Crescere figli vegetariani
Approfondiamo vari aspetti della dieta vegetariana per bambini e adolescenti. Ce ne parla il Dr. Luciano Proietti, autore di "Figli vegetariani" edito da Sonda
Ancora, torniamo sulla dieta vegetariana, sulla vitamina B12 e temi affini ma stavolta con un'attenzione particolare ai "cuccioli di homo sapiens".
Ne parliamo con il Dr. Luciano Proietti, pediatra nutrizionista autori di "Figli vegetariani", edito da Sonda.
Un capitolo del suo libro è intitolato "Dallo svezzamento ai 18 anni". I genitori vegetariani non dovrebbero lasciare che i propri figli assaggino e conoscano il sapore della carne per poi decidere autonomamente, magari in età più adulta?
Va fatta una prima considerazione che riguarda questa società, che è la società della libertà, dove ognuno fa le esperienze che vuol fare in base a una scelta personale a monte.
Un tipo di scelta come la scelta vegetariana è legata ad ogni modo a questa società ed è strettamente connessa alle intenzioni dei genitori, soprattutto ai loro obiettivi, alla definizione di ciò che chiedono per il loro figlio, se lo vogliono felice, contento, sano.
Se quello è il loro interesse, c'è da definire quali sono le regole del gioco. Ad esempio, se io so che il whiskey al bimbo non fa bene, lo terrò ben lontano; o se so che,lasciandolo solo in strada viene esposto a un rischio notevole per via delle auto, non gli farò correre questo pericolo. Gli obiettivi ci servono per decidere. Tutti i nostri comportamenti sono legati alla nostra conoscenza. Qualsiasi indicazione che diamo è effetto di una scelta: andare in auto o piedi, mangiare carne o no, vivere in città o in campagna.
E' importante sapere che per far funzionare bene un motore ci vuole la benzina giusta. L'informazione che abbiamo è che noi siamo onnivori. Inoltre, la nuova moda in tema di svezzamento è quella dell'autogestione senza indicazioni documentate e corrette, verificate. Ne derivano una serie di scelte legate ai gusti e a decisioni connesse al contesto culturale e storico.
C'è invece da tornare alle regole della biochimica, se si vuole che il proprio figlio sia cresciuto secondo i principi di un'alimentazione adeguata.
C'è da capire fino in fondo che il bambino non è un piccolo adulto.
Il bambino è un lattante fino a 6 anni. Un vero e proprio cucciolo di Homo sapiens. Ogni mammifero ha una durata diversa del tempo di svezzamento: gli scimpanzè sono cuccioli fino ai 4 anni, le mucche fino a 2, i conigli fino a 1 mese. Il cucciolo di Homo spaiens ci impiega di più a diventar svezzato, 6 anni, appunto. In quel periodo di tempo il latte di cui necessita è quello materno (a ogni mammifero il suo latte). Tra le caratteristiche del latte materno ricordiamo quella di essere ricco in zuccheri e grassi, di avere poche proteine e pochi sali, niente fibra.
Dal momento che la frutta e la verdura contengono fibra, è comprensibile contiene dare questi alimenti al lattante non rispetti la sua crescita fisiologica, dal momento che il latte non ha fibra.
Quanti pediatri suoi colleghi sono orientati nel senso di una dieta vegana o vegetariana e tendono a dare suggerimenti su questa linea ai proprio pazienti?
Una decina di colleghi, probabilmente una ventina su tutto il territorio nazionale, tra quelli che io conosco. Le indicazioni della pediatria ufficiale sono genericamente orientate verso il messaggio per cui la dieta vegetariana non sarebbe salutare.
Cibo e disturbi come la sindrome da deficit di attenzione (ADHD) sono a suo avviso legati all'aspetto nutrizionale? Ad esempio, il consumo eccessivo di zuccheri, può essere correlato ai disturbi di concentrazione?
Non ci sono dati che lo dimostrino, però c'è da considerare che le esigenze fisiologiche di un bimbo, affinché cresca bene e in salute. Per prima cosa, un bimbo deve vivere in un ambiente sereno, psicologicamente adeguato. Dovrebbe dormire vicino alla mamma e fino ai 5 o 6 anni non dovrebbe abbandonare l'ambiente dei suoi affetti. In secondo luogo, ricordo che un'alimentazione non fisiologica agisce su tutti gli organi, anche sul cervello; ad esempio, troppe proteine lo renderanno iperattivo in virtù del processo di acidosi.
Un bimbo poi deve poter saltare, correre, esprimere movimento con tutto il corpo nel pieno della luce diurna. Quando questi elementi mancano si forma la malattia, poiché, quando parliamo di malattia, intendiamo una reazione fisiologica dell'organismo.
La pediatria ufficiale dopo l'allattamento al seno consiglia il latte di mucca. Perché?
Questo orientamento è funzionale alla società occidentale basata sull'allevamento del bestiame. Nessun mammifero beve il latte dopo il periodo dell'allattamento, vitelli inclusi.
Cosa pensa della dieta vegana tendenzialmente crudista?
Cerco sempre di evitare ideologie e non perdere mai il contatto con l'aspetto fisiologico. La fisiologia prevede che noi siamo cugini dei gorilla che hanno una loro alimentazione vegetariana crudista. Ma la loro vita si svolge nel luogo dove noi siamo comparsi, ovvero in Africa. La nostra evoluzione ci ha portato in Europa, dove la flora e la fauna, il clima sono differenti. In più, la nostra struttura cerebrale non è più quella dei gorilla.
Dal punto di vista fisico la dieta vegetale è ottimale, ma dobbiamo considerare che i gorilla, pur mangiando radici e foglie, si nutrono anche di formiche, insetti, ragni, vermi. Nutrendoci solo mediante una dieta a base vegetale, verrebbe a mancarci la vitamina B12. Se non si assume cibo di origine animali o non si provvede a un'integrazione di vitamina B 12, si va in stato di carenza.
Quale miglior consiglio per una coppia vegana che deve fare i conti con strutture dove lascerà i propri figli e in cui, più o meno sicuramente, si cucinerà carne o sughi a base di carne?
Guardi, io non ho mai mangiato in mensa. L'alterazione parte proprio dalla società che è organizzata in modo patologico e costringe le famiglie a vivere allo stesso modo. E' innaturale mangiare fuori casa. L'istruzione non è legata alla mensa, non esiste legge che impedisca ai bimbi di mangiare a casa. E' una comodità che si trasforma in limite.
La sua opionione sul discusso e diffuso "The China study"?
Sì ho letto The China study e di certo si tratta di una buona summa di tutta una serie di ricerche tra cibo e salute già diffuse da 30 o 40 anni or sono. Non c'è una novità rilevante in quello che viene enunciato; la differenza sta nel fatto che finalmente la medicina ufficiale e l'ambiente universitario convalidano a ribadiscono questi risultati relativamente al consumo di alimenti che producono un'infiammazione.
Se persino un testo così venduto ribadisce un cambiamento necessario, crede che anche il numero di persone che sentiranno la necessità di seguire quella direzione aumenterà o non si verificherà nessun cambiamento?
Il cambiamento avviene quando lo si vuole. Si smette di fumare quando c'è un obiettivo, un fine. Sebbene la scienza confermi quanto dannose possano essere le farine bianche o le proteine animali, il cambiamento avviene dal basso, dall'interno, dal profondo.
Leggi l'intervista a Giorgio Gustavo Rosso sul The China Study Tour
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