Esperienze di energia creativa con Reiki
Reiki: solo una semplice metodologia di guarigione naturale, o qualcosa di più? La tecnica precisa di imposizione delle mani messa a punto dal Dr Usui è, si, prima di tutto una valida metodologia di guarigione naturale, ma anche una porta spalancata sulla comunicazione non verbale tra operatore e ricevente, e la possibilità, nel rispetto assoluto dell’etica del metodo, di giocare delicatamente con l’energia, muovendola e modellandola nella forma che produrrà il massimo bene della persona su cui, come operatori, appoggiamo le nostre mani.
Quando presi i livelli Reiki, il Master che mi diede le iniziazioni - nel 2004 e nel 2005 - raccomandò al gruppo di studio una serie di cose da fare e non fare durante un trattamento, tra cui alcune in particolare: rimanere sereni e affidarsi al metodo (lasciar fare al Reiki), non concentrarsi troppo sul ricevente, rimanere ben centrati su di noi e sul nostro cuore come puri canali neutri (questo perché l’energia andrà comunque dove serve senza che noi ci ‘sforziamo’ di pilotarla esageratamente), lasciare andare liberi i pensieri senza forzarli (anche pensare alla spesa da fare al supermercato va bene, ci disse, purché rimaniate tranquilli e parzialmente distaccati) e ultimo, non per importanza: eseguite le richieste che il ricevente vi invierà silenziosamente, che vi arriveranno sotto forma di intuizioni.
Questo ultimo punto mi faceva all’inizio un po’ paura, soprattutto quando avevo ancora solo il primo livello (prendere il secondo livello e successivi implica una fiducia completa e totale nel metodo che esclude la paura, altrimenti non sarebbe possibile applicare i simboli sul ricevente o sulla situazione da trattare). Durante i primi periodi in cui ho praticato Reiki, infatti, su amici e familiari volontari, mi limitavo a seguire attentamente la sequenza delle posizioni delle mani, senza mai variarla, senza mai adattarla al singolo caso di cui mi occupavo. Ero un po’ come un medico che per curare un paziente segue alla lettera il libro senza ascoltare davvero il paziente per cucirgli una cura su misura.
Ma poi…qualcosa è successo, ed ho dovuto prendere atto del fatto che durante la sequenza Reiki di applicazione delle mani nei punti specifici indicati dal Dr Mikao Usui, avviene qualcosa di speciale, di molto profondo, anche al livello del contatto tra operatore e ricevente, e che le porte del sentire si spalancano ad un mondo dove forse la razionalità trova poco spazio, nonostante la specificità tecnica del metodo.
Quando ho vissuto la prima esperienza in questo senso mi trovavo nella mia abitazione e un’amica, che aveva già sperimentato il Reiki con me, mi aveva chiesto un trattamento, indicandomi vagamente di non sentirsi bene quel giorno, e di avere un po’ di fastidio all’addome. Ho cominciato il trattamento Reiki classico e così pensavo di andare avanti, anche se qualcosa dentro di me mi diceva che dovevo spostare la mano su un punto preciso dell’addome, che non rientrava però precisamente nello schema di Usui. Ero tentata di provare, ma non volevo strafare da novizia che ero, perciò ho messo a tacere quella mia voce interna e ho continuato col trattamento classico. Finché, ad un certo punto, all’improvviso e con mio stupore estremo, la mia mano destra si è letteralmente mossa da sola e spostata in un punto preciso dell’addome della ricevente, piantandosi lì come un macigno. Non avrei potuto muoverla neanche volendo. Mi sono spaventata all’inizio e anche parecchio, ma poi ho sentito il classico calore del Reiki che scorreva, e mi sono affidata a quella singolare indicazione del punto preciso da trattare: così mi sono rilassata. Quando quel punto era stato adeguatamente trattato, la mia mano destra è ridiventata di nuovo movibile e leggera, e ho potuto proseguire col trattamento classico. A fine seduta, mi sentivo molto bene e serena (adesso da operatrice che pratica da anni, so che quella serenità finale è anche indice del fatto che il trattamento è stato risolutivo del sintomo, e il benessere non è dovuto solo al fatto che il trattamento passa anche attraverso l’operatore e quindi anche l’operatore ne beneficia). Senza nessun input da parte mia, la mia amica mi disse poi che si sentiva a posto, che il dolore era passato perché io avevo indovinato il punto preciso da trattare! In realtà io non avevo indovinato nulla: era stata la ricevente stessa a dirmi – senza usare la parola - in che punto trattarla per il suo massimo bene.
I benefici, le tecniche e le controindicazioni del Reiki
Ormai da anni regolarmente personalizzo il trattamento aggiungendo o togliendo alcune posizioni di base, prestando attenzione ai messaggi silenziosi che mi arrivano dal ricevente sotto forma d’intuizioni.
Quella prima volta forse, con la mia amica, ho avuto bisogno io di una mano, per lasciarmi andare al Reiki con fiducia e operare al meglio, perciò sono stata letteralmente presa per mano dal Reiki e condotta nel punto che in quel caso andava trattato.
