Arti marziali e sport, la sacralità dell'infortunio
Analisi dell'evento infortunio nelle arti marziali e più in generale nello sport, evento nefasto o motivo di crescita?
L'approccio allo sport ed in particolare alle arti marziali oggi avviane al fine di conseguire, almeno per i più, un benessere fisico e psichico. Questo è un assunto difficilmente contestabile. Dovremmo porci una domanda scontata ed allo stesso tempo non fondamentale, quale è il concetto di benessere che vogliamo ricavare? Cosa cerchiamo da queste attività? Benessere fisico, sicurezza, centratura emotiva?
Penso che, quanto meno nel caso delle arti marziali, e, comunque, in ogni sport, si ricerchi un benessere che vada oltre il piano fisico.
L'adepto marziale, lo sportivo appassionato, cerca la pace, intesa come equilibrio dello spirito, si parla quindi di spirito, e non di materia, per essere felici; la materia può essere comprata la spiritualità no.
Elevarsi nello spirito, cosa vuol dire?
Penso che la prima risposta, cui un modesto praticante, quale io sono, possa offrire, sia che è la rinuncia alla materialità.
Ora è noto ai conoscenti, anche solo per cultura, che il Do, inteso come via del Guerriero, a prescindere dall'arte, insegna a vivere la morte fisica come una possibilità accettabile, d'altronde è altresì noto che l'accettazione della morte è un momento fondamentale per qualsiasi guerriero; la rinuncia all'emotività, che potrebbe essere essa stessa il motivo principe della Ricerca.
Ma cosa vuol dire tutto questo oggi?
La domanda è fondamentale per tutti coloro che praticano o studiano sport ed arti marziali; la questione è questa: ogni santo giorno sacrifico il mio corpo e la mia essenza fisica, per cosa?
Risposta: tramite la Disciplina mi eleverò nello spirito rinunciando alla materia, sarò un Uomo migliore.
Lo Spirito, penso, sia in antitesi con la materia, quindi, chi si appresta a percorre la via del Do dovrebbe essere pronto alla rinuncia, per quanto possibile, alla materia. Rinunciare alla materia cosa può voler dire per uno sportivo materialista? Rinunciare ad immobili, grandi averi o più modestamente a dei denari per sovvenzionarsi gli allenamenti? Questa soluzione è molto difficile ed allo stesso tempo facile nella società odierna, dove tutto ha un prezzo. Lo ha anche l'elevazione spirituale? Quanto siamo disposti a pagare per la cosa più sacra che appartiene a questo piano esistenziale? Quale è l'offerta più importante che potremmo immolare alla via della spiritualità?
La risposta è Donare il nostro vissuto terreno, di conseguenza, in rapporto minore, l'integrità fisica.
E' noto che ogni passo evolutivo, ogni conquista, vittoria debba, per essere riconosciuta tale, essere stata bagnata dal rituale sacrificale del protagonista di turno. Sacrificio, sacrificio, sacrificio, non una cosa da evitare, ma qualcosa da accettare a cuore aperto, perché è un grande momento di crescita, di rinascita. Un grande passo in più verso lo spirito puro.
Ci domanderemo quale sia il concreto significato di tutto ciò; la risposta è semplice ed allo stesso tempo dura: colui che affronta la via dello sport ed ancor più del Guerriero, deve essere pronto a cedere.
Cosa? Deve rinunciare al proprio piano materiale, tendendo alla visione artistica dei Maestri di Arti (marziali), o ci siamo dimenticati che di Arte parliamo. Maestria significa non solo perfezione rispetto ai canoni noti, ma, sopratutto, capacità creativa, elevazione dagli standard.
L'infortunio. Cavolo non ci voleva! Penseremmo; ma, a pensarci bene, potremmo arrivare alla conclusione che è qualcosa di essenziale, una piccola rinuncia al sé materiale (corpo) in cambio di una Elevazione spirituale, un vero Sacrificio, dove per esso non si intende un termine perverso, di dolore senza scopo.
Con questo Sacrificio intendiamo rendere importante, Unico per noi, un percorso, un cammino, un Do verso l'Elevazione dell'Anima che noi marzialisti, sportivi, o semplicemente uomini, altrimenti, non raggiungeremmo mai.
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