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Lipton, la religione, la scienza e i creativi culturali

"Non possiamo risolvere problemi con la stessa forma mentis che avevamo quando li abbiamo creati". La frase è una di quelle illuminate del grande Einstein. Una piccola riflessione sul pianeta, la civilizzazione, l'evoluzione e i creativi culturali

Lipton, la religione, la scienza e i creativi culturali

L'idea di partenza è che ogni cosa abbia un suo inizio, un picco e una fine. Anche la civlizzazione fa - ha fatto - questo corso. Naturale e imprerogabile. Ci si prepara a una nuova era di spiritualità post materialista, dove il terreno fertile è tutto dei creativi culturali.

Lo spiega Bruce Lipton, biologo di fama mondiale, uomo panciuto e geniale, abilissimo nella divulgazione. Cerchiamo di capire meglio cosa significa, proprio ora che si parla di catastrofi o di fini del mondo. Almeno fini del mondo così come lo conosciamo.

 

Lipton e la fine di un'era

Bruce Lipton è un biologo, è stato professore associato di anatomia presso l'Università del Winconsin e in altre strutture accademiche americane, incluse scuole di chiropratica. Ha all'attivo diverse pubblicazioni scientifiche e ha ottenuto diversi premi per i suoi libri (nel 2006 Best Science Book – The Biology of Belief (USA Book News e nel 2009 The Goi Peace Award (Goi Peace Foundation, Tokyo, Japan). Ha condotto studi approfonditi sui muscoli, sull'ipnosi, sull'invecchiamento e l'evoluzione. Se vi capita, cercate in giro per la rete uno dei suoi video o andate direttamente alla Bruce Lipton Membership Library

Quello che spiega nel suo Spontaneous Evolution: Our Positive Future [And A Way To Get There From Here, (2009), scritto con Steve Bhaerman, Hay House Carlsbad, CA, è semplice ed efficace. 

Se pensiamo alla storia del mondo occidentale (dovremmo soffermarci su questa qualifica, capire bene cosa intendiamo con occidentale, ma non lo faremo in questa sede), troviamo l'animismo, il politeismo, il monoteismo e... e poi arriva Charles Darwin, con la sua teoria sull'evoluzione (in mezzo a questo cambiamento c'è Isaac Newton con tutta la sua comprensione del moto dei pianeti e le equazioni per capirlo; c'è Cartesio e il presunto dualismo). Secondo Lipton, questo grande scienziato ha inaugurato un periodo governato dal materialismo scientifico. In sintesi, quello in cui viviamo ora.

La civilizzazione, secondo Lipton, non è diversa da una creatura vivente.

Nasce, cresce. Muore. In altre parole, dalle teorie dello sviluppo, abbiamo creato modelli per lo sviluppo, sfide reali cui segue necessariamente il declino.

Possiamo fingere che sia ancora il 1999 o fare una scelta e cambiare. 

 

La minoranza creativa verso il cambiamento

Cambiare come una necessità creata dalla crisi. Chi abiterà il successivo livello e permetterà il progresso in questo senso? Creativi culturali, così li chiama Bruce Lipton. Qualcosa che ci ricorda molto i creativi culturali di Enrico Cheli (non che siano di sua proprietà, ma è stato lui il rpimo a parlarcene in una bella intervista). 

Ora, come fa Lipton con il suo uditorio, dirò che, se state leggendo questo articolo rientrate per definizione in questo gruppo. (Di solito nei suoi convegni, a questa affermazione segue un appaluso fragoroso. Applaudite, se volete, a voi stessi, ovvio, non a me).

Non sappiamo dove il sistema stia andando, non vediamo più chiaramente nemmeno la sua forma. E soprattutto, da bravi creativi culturali, le risposte alle domande del vecchio paradigma di espansione non ci soddisfano più. Queste domande erano:

  1. Come siamo arrivati qui?
  2. Perché siamo qui?
  3. Come possiamo fare del nostro meglio ora che siamo qui?

Il nostro comportamento si è modellato finora sulle risposte a queste domande.

