Significato segreto di Karma e Dharma
Karma o “azione” e Dharma o “legge” sono due concetti interconnessi e una loro interpretazione quanto piu’ profonda e’ essenziale per trovare pace e soddisfazione nella propria vita, in una vita attiva e non ritirata dall’azione per paura di produrre conseguenze.
Sono due dei concetti più ricorrenti nei testi indu, nel gergo dei praticanti di yoga e nei libri di tendenza new age. Eppure spesso sono associati a significati riadattati alle filosofie occidentali o a tradizioni meno profonde di quella di origine, per permetterne un più facile assorbimento.
Ma cosa sono in realtà karma e dharma, due pilastri delle religioni orientali, non solo dell’induismo, tanto che anche buddhismo, jainismo e sichismo sono chiamate religioni dharmiche.
Cos'é il karma
I due concetti sono strettamente legati tra di loro e hanno numerosi significati e livelli di interpretazione, perciò più che soffermarsi a dibattere su quale sia l’interpretazione esatta e quali siano quelle non corrette, dovremmo cercare, tra tutte qulle corrette, di assilimare l’interpretazione più profonda.
Il karma ci viene spesso presentato come la versione orientale della legge del contrappasso, basata su un concetto etico-morale di giusto e di sbagliato che si rincorre drante il ciclo delle reincarnazioni. Karma letteralmente significa “azione”, senza accezioni negative o punitive.
Ci hanno spesso detto che delle cattive azioni producono conseguenze cattive e delle buone generano buone situazioni, ma questa coppia di opposti buono-cattivo si basa su un giudizio che ha poco a vedere con lo spirito e molto con la morale umana.
Quello che invece si intende nei testi antichi è che un’azione è generata da uno stato di coscienza che lascia in essa un imprinting, più alto è lo stato di coscienza che opera, più luminose sono le sue conseguenze.
Un piccolo esempio pratico metaforico: se lanciate sovrappensiero un oggetto alle vostre spalle, voltandovi lo ritroverete in un posto casuale e potrebbe esservi d’intralcio, ma se lo riponete coscientemente al suo posto, sapete dove potrete trovarlo in caso di bisogno e la vostra casa manterrà il suo ordine.
Non è quindi questione di atti buoni o atti cattivi dal punto di vista esteriore, ma di quanta coscienza o ignoranza sono implicate nell’azione: alimentarsi ignorantemente, spesso causa malattie, ma queste non sono punizioni, sono conseguenze naturali.
Cos'è il Dharma
Più la nostra conoscenza aumenta, più siamo consapevoli delle conseguenze implicate nelle nostre azioni e più possiamo facilitare le condizioni del nostro futuro. Questo vale anche di vita in vita, infatti ci sono tutta una serie di azioni, magari poco razionali per la mente comune, che apportano frutti nelle vite successive.
Ed è qui che entra in gioco il dharma. Dharma viene spesso tradotto con “legge”, ma si riferisce essenzialmente alla legge interiore di ogni essere, slegata da ogni implicazione morale.
Prendiamo ad esempio la grande battaglia del Mahabharata: il dharma di Arjuna, uno dei protagonisti, è quello di essere un guerriero, e tutti i suoi tentativi di evitare la battaglia, il massacro, di preferire compromessi accomodanti basati su buonismo, non violenza e altruismo sono meccaniche della sua natura inferiore, di una mente brevemirante e di un cuore che vacilla.
Il suo dharma, il suo ruolo cosmico, richiede da lui di impugnare arco e frecce e mettere al loro posto le forze antiche per dare inizio ad una nuova era cosmica. Percependo con l’anima non si vedranno più nemici da sterminare ma forze vecchie destinate a lasciare il passo a forze nuove.
Questo alto stato di coscienza toglie ogni possibile conseguenza karmica ad una azione assai intensa quale l’uccidere, mentre il salvare la vita basandosi su la propria ristretta percezione mentale ed emotiva, stati di coscienza inferiori e intrappolati nei dualismi, avrebbe avuto conseguenze karmiche a livello sia individuale che cosmico.
Legame tra Karma e Dharma
Per concludere possiamo dire che conoscendo il proprio dharma, ovvero il vero Sé, ed agendo in accordo alla sua legge, anche quando in disaccordo con gli standard morali della propria epoca e del proprio luogo d’origine, che appunto variano sempre nello spazio e nel tempo, equivale ad agire dal punto più alto della nostra coscienza, quello in grado di percepire le conseguenze delle proprie azioni anche a distanza di vite, e tutte le loro implicazioni sul cosmo.
Certamente il comportamente etico e morale ha un senso se comparato a quello barbaro ed primitivo dell’uomo schiavo degli istinti primari che vive l’attimo del proprio ego. Eppure vivendo nell’attimo del Sé, scopriremo che quel presente include anche passato e futuro, senza punizioni o inferni, siano temporanei o eterni. Non esiste inferno per il Sé ed unirsi ad esso equivale ad essere immuni da ogni conseguenza ignorante.
Ogni individuo ha un diverso dharma e ogni epoca richiede comportamenti diversi, non esistono azioni buone universalmente, per tutte le stagioni, nessun comandamento prestabilito, neanche il più etico e morale.
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