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La vita di una mucca da latte in un documentario

“Cow”, documentario della regista inglese Andrea Arnold, mostra la vita della mucca da latte Luma in un tipico allevamento della Gran Bretagna. Narrata attraverso il punto di vista della stessa Luma, la storia mostra la pressante routine imposta dall'industria agli animali da allevamento, allo scopo di rispettare i ritmi produttivi e soddisfare le esigenze umane.

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©Trailer da mubi.com

La vita di una mucca da latte, narrata dal punto di vista di una mucca da latte. Cow (Gran Bretagna, 94'), documentario della regista inglese Andrea Arnold, mostra la routine imposta dall'industria agli animali da allevamento, dalla nascita alla morte, per soddisfare le esigenze nutritive ed economiche dell'uomo.

Presentato al Festival di Cannes 2021 e disponibile dall'11 febbraio sulla piattaforma MUBI, il film è il frutto di quattro anni di riprese da parte della director premio Oscar, che hanno dato vita - secondo “The Guardian” - a un “uno dei ritratti più belli e teneri di una vita cui si può probabilmente assistere”.
 

Documentario "Cow", la trama

“Cow” è la storia della vita di una mucca, in un tipico allevamento della Gran Bretagna. La vicenda scorre attraverso il punto di vista della protagonista, Luma, vacca frisona Holstein, riconoscibile agli occhi dello spettatore attraverso le cifre marchiate sul suo deretano, 11 29.

I giorni si susseguono uguali, nell'artificialità delle luci al neon e degli spazi ristretti della struttura casearia, scanditi dagli eventi e dalle tappe (alimentazione, accoppiamenti, nascite, mungiture, rare occasioni di pascolare all'aria aperta) imposti dalla produzione di latte per il consumo umano.
 

"Cow": un'esistenza votata alla produzione

Appare immediatamente chiaro come l'esistenza di Luma sia tutt'altro che facile o naturale, scandita sin dall'inizio dai ritmi e dalle imposizioni dell'industria umana: separata in fretta dal vitellino appena sgravato, sistemata alla catena di montaggio della mungitura, dove viene attaccata a pompe per aumentare la produzione, o avviata nuovamente e forzatamente all'accoppiamento.

Appena il suo vitello è in grado di stare in piedi, è contrassegnato sulle orecchie, messo in gabbia e allattato con un biberon in plastica. Presto gli addetti gli bruciano il cranio con un ferro rovente, affinché da grande non gli crescano le corna, mentre la madre - il cui muggito insistente l’ha chiamato per giorni - riprende rassegnata la sua vita produttiva per l’uomo.

La macchina da presa tallona gli animali concentrandosi sul loro sguardo - sottolineato da primissimi piani - e sul loro corpo, spesso stanco e straziato.

Nel film le parole sono quasi completamente assenti. La narrazione acustica è affidata ai muggiti, intervallati dal rumore delle faccende umane e dalla musica che compone la colonna sonora. 
 

Una riflessione sul rapporto tra uomo e animali

“Cow” è il primo documentario di Andrea Arnold, regista vincitrice nel 2005 del premio Oscar per il Miglior Cortometraggio per "Wasp" (2003, 26'). 

In un'intervista con The Guardian, la regista ha confidato le ragioni che l'hanno spinta a investire quattro anni della sua vita per realizzarlo. Racconta della sua infanzia, della curiosità verso le mucche, maturata osservando dalle finestre gli animali al pascolo: “pacifici. Romantici. Come un dipinto.  Mi chiedevo quale fosse la realtà delle loro vite e com'era veramente. La realizzazione del film Cow è nata da quella curiosità.  Le mucche fanno così tanto parte della nostra vita. Ci forniscono così tanto. Ma mi sono sentita disconnessa da loro. Mi piaceva l'idea di tuffarmi in quella scena familiare. Vedere quale fosse veramente la loro realtà”.

"Cow" le ha fornito l'opportunità di osservarle da vicino, nella quotidianità, e di coglierne reazioni o stati emotivi. “Le mucche da latte lavorano sodo. Passano la vita a partorire e a fare il latte. Una vita di esistenza materna. Daranno forse vita a un numero compreso fra 10 e 20 vitelli, ma ogni volta il vitello viene preso poco dopo la nascita, affinché il latte possa essere utilizzato da noi”, continua Arnold, estendendo la riflessione agli esseri umani e alla loro collocazione all'interno del mondo naturale. 

Noi siamo natura. Siamo animali. Il vertice della catena alimentare, ma siamo ancora animali e abbiamo molti istinti animali. Negare questo, separarci e disconnetterci da tutto ciò comincia a sembrare sempre più a nostro rischio e pericolo. La nostra relazione con milioni di vite non umane che usiamo fa parte della nostra esistenza. Ho creato "Cow" per invitare a fare i conti proprio con questo concetto”.