Solidarietà, le iniziative per i diritti umani
La solidarietà in che legame sta con la carità? Quanto c’entra con il valore dell’uomo legato alla terra e al riconoscimento del lavoro? E perché scegliere un prodotto bio non ha senso se non ci si accerta che dietro non ci sia schiavismo? Domande concrete da sollevare spesso e più forte, a gran voce, non solo in occasione del 20 Dicembre, Giornata Mondiale della Solidarietà Umana. Ecco alcune informazioni circa gli eventi sul territorio italiano e le riflessioni fatte per noi da un'esperta del settore, Giulia Anita Bari, coordinatrice del progetto Terragiusta (MEDU)
Era il 22 Dicembre 2005 quando, attraverso la risoluzione 60/209, l'Assemblea Generale riconosceva la solidarietà come uno dei valori fondamentali ed universali che dovrebbe essere alla base delle relazioni tra i popoli nel 21° secolo.
In quell'occasione, attraverso una successiva risoluzione, la 57/265, è stata scelta la data del 20 dicembre come Giornata Internazionale per la Solidarietà Umana ad opera del Fondo Mondiale della Solidarietà, che è stato istituito nel Febbraio 2003 come fondo fiduciario del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP).
L'obiettivo di questo organo è quello di ridimensionare la povertà a livello globale e promuovere lo sviluppo umano e sociale nei Paesi in via di sviluppo, in particolare tra i settori più poveri delle loro popolazioni.
In sintesi, questa giornata serve per celebrare l'unità nella diversità, per ricordare ai governi di rispettare i loro impegni per gli accordi internazionali, per sensibilizzare l’opinione pubblica, per riflettere sulle modalità che condurranno al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio inclusa l’eliminazione della povertà.
La giornata è un'occasione per diversi comuni del territorio italiano di ripensare a questo importante valore. Qualche esempio? La solidarietà a Bassano del Grappa organizza una festa natalizia di solidarietà specie verso gli anziani, in quanto la Pasticceria Milano, l’associazione Macondo e il periodico Informasalute hanno organizzato una vendita di panettoni biologici finalizzata alla raccolta di fondi per attività dell’Assessorato alla Persona, che ha già stabilito di devolvere quanto sarà ricavato al sostegno di anziani che vivono un periodo di incertezze e di indigenza.
A Napoli va in scena uno spettacolo diretto da Francesco Mastrandrea "Un mondo di solidarietà" al Teatro Mediterraneo; madrina dello spettacolo sarà Maria Grazia Cucinotta, special guest Peppino di Capri.
Andiamo in Sardegna: alimenti e giocattoli sulla scalinata di Bonaria a Cagliari, in occasione del rinnovato appuntamento col “Miracolo di Natale“, iniziativa della Caritas giunta alla 18/ma edizione. I regali potranno essere lasciati dalle 9 alle 21; l'iniziativa si sta estendendo anche fuori Bonaria, in quanto quest'anno la gara della solidarietà si svolgerà in contemporanea anche a Porto Torres, nella chiesa di Balai.
A Roma già dal 13 dicembre e fino al 6 gennaio è attivo il mercatino promosso dai volontari e dai residenti delle Case famiglia di Villa Glori.
L’iniziativa, aperta tutto il giorno nel parco antistante le strutture Caritas, vede esposti i lavori realizzati dai residenti nel laboratorio artigianale della casa (ceramiche, bigiotteria, icone in legno). Il pomeriggio, insieme ai residenti, saranno presenti agli stand anche gli studenti delle scuole superiori accompagnati dagli insegnanti di religione che prestano servizio nelle case. In generale, trovate tutte le attività di solidarietà sul sito della Caritas di Roma.
Solidarietà: lavorare sul campo, realizzarla davvero
Si parla di solidarietà e non ci interessa fare un articolo che resti sul teorico e penalizzi l'aspetto pratico e reale dello stato dell'arte in Italia. Per questo abbiamo voluto sentire Giulia Anita Bari, attiva nei diritti umani da tempo (già in ActionAid) e coordinatrice del progetto Terragiusta di MEDU (Medici per i Diritti Umani), avviato a gennaio 2014 contro lo sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura in collaborazione con l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e il Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti (LTPD) del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre.
Il progetto è realizzato con il supporto della Fondazione Charlemagne, di Open Society Foundations, della Fondazione con il Sud e della Fondazione Nando Peretti.
Giulia è instancabile lavoratrice e grande amica - nonché intensissima violinista - e si muove per l'italia costantemente, con la tenacia e la determinazione di chi sa che solidarietà fa solamente rima con pietà, perché in realtà la seconda danneggia e lede drammaticamente la prima.
Leggi anche l'intervista a Giulia Anita Bari sull'emergenza fame
Da luglio a ottobre 2014, insieme al team di Medici per i Diritti Umani Giulia ha operato nell’area del Vulture-Alto Bradano prestando prima assistenza medica e orientamento socio-sanitario a 250 lavoratori immigrati provenienti per la gran parte dall’Africa subsahariana.
