I momenti "no" dello Yoga
Ci sono momenti durante un percorso di Yoga o meditazione o di qualsiasi altra disciplina che imponga un minimo di attenzione e consapevolezza in cui la tentazione di gettare la spungna, di lasciar perdere è davvero forte. Perché ci sembra di sprecare tempo ed energie inutilmente. In realtà, ciò accade proprio quando siamo a un passo dal salire un gradino in più. Vediamo come
Capita a tutti. Quando si decide di intraprendere la pratica dello Yoga a trecentosessanta gradi, di approfondirne anche gli aspetti più interiori e non soltanto di eseguire meccanicamente una postura, seguendo pedissequamente le istruzioni di un insegnante.
Succede quando decidiamo di crescere interiormente, ossia di conoscerci davvero, di divenire testimoni silenti del nostro percorso, del nostro viaggio che è la vita. Succede quando ci impegnamo a fondo sulla via della consapevolezza. Quando cominciamo a intravvedere qualcosa oltre il velo, oltre la mente illusoria. Quando scopriamo ce "io non sono il mio io sociale".
Ecco, in quei momenti accade ciò che un profano definirebbe "l'imprevedibile" ma che chiunque pratichi anche solo un po' più nel profondo sa bene che è assolutamente e immancabilmente "prevedibile", anzi "auspicabile".
Tutto ciò che fino a un attimo prima sembrava migliorare, ciò che ci appariva come più chiaro, i dubbi che sembravano diventare meno nodosi, meno contorti, le paure che apparivano più sbiadite, leggere. Tutto questo si ripresenta come un'onda di ritorno, una valanga improvvisa e violenta, un vero e proprio "agguato" lungo il cammino.
La mente subisce quella che può apparire come una sorta di involuzione e torna prepotentemete a reagire come... "prima". Così tutti gli sforzi ci appaiono inutili, tutta la buona volontà, l'energia, l'intenzione, la passione svaniscono come neve al sole e il desiderio di mollare tutto, di lasciar perdere "tanto non serve a niente" si fa sempre più strada in noi.
Ecco. Questo è proprio il momento di non cedere, di insistere. In realtà, infatti, si tratta di resistenza. La mente vorrebbere perseguire, come sempre, la via di minor resistenza, mentre in momenti come questo la resistenza è decisamente impegnativa, oltre che doppia.
C'è in gioco la resistenza utile a noi per proseguire nella pratica e quella della mente che ci mette di fronte alla nostra reale volontà di proseguire lungo il cammino di consapevolezza. È come se ci chiedesse "vuoi davvero andare avanti su questa strada?", "ne sei proprio convinto?", "non ti rendi conto di quanta energia occorre?", "ce la fai?".
Questo è, molto a grandi linee, quello che accade a qualunque praticante, a qualsiasi stadio evolutivo, in qualunque situazione. In realtà non accade solo a chi pratica Yoga, ma qualsiasi disciplina o tecnica utile ad aumentare il livello di auto-consapevolezza e affini.
Spesso capita di essere tentati di mollare, di non avere più fiducia in ciò che pensavamo fosse un bene per noi. Scegliere la via di minor resistenza ci aiuterebbe forse a sentire meno il peso delle continue lotte intestine tra mente e cuore.
In fondo, vuoi mettere un bell'aperitivo di quelli in cui si parla del nulla con una pratica di Yoga o meditazione che ne esci sfondato? Già, la tentazione è forte, fortissima.
In primo luogo chi dice che non si possano fare entrambi e, secondo poi, il trucco sta nel non cadere nella trappola, nel riconoscere ciò che accade come un passaggio obbligato, come una verifica che noi stessi ci imponiamo per comprendere se ciò che stiamo facendo è davvero in sintonia con il nostro io più interiore e profondo. Che poi è quello che ci fa godere di più anche l'aperitivo grullo!