Intervista

Il watsu per i bambini: massaggi in acqua

Il watsu (water shiatsu) è una forma di lavoro corporeo acquatico in superficie, sviluppato dal poeta harold dull negli anni 80, di ritorno dal giappone dove aveva studiato zen shiatsu con il maestro masunaga. Lisa bertoni è un'esperta della tecnica e delle sue applicazioni sui "cuccioli di umani". Le abbiamo fatto qualche domanda

bambini nuotano piscina

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Insegnante di watsu, riconosciuta da Waba International e Watsu Italia, e di yoga sistemico, Lisa Bertoni è nata in una famiglia di viaggiatori e da sempre nutre una curiosità importante verso la vita stessa. Laureata in Scienze della Comunicazione, ha alle spalle più di 10 anni di esperienza nel lavoro con bebè, bambini e persone disabili. Organizza laboratori di yoga in varie città italiane, dove porta una pratica che afferma la vita nella sua interezza attraverso un approccio gentile. 

Ha condiviso con noi la sua personale visione: se siamo in grado di scoprire la parte fluida della vita e seguirne il flusso creativo, possiamo trovare il nostro io più vero e venire a contatto con nuove risorse per vivere un'esistenza piena e gioiosa.  

 

Come hai conosciuto il watsu e quando hai scelto di intraprendere questa professione come carriera (o lei ha scelto te)? 

Il watsu lo trovò mia madre tantissimi anni fa su una rivista e mi fece vedere l’articoletto pensando fosse una cosa che poteva interessarmi, e fu così… Qualche tempo dopo, visto che lavoravo in una piscina con sole persone disabili pensai di frequentare un week end introduttivo (watsu basic) per vedere se poteva essermi utile con i ragazzi che venivano ogni giorno in acqua… Fu amore a prima vista… Da lì iniziai tutta la scuola e per anni fu il mio grande amore! 

 

Il sistema nervoso è una bellissima danza di pura fluidità. Proveniamo dal liquido amniotico. Lavorare in acqua è anche in qualche modo ricollegarci alla vita? 

Certo, la vita nasce in acqua e l’acqua è vita, e noi siamo composti per maggior parte di fluido.  C’è una frase molto bella che mi accompagna da tempo: “L’acqua si identifica con la vita. E la vita non è nient’altro che acqua”. Direi che questa frase racchiude praticamente tutto… 

Questo spiega anche perché molte persone adulte, con grandi paure dell’acqua, ad un certo punto della loro vita vogliono imparare a nuotare, è come se volessero avvicinarsi ad una parte di sé che non hanno mai voluto affrontare.  

 

Che età hanno i bambini con cui lavori, quanto dura una lezione e come si svolge, a grandi linee? 

I cuccioli vanno dai due mesi e mezzo ai tre anni. 

Creo come un contenitore in cui bambini e genitori possano muoversi e godere della reciproca compagnia, trasmetto piccoli strumenti per insegnare a portarli sott’acqua, far fare tuffi ed approcciarsi in maniera delicata e gentile all’elemento più primordiale che esista. L’obiettivo principale è la sicurezza del bambino, la piacevolezza del contatto pelle a pelle tra genitore e figli e il divertimento.  

 

Il Watsu: tecnica, benefici e controindicazioni

 

In alcuni casi il contatto di per sé può creare disagio, perché massaggiare è entrare in profondità. In base alla tua epserienza, hai notato che questo potenziale disagio si attenua quando si aggiunge la variabile dell'elemento acqua? 

L’acqua fa da filtro tra chi dà e chi riceve. Mette a proprio agio e permette di entrare molto in profondità anche facendo pochissimo. Direi che rare persone provano disagio durante un trattamento di watsu.  

 

Proteo, divinità marina, rappresentava per i greci la pura genesi, la divinità che ha in sé qualsiasi cambiamento e metamorfosi. Come vedi cambiare piano piano i bambini con cui lavori? Quali sono gli aspetti emotivi o fisici più coinvolti nel cambiamento?  

Bella domanda... Nel tempo ho visto bambini “fiorire”, ho seguito piccoli che erano stati ospedalizzati per i primi mesi della propria vita, che avevano subito parti difficili o che avevano passato gli ultimi periodi nella pancia quasi in assenza di liquido amniotico  e che provavano davvero fastidio nell’entrare in piscina. La paura ed il terrore per la fluidità erano radicati nei loro tessuti. Con tanta pazienza e costanza li ho visti iniziare a giocare, divertirsi, spruzzare e provare attesa e gioia nel venire a fare la “lezione di nuoto”; i genitori poi mi hanno confermato che anche nella vita quotidiana ci sono stati miglioramenti e perdite di paure.  

Questo è solo un esempio di come ci sia stata una metamorfosi meravigliosa e che forse può aver cambiato la vita per dei piccoli esseri umani.  

 

Hai mai lavorato con bambini davvero terrorizzati dal contatto con l'acqua? Come è meglio agire in questi casi? 

Ho avuto ed ho moltissimi bambini terrorizzati (anche tanti adulti) e direi che sono la”sfida” che mi appassiona di più.  

Bisogna agire con calma, pazienza, gentilezza e fermezza. E’ importante trasmettere anche al genitore l’importanza di continuare a portarli in acqua e infonder loro sicurezza (molto spesso i genitori si lasciano trasportare dalla paura dei figli e decidono che è meglio sospendere o non venire). Se si conquista il genitore, poi diventa più semplice lavorare con i bambini.  

 

Nel lessico interpretativo junghiano, l'acqua significa l'inconscio, l'aspetto materno nel senso della matrice della coscienza. Credi che il lavoro in acqua e l'inconscio siano legati? 

Assolutamente sì. L’acqua rappresenta le emozioni, quelle profonde… Approcciarsi all’elemento acqua esterno al corpo può aiutare (anche inconsciamente) ad avvicinarsi alla propria parte più intima e può portare, nel tempo a  cambiamenti nella quotidianità

Insomma, è un viaggio che vale sempre la pena intraprendere! 

 

Chi è e cosa fa il terapeuta Watsu?