La paura delle calorie
Oggi giorno le calorie sono il punto di partenza per qualsiasi discorso alimentare o nutrizionale.
Vengono rapportate al funzionamento del nostro organismo perché il corpo ha un “metabolismo basale” definito come “la quantità minima di energia richiesta dall’organismo per svolgere le attività necessarie al mantenimento e al funzionamento dei tessuti” e si esprime in Kcal/giorno.
Il cibo introdotto nel corpo con gli alimenti si trasforma nell’energia che il nostro organismo consuma durante le varie attività e funzioni. Ne consegue che una differenza tra calorie introdotte e calorie consumate quotidianamente determina la variazione del nostro peso.
Si potrebbe riassumere che diminuendo le calorie introdotte con il cibo, il nostro fisico consuma le “scorte” e riduce i “chili di troppo”? Questo è un ragionamento ampiamente appoggiato da tutti gli spot pubblicitari (“prodotti a 0 calorie”), da infinite riviste da donna (comprese quelle di gossip) e da numerosi professionisti del settore.
È una convinzione talmente radicata che oggi, in commercio, vengono venduti appositi software destinati ai professionisti per la preparazione di diete in base al “solo” calcolo calorico.
Ma è davvero così? È sufficiente un semplice ragionamento con addizioni e sottrazioni delle calorie per spiegare un meccanismo complesso come il dimagrimento?
Cos’è una caloria?
Quando parliamo di calorie ci riferiamo ad una unità di misura che esprime la capacità di un alimento disidratato di produrre calore quando viene bruciato e la fiamma riesce ad innalzare di un grado la temperatura dell’acqua.
L’uso della caloria come unità energetica implica che il corpo sia una macchina termica e questa analogia è in realtà più che un falso.
Le calorie sono tutte uguali?
Confrontiamo un pomodoro ciliegino ed un cucchiaino di zucchero: entrambi hanno 20 calorie. La differenza però è qualitativa: il pomodoro è ricco di enzimi e sali minerali. Contiene il Licopene, che è una molecola con un alto potere antiossidante, ed ha un effetto benefico sullo stomaco e sulla stimolazione del fegato.
Lo zucchero in origine non è “bianco”: viene sbiancato con delle sostanze consentite dalla legge che gli conferiscono un colore “apparentemente” candido. Gli zuccheri a immediato rilascio, come quello raffinato preso in considerazione o peggio come quelli artificiali, mettono in difficoltà il pancreas.
Le sue cellule devono produrre un picco di insulina che sicuramente non giova all’organismo per motivi che approfondiremo in altri articoli. Inoltre lo zucchero non apporta enzimi, sali minerali e vitamine come quelli che ritroviamo nel pomodorino, ma ne richiede altrettanti per essere smaltito.
Potremmo quindi definire le calorie dello zucchero “vuote”, in quanto non apportano nessun nutriente. Ma l’organismo ha bisogno proprio di sostanze come vitamine, sali minerali e altre molecole per il suo metabolismo e queste sostanze esulano dai canonici carboidrati, proteine e grassi che tutti conosciamo e che ritroviamo nelle etichette a fianco ai valori calorici.
Quando il corpo umano vede diminuire l’introito di cibo mette in moto dei meccanismi legati alla primordiale paura di morire di fame. Inizia quindi a diminuire i suoi consumi e a rallentare il metabolismo basale, attingendo spesso alla “massa magra” per ricavare energia (cioè i muscoli) e non a quella “grassa” come molti pensano. Il risultato è un dimagrimento temporaneo, perché appena si ricomincia a mangiare “normalmente”, l’organismo, che conserva ancora il segnale di “allarme”, tenta di immagazzinare tutto il cibo che gli è possibile in vista di una futura carestia.
L’effetto di una dieta ipocalorica è visibile nelle lunghe e frustranti diete a “yo-yo”, in cui una persona alterna periodi di dimagrimento a periodi di sovrappeso, semplicemente perché lo specialista che la segue ha deciso di fermarsi al primo ragionamento sulle calorie.
Se il sovrappeso potesse ridursi a questo semplice schema basterebbero le diete fai da-te che troviamo ovunque.
In realtà è solo la punta dell’iceberg: il sovrappeso ha diverse cause e può derivare da sedentarietà, da un metabolismo rallentato, da disfunzioni ormonali e da intolleranze alimentari. Sta allo specialista individuarne il motivo e rimettere in moto l’organismo affinché reagisca al meglio agli stimoli nutrizionali, che non corrispondono necessariamente a quelli calorici e che dovrebbero sfruttare l’azione che ogni alimento esercita nell’organismo.
Per molti autori le diete fondate sulle calorie, oltre a portare al fallimento, sono anche potenzialmente pericolose; il metro delle calorie non fa distinzione tra frutta, verdure, noci, cereali e prodotti animali, non distingue tra crudo e cotto, tra fresco e conservato, tra cibo biologico o ricco di pesticidi, conservanti, stabilizzanti, coloranti ecc. Non tiene conto delle sequenze alimentari, dell’importanza della masticazione, dell’umore e non ultimo della fisiologia del nostro apparato digerente.
Nelle diete dimagranti si fa un grande utilizzo di diete iperproteiche, perché si è scoperto che si dimagrisce a prescindere dalle calorie, ma pochi sanno che anche i pasti di frutta sono dimagranti (perché disintossicanti) a prescindere dalle calorie o meglio dalla quantità consumata.
In definitiva contare le calorie peggiora sempre di più la salute emotiva e fisica delle persone. È funzionale al mercato dei prodotti dietetici e delle diete ipocaloriche.
I dietologi propongono diete ipocaloriche che però sono quasi sempre fallimentari. Quasi sempre infatti si fa la fame per un periodo, si perde un pò di peso, che poi si riprende.
L’industria ha imparato ad assecondare la richiesta della gente di dimagrire velocemente “costi quel che costi” e propone 2 modelli di consumo, apparentemente contrapposti, ma in realtà molto simili:
- da una parte, vende prodotti in confezioni sempre più grandi, privi di nutrienti essenziali e iper-calorici;
- dall’altra parte invece, per compensare, prodotti dietetici sostanzialmente uguali ma di formato più piccolo. Le industrie che producono il cibo però sono sempre le stesse e fanno sempre gli stessi interessi (i loro, non i tuoi).