Chi ha fornito le risposte ha preso potere.

Siamo andati da queste fonte di potere ad abbeverarci di presunte risposte. E' stato come andare a fare la spesa per comprare sistemi di fede e dare potere a chi le dispensava.

Il monoteismo, per esempio, alla prima domanda (Come siamo arrivati qui?) ha dato una risposta precisa: siamo qui per intervento divino (e qui Lipton fa una bellissima scenetta del contatto divino nella Cappella Sistina e la vita che si infonde grazie a Dio). La risposta alla seconda domanda si lega all'osservazione di leggi morali, perché il bene (o il male) che si possono mettere in atto in questa esistenza sono di fatto spostati a un giudizio legato alla fase successiva alla vita e questo conferisce motivazione alla stessa. Il piano fisico si sposta su un piano spirituale che la chiesa media. Per capire come agire secondo un presunto Bene, si deve cercare nelle Sacre Scritture. Ecco chiariti tutti e tre i punti. 

Nello stadio del materialismo scientifico, la scienza diventa fonte di risposte. Siamo qui in virtù di mutazioni a livello genetico, prima risposta. La causa è random, accidentale, seconda risposta. Come possiamo vivere al meglio? Struggling. Lottando, facendo del nostro meglio, come fossimo di fatto sottoposti a leggi della giungla. Ecco chiariti tutti e tre i punti.

Quando le risposte cambiano la civilizzaziona cambia e approda a nuove forme di comportamenti. Ora, la terra stessa ce lo sta chiedendo, di cambiare rotta. "Cambiate approccio o non sarete più qui a breve." spiega Lipton, imitando una potenziale voce della terra. Questo cambiamento avviene attraverso un superamento del materialismo privo di spiritualità.

Potere = possesso materiale. Occorre superare questa equazione, non solo in nome di un presunto "benessere del pianeta" (siamo noi che dipendiamo da lui, eh, tanto per ricordarlo).

Poi, è necessario riprenderci uno scopo (quello scopo che il materialismo aveva lasciato al caso). Non tenere l'esistenza come un qualcosa di casuale e accidentale, ma tenerla in considerazione. Come? Entrare nel processo di identificazione con la natura.

Le due cose sono estremamente legate. Per semio, in nome dell'espanzione materialistica sono stati ammazzati i nativi americani. Ma ce ne sono ancora alcuni che possono spiegarci come vivere nel pianeta senza per forza doverlo distruggere. La tecnologia non è il problema, la televisione non è il problema; il punto sta nell'uso.

Tutto ha delle conseguenze, la connessione è intima tra le cellule e tra noi umani. Inizieremo così. Cooperare significa provare a fare del proprio meglio insieme. (non parlo di comunità forzatamente addensate per mascherare debolezza o messe su da chi spilla soldi e basta). Inizieremo da altro.

Per andare dove? 

 

Le risposte dell'olismo 

Torniamo a quelle tre domande. Vediamo che risposte potremmo avere da questa nuova fase olistica. E cerchiamo di capire se queste risposte vengono da chi accumula potere. Perché, vedete, queste risposte le fornisce lo stesso Lipton e viene da pensare che il trucchetto sotto sia: io vi dirò il vero, ora io sono dispensatore di verità. Ma osservate bene le risposte, le metto qui proprio in fila. Osservate bene. Sono risposte che liberano, non creano ulteriori paradigmi. Eccovele tutte, godetene pienamente: 

Com'è che ci siamo ritrovati qui? Siamo qui per il volere uniificato di Madre Terra e Padre Cielo (o per unione di energia femminile e maschile, se preferite) cui si sommano mutazioni dovute all'adattamento genetico. 

Ultima domanda: perché siamo qui? Per "prenderci cura del giardino" (e in questa frase mettete tutte le metafore che vi risuonano dentro) e per espandere la nostra consapevolezza. Come fare del nostro meglio? Vivere in armonia bilanciata tra stato naturale e avanzamento tecnologico. Buon lavoro.

 

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