Non solo carne, anche pesce sintetico
Tra qualche anno potremmo trovare al supermercato il pesce sintetico coltivato in laboratorio. È l'obiettivo dell'accordo siglato tra la startup californiana BluNalu con il gruppo Nomad Foods, proprietario del marchio Findus.
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Fake meat e carne sintetica spopolano
Ormai la fake meat è una presenza comune nel banco frigo dei supermercati o anche nei menu dei fast food. Da non confondere con i classici burger di verdure e legumi, è identica alla carne pur senza avere alcun ingrediente di origine animale. Dovremo attendere un po’ di più per addentare la carne sintetica prodotta in laboratorio coltivando cellule di origine animale; un processo che potremmo paragonare alla stampa 3D.
Così startup, colossi del food e laboratori di ricerca cercano di affrontare uno dei problemi ambientali più pressanti del nostro tempo: l’immenso impatto ambientale degli allevamenti intensivi. Da sola, l’industria della carne produce il 14,5% delle emissioni di gas serra di origine antropica; per produrre un chilo di carne bovina, inoltre, servono oltre 15mila litri d’acqua. Per non parlare del tema etico legato allo sfruttamento degli animali, uccisi dopo una vita di privazioni e sofferenze.
L’impatto ambientale dell’industria ittica
Che dire, però, dell’industria ittica? L’oceano copre il 71% della superficie terrestre, cioè più di 360 milioni di chilometri quadrati, sfruttati per il 55% dalla pesca commerciale. A svelarlo è la piattaforma Global Fishing Watch. I 60mila pescherecci da almeno 24 metri rappresentano appena il 2% della flotta globale in termini numerici ma, per contro, coprono la metà delle 91-93 milioni di tonnellate di pesce catturate ogni anno.
C’è di più. Un terzo degli stock ittici globali attualmente è sovra-sfruttato e circa il 60% è sfruttato fino alla capacità massima. Fra tutti i pesci catturati in mare, uno su cinque finisce preda della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, considerata come il sesto più grande crimine globale con un giro d’affari stimato in 23,5 miliardi di dollari all’anno. Alcuni studi arrivano a prevedere un vero e proprio collasso delle specie ittiche da qui ai prossimi decenni.
Il pesce sintetico è in arrivo in Europa
Considerato che la popolazione globale aumenta e il fabbisogno ittico va di pari passo, perché non seguire la stessa strada già intrapresa per la carne? A lanciare la scommessa è la startup californiana BluNalu che già da qualche anno si è messa all’opera per produrre pesce sintetico in laboratorio a partire dalle cellule di diverse specie. Un progetto che ha convinto Nomad Foods, il maggiore colosso europeo dei surgelati, che in Italia conosciamo soprattutto per il marchio Findus.
Le due società a settembre hanno stretto un accordo per sviluppare insieme queste nuove tecnologie fino a portarle su scala commerciale. Si tratta della prima partnership di questo tipo siglata in Europa, Continente che è il maggiore importatore globale di pesce, con un consumo che è circa il triplo rispetto alla produzione.
La strada da percorrere sarà ancora lunga: oltre a superare gli ostacoli puramente tecnico-scientifici, bisognerà anche valutare l’attitudine da parte dei consumatori, soddisfare i requisiti di legge, identificare le opportunità di business. Ma la necessità di un’alternativa al modello di consumo attuale è sotto gli occhi di tutti.
“Come dimostra l’ultimo report del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Ipcc), le decisioni che prenderemo nel prossimo decennio avranno un profondo impatto sulla vita su questo Pianeta per le future generazioni”, chiosa Lou Cooperhouse, presidente e amministratore delegato di BlueNalu.