Una direttiva per tutelare gli insetti impollinatori
L'uso di pesticidi e la perdita di biodiversità sono le principali cause del preoccupante declino degli insetti impollinatori. Su questi temi dovranno lavorare gli enti parco italiani, come prevede la nuova direttiva emanata dal ministero della Transizione ecologica.
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La biodiversità al centro del Green Deal europeo
“Il risanamento della natura è fondamentale per il nostro benessere fisico e mentale e può contribuire a combattere i cambiamenti climatici e l'insorgere di malattie”. Parola di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che assicura di porre la biodiversità al centro del Green Deal europeo nell’ambito di “un modello di ripresa europea che restituisce al pianeta più di quanto gli sottrae”.
La poderosa strategia per la biodiversità varata dall’Unione pone infatti ambiziosi obiettivi per il 2030: piantare 3 miliardi di alberi, incrementare l’area coltivata a biologico e garantire la biodiversità nei terreni agricoli, ripristinare almeno 25mila km di fiumi a scorrimento libero, ridurre del 50% l’uso e la nocività dei pesticidi. Risultati a cui si può arrivare sbloccando 20 miliardi di euro all'anno tra fondi europei, finanziamenti nazionali e capitali privati.
Tra le promesse delle istituzioni europee c’è anche quella di arrestare il declino degli insetti impollinatori, da cui dipende il 75% delle colture al mondo. Un ruolo, il loro, che diventa ancora più prezioso in questo momento storico in cui il riscaldamento globale mette sotto stress le rese agricole.
Cosa prevede la direttiva agli enti parco
In questo quadro si inserisce la Direttiva 2021 agli enti parco nazionali e alle aree marine protette emanata dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Da quando nel 1991 sono state istituite le aree protette, infatti, a intervalli regolari il ministero detta le linee guida sulle loro attività a tutela della biodiversità.
Quest’anno la direttiva dà ampio risalto al declino degli insetti impollinatori, chiedendo agli enti parco di:
- Continuare il monitoraggio degli insetti impollinatori diurni e notturni, sulla base delle direttive Ispra e dello schema comune europeo.
- Ricostruire le cause della morìa di api e altri impollinatori, mappando sia l’uso di pesticidi di sintesi in agricoltura sia la perdita degli habitat naturali.
- Individuare e proporre entro il 15 maggio nuove azioni di sistema per la tutela della biodiversità, alleandosi con gli altri enti parco dentro e fuori dalla propria regione.
Come stanno gli insetti impollinatori
Il declino degli insetti impollinatori è un problema che coinvolge l’Europa come gli Stati Uniti, la Russia come il Brasile. Nel nostro Continente si manifesta soprattutto nei Paesi occidentali: Belgio, Germania, Spagna Paesi Bassi e, appunto, Italia.
Si stima che in Europa circa un terzo della popolazione di api e farfalle sia in declino, ma risalire ai numeri precisi è difficile perché non esistono sufficienti studi scientifici a supporto. È però eloquente il fatto che risulti a rischio estinzione una specie di api e farfalle su dieci. Tutto ciò mette in bilico una produzione agricola che, sempre nel Vecchio Continente, ha un valore di circa 15 miliardi di euro.
Una grossa quota di responsabilità è da attribuire all’uso di pesticidi in agricoltura. Su questo fronte, purtroppo, non ci sono buone notizie.
Un recente articolo pubblicato su Science fa infatti notare che, sebbene negli ultimi 25 anni sia diminuita la quantità di pesticidi, il loro impatto nocivo sulle api sia addirittura raddoppiato. Un apparente paradosso che si può spiegare col fatto che le nuove formulazioni siano studiate per nuocere il meno possibile ai vertebrati (esseri umani inclusi) ma, per contro, siano più tossiche per gli insetti.