Si potrebbe anche dire, usando altre parole, più familiari a chi già studia Reiki, che a prendermi per mano e guidarmi nel punto giusto sia stata la ricevente con la collaborazione del mio spirito guida del Reiki. Come sa chi studia Reiki, infatti, uno spirito guida del Reiki viene assegnato a ciascun operatore già dal primo livello, ed è come una specie di angelo custode del Reiki che protegge sia l’operatore che il ricevente su cui l’operatore poggia le mani.
Adesso mi fido serenamente dell’intuizione e il riscontro del ricevente è sempre positivo. Nel corso degli anni piano piano mi sono spinta anche un po’ più in là: sempre nel massimo rispetto dell’etica del Reiki e della persona su cui appoggio le mani, ho valutato e valuto ogni singolo caso muovendo delicatamente senza forzature l’energia che si sprigiona durante il trattamento seguendo le indicazioni-intuizioni che mi giungono.
Qualche anno fa, per esempio, una persona che aveva i livelli di Reiki mi chiese di farle un trattamento. E’ pratica usuale anche per chi ha i livelli Reiki di farsi trattare da altri operatori, perché farsi Reiki da soli è splendido, ma dovendo muovere le mani non ci si rilassa completamente come quando è qualcun altro a trattarci. Prima di iniziare il trattamento, la ricevente mi disse tra le altre cose che aveva nostalgia di un sentimento di protezione e di coccola che aveva ricevuto durante una relazione ormai terminata e che non aveva più provato. Mentre lei mi parlava, a me arrivò il messaggio silenzioso che la persona in questione aveva bisogno di sentirsi cullata d’amore, e così dopo l’accarezzamento dell’aura le disegnai intorno al corpo con le mani una culla, e diedi a questa culla energetica una spinta delicata con la mano per farla dondolare. Chiesi espressamente, durante la formulazione dell’intenzione che precede il trattamento, che la culla disegnata nell’aria con le mie mani attorno alla persona continuasse a dondolare per tutto il trattamento e la facesse sentire avvolta e protetta. Fu molto bello quello che la ricevente mi disse dopo, ignara di tutto il procedimento che avevo eseguito (che le raccontai poi a posteriori anche per discuterlo insieme): disse di essersi sentita davvero come avvolta e protetta in una culla d’amore che la dondolava, e questa sensazione l’aveva rinfrancata e l’aveva stimolata quindi a ricercarla nel concreto in una nuova relazione che funzionasse davvero.
Un’altra metodica che pratico ormai su tutti e che è frutto di un’intuizione avuta durante un trattamento fatto alcuni anni fa, è quella dell’apertura e della ricarica del cosiddetto medico interiore. Tutti, sulla schiena, abbiamo un punto chiamato medico interiore, sede del nostro potere di autoguarigione. Lo scopo del trattamento Reiki è anche e soprattutto quello di rendere il ricevente sempre più autonomo nel rapporto con se stesso e con la realtà (il che equivale a guarire): pulire il medico interiore velocizza il processo di autoguarigione e di consapevolezza di se. Prima dell’ultima posizione classica (la ricarica della spina dorsale), quindi, apro il punto sede del medico interiore usando il primo simbolo Reiki, e lo ricarico convogliando energia tramite il secondo simbolo Reiki. Rimango con le mani in questa posizione per il tempo che il ricevente mi indica silenziosamente. Le mie mani si staccano facilmente quando il lavoro è compiuto; formicolano o sono calde o rimangono attaccate se c’è bisogno di continuare ancora. Procedo poi a richiudere il punto con il primo simbolo Reiki. Molti riceventi mi hanno riportato descrizioni di emozioni piacevoli provate durante questa procedura. Da poco una persona me l’ha descritta così: ‘’ho sentito come se mi toglievi un tappo dalla schiena, e poi il mio corpo era come un bidone vuoto e piano piano procedevi a riempirmi di energia come se riempissi d’acqua il bidone, e poi hai rimesso il tappo! E dopo mi sentivo bene!’’.
Questi movimenti delicati e personalizzati di energia li applico anche quando pratico i trattamenti a distanza per problematiche di tipo fisico o mentale (non su situazioni). La tecnica che uso di solito è quella di disegnare il corpo stilizzato di un uomo o di una donna, a seconda del sesso del ricevente, su un foglio di carta, scrivendoci il nome, cognome e data di nascita sopra. Appoggio poi le mani su questo foglio fino a coprire coi palmi tutta la superficie del corpo per una prima ricarica generale, ma poi mi dedico in particolare a punti del corpo disegnato verso cui le mie mani vengono particolarmente calamitate, dopo averle anche appoggiate sui punti che mi sono stati indicati prima del trattamento dal ricevente stesso.
Concludo quindi questo mio breve approfondimento sul tema Reiki, con un incoraggiamento verso i nuovi operatori Reiki: nel massimo rispetto dell’etica di questo metodo di guarigione naturale, col cuore pulito e centrati su voi stessi tramite la procedura che il vostro master vi ha insegnato, affidatevi completamente senza paura al Reiki ed alle intuizioni che vi giungeranno nel corso del trattamento: vi si apriranno porte verso il benessere del ricevente, e vostro, che ancora non conoscete.
Chi è e cosa fa il Reiki master?
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