Squalene nel vaccino anti Covid
Il binomio squalene e vaccino anti Covid-19 fa parlare di sé. L'ingrediente, ricavato dal fegato degli squali, gioca un ruolo di rilievo come adiuvante in alcune versioni di vaccino in via di sperimentazione. Nel mirino degli ambientalisti ci sono le ripercussioni che il suo impiego su larga scala potrebbe avere sulle popolazioni dei grandi animali marini, già fortemente compromesse da perdita di habitat e pesca intensiva.
Credit foto
©HeungSoon - Pixabay
Che cos'è lo squalene
Lo squalene è una sostanza organica largamente diffusa in natura. Tecnicamente un triterpene, è particolarmente abbondante nel fegato di squalo, da cui prende il nome. Si ritrova inoltre nell'uomo e in molte specie di animali e piante, per i quali svolge un lavoro di biosintesi fondamentale.
Nel corpo umano, lo squalene è uno dei più importanti costituenti del sebo, una sostanza oleosa che protegge e mantiene idratato lo strato più superficiale dell'epidermide.
Nel mondo vegetale, lo squalene abbonda nell'olio di oliva, in quello di arachidi, nella crusca di riso, nei semi di amaranto e nel germe di grano.
Lo squalene rientra nel documento redatto dal Ministero della Salute "Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico" e in particolare nell'elenco "Altre sostanze senza apporto massimo giornaliero definito". Sebbene ancora da accertare dal punto di vista scientifico, la proprietà attribuita allo squalene, grazie alla quale questa sostanza viene inserita negli integratori, è la presunta capacità di proteggere dallo stress ossidativo il Dna, le proteine e i lipidi.
Viene utilizzato come adiuvante in medicina, nella preparazione dei vaccini: lo si impiega, infatti, per aumentare l’efficacia del processo di immunizzazione, in quanto considerato in grado di generare una risposta immunitaria più forte.
Possibile impiego nel vaccino anti-Covid
Da anni lo squalene viene utilizzato per i vaccini antinfluenzali. In questo periodo, il discorso attorno al suo impiego è connesso al Covid, dato che si tratta di un ingrediente previsto nella preparazione di alcuni dei vaccini proposti per combattere la pandemia.
A fare gola è l'effetto amplificatore- attribuito allo squalene- dell'efficacia dell'eventuale farmaco, che permetterebbe un risparmio della quantità di antigene adoperato. Secondo quanto riportato dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), lo squalene diventa effettivamente un adiuvante che rafforza la risposta immunitaria in emulsione con alcuni tensioattivi. Per questa ragione, il suo utilizzo "è stato approvato nelle agenzie di sanità di numerosi stati europei" ed "è stato aggiunto per aumentare l'efficacia di diversi vaccini sperimentali, tra cui i vaccini in via di sviluppo contro pandemia da influenza e malaria".
L’azienda farmaceutica britannica GlaxoSmithKline, che già utilizza lo squalene ricavato dal fegato di squalo, ha affermato a maggio che produrrà un miliardo di dosi di questo adiuvante per un potenziale utilizzo nei vaccini contro il coronavirus. "L'uso dell'adiuvante è di particolare importanza in un contesto pandemico perché può ridurre la quantità di antigene richiesto per coascuna dose, permettendo di produrre più dosi di vaccino e renderle disponibili a più persone" fa sapere il colosso. "Lo squalene è un ingrediente essenziale del nostro metodo adiuvante".
La preoccupazione degli ambientalisti
A fare da contraltare, c'è la preoccupazione degli ambientalisti. Al centro del mirino si trova, in particolare, l'impatto che la decisione di utilizzare lo squalene per la preparazione del vaccino anti-Covid avrebbe sulle popolazioni di squali.
Ad oggi, lo squalene usato in ambito medico e cosmetico viene ricavato proprio dal fegato di questi animali già fortemente a rischio, e i numeri stimati per coprire il fabbisogno di vaccini nel mondo potrebbero compromettere la loro conservazione.
L'organizzazione californiana Shark Allies ha calcolato che- a fronte della necessità di uccidere 3.000 squali per estrarre una tonnellata di squalene- se la popolazione mondiale ricevesse una dose di un vaccino COVID-19 contenente l’olio di fegato, circa 250.000 squali dovrebbero essere macellati.
Il numero aumenterebbe fino a mezzo milione nel caso in cui, come i ricercatori reputano probabile, fossero necessarie due dosi per immunizzare la popolazione globale.
“Raccogliere squalene da un animale selvatico non è mai sostenibile, soprattutto se si tratta di un predatore eccezionale che non si riproduce in grandi quantità”, ha spiegato Stefanie Brendl, fondatrice e direttrice esecutiva di Shark Allies.“Ci sono così tante incognite su questa pandemia e su quanto durerà che se usassimo gli squali, il numero di quelli uccisi potrebbe essere altissimo”.
Per evitare di minacciare ulteriormente questi animali, già messi a dura prova dalla perdita di habitat e dalla pesca intensiva, gli scienziati stanno testando un’alternativa allo squalene animale, una versione sintetica a base di canna da zucchero fermentata.
Quella per l'ottenimento di una versione cruelty-free dello squalene è peraltro una battaglia portata avanti da tempo dall'Unione internazionale per la conservazione della natura. Allineandosi ai principi che la supportano, Shark Allies ha ora lanciato una petizione per chiedere alle agenzie di regolamentazione e a tutti i produttori di vaccini, trattamenti e integratori di supportare e sviluppare la produzione su larga scala di squalene non animale, rendendo il prodotto una risorsa rinnovabile e sostenibile per il nuovo standard dell’industria farmaceutica.