Sperimentazione animale: arriva l'alternativa
Tre giovani scienziati italiani (e un collega portoricano) utilizzano l'intelligenza artificiale - invece della sperimentazione animale - per fare ricerca. I vantaggi sono economici, di qualità dei dati permettendo tempi di studio ridotti.
Credit foto
©Alexander Raths / 123rf.com
Giovani ricercatori
Come far convergere le necessità della ricerca scientifica con il rispetto etico di tutte le specie animali, non solo quella umana? Con la sperimentazione “organ on chip” tre giovani scienziati trapiantati in Olanda - Cinzia Silvestri, Niko Gaio (italiani) e William Fausto Quiros Solano (costaricano) - hanno dato vita a una start up davvero speciale per cercare di creare una concreta alternativa alla sperimentazione animale.
Sperimentazione animale: prospettive etiche e scientifiche
L’obiettivo dichiarato è cercare di eliminare la sperimentazione animale senza abbassare gli standard di sicurezza e di risultato della sperimentazione farmacologica.
Per questo la start up BI/OND, nata coi finanziamenti europei del programma Horizon 2020, ha lavorato a un modello di avatar di organo umano. Non si tratta solo di una prospettiva etica, basata su di un pensiero animalista, ma anche e soprattutto per la sua prospettiva scientifica.
Come ben risaputo, pur rappresentando uno strumento e una metodologia fino ad adesso insostituibile, la sperimentazione animale non è mai attendibile al 100%, anzi: le stime più accurate ci dicono che solo il 10% dei farmaci e delle cure che hanno successo su una cavia animale dimostra gli stessi risultati sull’essere umano.
Piattaforme biologiche versatili
Quello che propone la start up BI/OND, supportata dalle università olandesi, è di creare organi ad hoc con cellule umane cresciute attorno a un microchip di un centimetro quadrato, che le guida verso il comportamento dell’organo desiderato, dandogli caratteristiche specifiche. BI/OND sta infatti per “bio on demand”, ovvero piattaforme biologiche versatili create su richiesta per specifiche ricerche, in grado di simulare un cuore, un polmone o un qualsiasi altro organo.
Grazie ad avanzate nanotecnologie messe a disposizione della coltura cellulare, questi giovani scienziati stanno aprendo nuove strade che aiutano a fare a meno degli animali creando nuovi modelli più etici e più performanti di ricerca in vitro, specie per malattie particolarmente difficili da combattere col solo supporto della consueta sperimentazione animale, come la SLA.
Quest'utimo argomento è ambito di studio di Alessandro Polini: ricercatore del CNR Nanotec di Lecce presso cui ha sede il "Tecnopolo di nanotecnologia applicata alla alla Medicina di Precisione", piattaforma attivata grazie a un importante finanziamento della Regione Puglia. Polini ha vinto il LushPrize 2018 per lo sviluppo di idee alternative alla sperimentazione animale dedicate allo studio della Sclerosi laterale amiotrofica, settore di ricerca portato avanti dal tecnopolo.
Sperimentazione animale, un occhio al risparmio
Una ragione in più per investire in questo tipo di tecnologia? L’abbattimento dei costi: allevare animali per la sparimentazione scientifica è una soluzione poco pratica, poco affidabile, ma soprattuto molto costosa e molto lenta.
Si calcola che la sperimentazione su animali di ogni farmaco richieda investimenti attorno ai due milioni di euro e un lavoro decennale per poter dare risultati.
Risparmiare in fase di sperimentazione significa soprattutto un abbassamento del costo finale del farmaco al consumatore. La ricerca in vitro e quella in vivo sembrano finalmente aver trovato la possibilità di sovrapporsi con successo.