Tra le principali malattie diagnosticate vi sono le affezioni muscolo-scheletriche, spesso legate alle condizioni estreme di lavoro. Nonostante gli sforzi messi in atto dalla Regione Basilicata, attraverso l’istituzione di una Task force, sono rimaste critiche le condizioni di vita e di lavoro degli oltre mille braccianti stranieri impiegati nella stagione della raccolta del pomodoro.
A causa della tardiva apertura dei centri di accoglienza di Palazzo San Gervasio e Venosa, i migranti hanno continuato a vivere per gran parte della stagione in condizioni disastrose all’interno di casolari abbandonati privi di acqua, elettricità e servizi igienici. I lavoratori sono in genere dotati di un regolare permesso di soggiorno e di un contratto di lavoro ma, nella maggior parte dei casi, vengono ancora ingaggiati attraverso la figura del caporale che trattiene 0,50 euro per ogni cassone di pomodori riempito dal lavoratore.
La chiamo al telefono e subito risuona la sua voce squillante, mentre guida un camper verso Gioia Tauro. “Domande sulla solidarietà... pensavo di domandarti qualcosa.” Parte come una mina, come chi ha il cuore e la mente orientati verso un obiettivo, una visione.
«Vedi, la solidarietà si distingue da forme di pietismo o simili perché è una tensione verso una risoluzione comune che ha a monte l’analisi del fenomeno. Non si tratta di arginare il fenomeno e chiudere dopo aver provvisoriamente tamponato la cosa, non si tratta di silenziare o fare assistenzialismo puro.
Guarda, una cosa è “Porto da mangiare nei casolari dove stanno i lavoratori sfruttati ogni giorno”, ben altro discorso è dare priorità all’analisi della situazione e scardinare all’origine quella povertà.
Va bene arginare quando ci sono emergenze contingenti, ma la tensione è quella verso il cambiamento dei fenomeni, altrimenti avremo sempre a che fare con gli stessi problemi che si ripresentano talvolta anche aggravati».
Il legame tra terra e rispetto umano
Ci troviamo a parlare della raccolta di pomodori, del legame tra terra e rispetto, del grosso mercato del biologico e del non detto che c’è dentro e intorno.
Ha una chiarezza essenziale nella voce: «Ma che valore ha il prodotto bio che mi posso comprare da consumatore consapevole se dietro c’è lo sfruttamento di qualcuno? Che qualità ha quella passata veneta come bio se dietro c’è lo schiavismo? Non si tratta solo di scegliere prodotti privi di concimi».
Il lavoro "Grigio"
Le chiedo perché viene chiamato lavoro grigio e non nero. «Allora i contratti in agricoltura funzionano che la retribuzione per una giornata di lavoro sia di 40 euro. Con 10 giorni un uomo che lavora la terra ne guadagnerebbe 400, giusto? Che succede in pratica? Coloro che lavorano la terra - e stiamo parlando tanto di italiani quanto di africani con regolare permesso di soggiorno, - lavorano 20 giorni e percepiscono 20 euro al giorno.
Formalmente, se passassero controlli dall’ispettorato, le buste paga risulterebbero perfette. Ovviamente i lavoratori non denunciano, per paura di perdere il posto, per la lentezza e le difficoltà tecniche dei procedimenti in Italia e perché a loro carico sarebbe l’onere della prova».
La situazione al Sud
Situazioni che ha visto in Basilicata, in Puglia e in Calabria. «Ah, in Calabria esistono realtà più preoccupanti. Il 70% delle persone che lavorano alla raccolta delle arance hanno regolare permesso di soggiorno e nessun tipo di contratto. Un euro a cassetta, quanto più ti sfianchi quanto più guadagni, senza un datore di lavoro che annunci una presunta pausa.
Che tipo di solidarietà si può instaurare tra i lavoratori quando diventa una gara estenuante alla raccolta, al lavoro? Per non parlare di quanto è accaduto presso il Comune di San Ferdinando dove l’ordine di sgomberare baracche che dovevano ospitare circa 400 persone e senza predisporre un piano di accoglienza alternativo ha creato un disagio fortissimo, un sovraffollamento spaventoso.
Ci si ritrova una porzione ridotta di terra con tende che ospitano oggi circa 800 persone che sopravvivono in condizioni igieniche inesistenti e pericoli strutturali allarmanti per questi africani. Avevamo già visto queste immagini (i fatti di Rosarno e dell'ex cartiera La Rognetta), le pensavamo superate invece pare che in questa regione si stia tornando indietro».
Parla spedita, decisa, senza perdere l'enutsiasmo, anche mentre dipinge certi scenari. Parlare con lei è utile per le parole stesse, che riprendono valore, inclusa quella di solidarietà.
«L’aspirazione alla solidarietà va di pari passo con la forza vitale necessaria a sollecitare una volontà che deve essere politica. Una reale volontà di risolvere i problemi. E bisogna partire dal lavoro. La gente non può vivere così».
Per approfondire:
> Galleria fotografica della raccolta in Basilicata del pomodoro
> Report su lavoro grigio, caporalato e pomodori