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La medicina ortomolecolare e il fabbisogno nutrizionale

A ciascuno di noi il suo fabbisogno di sostanze nutrizionali. In sintesi, questo è il principio fondante della medicina ortomolecolare. Cos'è l'individualità biochimica teorizzata da R.J. Williams e chi è stato Frederick Klenner

La medicina ortomolecolare e il fabbisogno nutrizionale

Medicina ortomolecolare: cos’è

La medicina ortomolecolare consiste in una pratica terapeutica nutrizionale. Questa terapia alternativa comporta una nutrizione bilanciata e un dosaggio ad hoc di vitamine, minerali dietetici, enzimi, antiossidanti, aminoacidi, acidi grassi essenziali, pro-ormoni, probiotici, fibre dietetiche e acidi grassi a catena corta intestinali. Finalizzata al riequilibrio biochimico del soggetto, la medicina ortomolecolare si fonda sul presupposto per cui la malattia, o il disturbo, è sempre riconducibile a uno squilibrio di questi composti e può essere trattata ritoccando l'alimentazione.

In questa maniera, la terapia ricrea un equilibrio a livello cellulare, innescando i processi di guarigione basati sulla capacità dell’organismo di curare se stesso. Pur agendo su processi biochimici molto complessi, la medicina ortomolecolare è in grado di suggerire soluzioni relativamente semplici, essenzialmente basate su abitudini alimentari e stile di vita.

 

Medicina ortomolecolare: benefici e controindicazioni

Secondo la medicina ortomolecolare, una giusta integrazione con sostanze nutrizionali di vera qualità è in grado di rimettere un soggetto in forma e supplire alle sempre più presenti subcarenze. Queste, solitamente, si manifestano con sintomi molto generici come stanchezza, mal di testa, bisogno continuo di mangiucchiare o sbalzi d’umore e, generalmente, non sono riscontrabili con normali esami del sangue, ma da altri test, come il mineralogramma.

 

In effetti, il nostro cibo non è più così ricco di sostanze nutrizionali. L’inquinamento nell’aria, nelle acque e nella terra ha inequivocabilmente contaminato i prodotti e, anche attraverso la lavorazione industriale, la buona parte degli elementi nutrizionali, viene distrutta. La scienza ha ormai da tempo appurato che l’integrazione attraverso le sostanze nutrizionali è preventiva e terapeutica. Siamo dunque carenti di sostanze nutrizionali, per questo la supplementazione con sostanze nutrizionali trova sempre più consenso.

 

Medicina ortomolecolare: per chi

Fra le patologie di maggior interesse ortomolecolare, l’AIMO riporta la menopausa, l’osteoporosi, l’arteriosclerosi, il mal di schiena, la candida, la stipsi, la depressione, i disturbi psichici e l’irritazione intestinale. Esistono inoltre terapie ortomolecolari che intervengono in situazioni di autismo e tumore. Il Professor R.J. Williams ha sviluppato il concetto della “individualità biochimica”, un principio basilare della medicina ortomolecolare. Lo descrive come segue:

 

"Ogni individuo dispone di un proprio regime di sostanze nutrizionali. Sebbene l’elenco delle sostanze nutrizionali necessarie sia uguale per tutti, le singole quantità di cui abbiamo bisogno non devono essere obbligatoriamente le stesse per ogni individuo".

Ciò significa che ogni persona ha un proprio e soggettivo fabbisogno di sostanze nutrizionali. A causa delle nostre predisposizioni genetiche, la biochimica del nostro organismo funziona in ognuno di noi in modi diversi. Il fabbisogno di sostanze nutrizionali delle nostre cellule è individuale e differente da persona a persona: ciò che può bastare a uno, può essere insufficiente a un altro. Molto dipende dal tipo di costituzione che ci ritroviamo e dal genere di vita che conduciamo.

 

Medicina ortomolecolare: la legge in Italia e all’estero

In Italia, la medicina ortomolecolare venne introdotta nel 1993 dal Prof. Adolfo Panfili, su incarico proprio di Pauling. Panfili fondò l’AIMO, l’Associazione Internazionale Medicina Ortomolecolare. L’AIMO rappresenta l’unica struttura riconosciuta da Pauling con il compito di diffondere questa branca della medicina, oggi diffusa ed esercitata da molti medici in tutto il mondo. Negli Stati Uniti ha senz’altro giocato un ruolo favorevole il fatto che nel 1994 la legislazione, con il Nutritional Help and Education Act, i nutrienti non sono passati sotto la supervisione del FDA (Federal Drug Administration – l’equivalente di un Ministero della Sanità) che li voleva dichiarare come medicinale o ‘additivo’, liberalizzandone così la vendita come prodotti alimentari e aprendo dunque la possibilità di ricerca accademica in questo campo e tutto ciò che questo comporta.

In Europa, invece, all’infuori dell’Olanda (che recentemente ha introdotto una chiara legislazione che si attiene al principio della libertà di formulazione per quanto riguarda gli elementi essenziali, con l’eccezione della vitamina A e D per le quali è stato stabilito un dosaggio massimo, in quanto un sovradosaggio potrebbe determinare del problemi) e dell’Inghilterra (che ‘storicamente’ vende liberamente i nutrienti come alimenti), gli altri Paesi, per lo meno a livello ufficiale, si attengono ancora ai dosaggi illustrati nell’RDA/LARN (i cosiddetti dosaggi minimi consigliati), mentre si attende che la CEE, attraverso il Comitato Scientifico, determini le nuove regolamentazioni che, in molti ormai, stanno attendendo.

 

Medicina ortomolecolare: curiosità

Parliamo di una disciplina relativamente giovane. Le origini della medicina ortomolecolare risalgono al 1940, anno in cui il dott. Frederick Klenner, medico del North Carolina, sperimentava l'uso di massicce dosi di vitamina C per la cura della poliomielite.

Nonostante i suoi studi siano ritenuti privi di alcuna validità scientifica, Klenner viene solitamente menzionato come il precursore della terapia nutrizionista o medicina ortomolecolare. Quest’ultimo termine, in effetti, venne usato per la prima volta nel 1986 dal dott. Linus Pauling, due volte premio Nobel, per esprimere “l'idea delle giuste molecole nella giusta quantità”.

Immagine | Urban Woodswalker