “dovere del buon viaggiatore”, potete iniziare ad apprezzare il valore, per certi versi terapeutico, della scrittura di viaggio.
Il diario di viaggio deve, in primis, beneficiare voi stessi nel momento presente ed aiutarvi ad affrontare nel migliore dei modi i dubbi e le difficoltà che sorgono nel corso di ogni viaggio. Soprattutto per chi viaggia in solitaria, capita di trascorrere diversi giorni senza poter comunicare nella propria lingua e spesso neanche in inglese.
In questo caso scrivere un diario può sopperire all’impossibilità di esprimersi pienamente ed esternare le proprie emozioni alle persone incontrate durante il percorso.
Durante il viaggio, inoltre, può accadere di essere testimoni di avvenimenti perturbanti per l’osservatore, che hanno bisogno di essere assimilati e compresi attraverso la scrittura.
Una volta rientrati a casa, probabilmente non tornerete quasi mai a rileggere il vostro diario, mentre parenti e amici presi dalle loro rispettive vite, preferiranno ascoltare di persona i vostri racconti di viaggio piuttosto che leggere il blog.
Ma non è ciò che conta. I ricordi più importanti resteranno sempre con voi, con o senza diario. Ciò che può cambiare, invece, è la qualità del viaggio se vi concederete il regalo di fermarvi ad ascoltare che domande, intuizioni e risposte nascono in voi mentre viaggiate.
Per approfondire:
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