A Milano stop al fumo nei parchi e alle fermate dei mezzi pubblici
Dal 19 gennaio 2021 a Milano scatta il divieto di fumo anche in alcuni luoghi all'aperto. Una scelta che tutela la qualità dell'aria e la salute delle persone.
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Vietato fumare a Milano, anche all’aperto
Il giorno X è martedì 19 gennaio. Da quella data, che ha subìto un leggero rinvio per motivi burocratici, a Milano scatta il divieto di fumo in alcuni luoghi all’aperto: parchi e giardini (comprese le aree cani), fermate dei mezzi pubblici, cimiteri, stadi e centri sportivi.
I più incalliti saranno autorizzati ad accendersi una sigaretta soltanto se non ci sarà nessun’altra persona nel raggio di dieci metri. In attesa dello stop totale al fumo in qualsiasi area all’aperto, che scatterà il 1° gennaio 2025.
Il divieto è incluso nel Regolamento per la qualità dell’aria approvato dal Consiglio comunale il 19 novembre. Sarà valido in automatico, senza bisogno di apporre cartelli. Per accompagnare i cittadini verso questa novità, è comunque prevista un’ampia campagna di comunicazione.
Questa decisione è orientata a due grandi obiettivi: tutelare la popolazione dai danni del fumo passivo, con un occhio di riguardo per i bambini, e abbassare i livelli di polveri sottili nell’aria. In questa fase di pandemia da coronavirus, per giunta, elimina anche quella che finora è stata una giustificazione per abbassarsi la mascherina.
Il nuovo Regolamento per la qualità dell’aria
Questa è una delle decisioni che hanno fatto più scalpore, ma sfogliando il nuovo Regolamento per la qualità dell’aria se ne trovano molte altre, indirizzate a privati cittadini e attività commerciali:
> è vietato installare nuovi impianti di riscaldamento a gasolio e biomassa; dal 1° ottobre 2022 non si potranno nemmeno più mettere in funzione quelli esistenti, fatta eccezione per i casi (dimostrati) in cui è tecnicamente impossibile rinnovare l’impianto;
> a marzo prenderà il via un censimento della qualità ambientale dei forni a legna delle pizzerie che, dal 1° ottobre del 2022, dovranno essere di classe A1;
> dal 1° gennaio 2022 i negozi dovranno tenere le porte chiuse, fatta eccezione per quelli che fanno uso delle cosiddette “lame d’aria”;
> banditi fuochi d’artificio e barbecue tra il 1° ottobre e il 31 marzo;
> addio anche ai generatori di corrente con motore a combustione interna per i banchi dei mercati che non vendono generi alimentari;
> sono previste nuove regole anche per contenere le polveri sollevate dai mezzi all’interno dei cantieri;
> procede la tabella di marcia dell’Area B per togliere dalla circolazione le auto più inquinanti.
La qualità dell’aria a Milano
Questi piccoli sacrifici si rendono indispensabili, considerato lo stato della qualità dell’aria a Milano.
L’edizione speciale del report Mal’aria, pubblicata da Legambiente a fine settembre 2020, passa in rassegna le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) in 97 città italiane nel quinquennio 2014-2018. Mettendolo poi a confronto con i limiti suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Il risultato? Brillano Sassari (con un voto di 9, su una scala da 0 a 10) e Macerata (voto 8), ma complessivamente soltanto uno striminzito 15% dei centri urbani riesce ad aggiudicarsi la sufficienza.
Milano è fanalino di coda insieme a Torino, Como, Palermo e Roma, con uno sconfortante 0 su 10. Il che significa che nei cinque anni considerati non ha mai rispettato i parametri previsti dall’Oms per la tutela della salute.
Se solo le emissioni di tutti i veicoli diesel circolanti nel capoluogo lombardo si mantenessero entro i limiti di legge, continua Legambiente, l’inquinamento da NO2 (biossido di azoto) rientrerebbe nei limiti europei. Ma così non è. E l’esposizione continua a questo veleno, da sola, ha contribuito a 568 decessi prematuri in più.