Lezioni di meditazione con un'app
Un business valutato 25 milioni di sterline sorto grazie ad un’app per la meditazione scaricata da più di un milione di persone in 150 paesi: l’impero economico dell’ex monaco buddista ora guru dei vip
Nel cinema sono molte le storie che raccontano il topos dell’uomo occidentale che, stanco della propria vita grama, decide di mollare tutto e partire alla ricerca della spiritualità in paesi esotici.
Da un punto di vista orientalistico (che mi appartiene per formazione accademica), trovo queste trame, in genere, assai fuori fuoco e di basso spessore culturale, ma non è questo il punto.
Il punto è che l’avventura di Andy Puddicombe non è il frutto della fantasia di qualche regista neo-hippi, ma è una storia vera con tutti gli ingredienti giusti per sembrare un romanzo: il viaggio in Tibet, il monastero, la meditazione e un impero economico.
Si spengano dunque le luci e parta il racconto!
Da monaco a imprenditore
Il nostro protagonista, Andy, all’età di 22 anni decide di comprare un biglietto di sola andata per il Tibet in seguito alla morte di tre amici molto cari. Per 10 anni il suo indirizzo sarà presso un monastero sulle pendici dell’Himalaya dove si dedicherà a intense pratiche di meditazione.
Nel 2004 torna in patria, in Inghilterra, e inizia a insegnare quanto imparato presso i monaci. Come in ogni storia che si rispetti, a questo punto, serve un colpo di scena a smuovere la trama, un personaggio che venga in aiuto dell’eroe. Spunta così la figura di Rich Pierson, un ex direttore di marketing, anche lui appassionato di meditazione.
Dal lavoro incrociato dei due nasce Get some headspace, un’app che vende meditazioni per ogni giorno dell’anno. Si sviluppa così un business molto remunerativo tanto da permettere a Andy Puddicombe di sedersi –in rigorosa posizione del loto- su una montagna di dollari.
“Dieci minuti fanno la differenza”: meditazioni sempre in tasca grazie ad un’app
Il tutto appare molto semplice: scaricate l’app e Andy vi guiderà nel conturbante mondo della meditazione e dopo pochi giorni già potrete gustarne i primi benefici, come recita lo slogan “Dieci minuti fanno la differenza”!
Il pacchetto comprende una meditazione diversa al giorno, più tutta una serie di servizi quali podcast motivazionali, promemoria della meditazione, possibilità di riportare i propri progressi, training psicologico per ottenere i massimi benefici dalla pratica, etc…
In poche parole, offre pillole di meditazione giornaliere in dosi di 10 minuti da assumersi ovunque, anche a lavoro o in pausa pranzo. Il successo del brand Puddicombe è stato facilitato dal fatto che l’ex monaco buddista è ora una piccola celebrità del teleschermo e una istituzione tra gli attori, calciatori, uomini d’affari e politici inglesi. Come afferma un divertente articolo del New York Times che lo riguarda “Professionisti che normalmente scappano all’odore dell’incenso”.
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Il mercato nel quale si muove Puddicombe è, infatti, principalmente quello dell’upper class, dagli imprenditori alle piccole e grandi star. Il concetto alla base è quello di proporre una pratica che sia adattata alle esigenze dell’aspirante meditatore 2.0: breve, semplice e smart.
Il profilo di questo progetto imprenditoriale è ben tratteggiato nel già citato articolo del NYT: “Il sig. Puddicombe, ex monaco buddista, ha fatto carriera promuovendo uno stile di meditazione veloce, facile e non religioso. Insegna delle tecniche che possono essere praticate in metropolitana all’ora di punta o mentre si divora un panino in pausa pranzo sulla scrivania”.
Migliaia di libri che insegnano la costanza, la pazienza e l’importanza dell’applicazione severa vengono così spazzati via dalla filosofia impugnata da Puddicombie che promette la beatitudine percorrendo il suo radioso sentiero fatto di dosi omeopatiche di meditazione e coaching motivazionale.
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L’illuminazione a portata di app… o no?
La storia finisce con Andy in attesa del suo primogenito e che afferma, ovviamente, che i soldi non lo hanno cambiato e che gli bastano la tavola da surf e le sue palle da giocoliere per essere davvero felice.
Al di là dell’ironia (più o meno amara) che può far affiorare tutta questa vicenda, certamente mette in luce un problema reale, ovvero quello di conciliare una pratica come la meditazione con i ritmi e la mentalità della vita contemporanea.
L’uomo moderno vive una realtà che è ben diversa da quella dei monaci e dalla quale –in genere- non può sfuggire; le incombenze quotidiane, lo stress continuo, la fretta che purtroppo caratterizza molte vite rendono impellente la ricerca di un accordo tra due poli inevitabilmente lontani.
Un’app sul cellulare è una proposta innovativa (e in sé per sé, neanche da scartare a priori) che però rimane piuttosto superficiale. Sicuramente è un approccio al problema e sicuramente, soprattutto per chi è alle prime armi, potrebbe essere anche fruttuoso. Non mi pare, però, vada a scardinare la mentalità che soggiace al “Non ho tempo/voglia/possibilità di meditare”, anzi, paradossalmente, la asseconda. Passato il primo momento di entusiasmo, quanti continueranno a meditare in metropolitana invece di giocare su Facebook?
E se provassimo a fare il contrario, ovvero a SPEGNERE il cellulare? Un piccolo passo che permetterebbe di sottrarci, anche solo per pochi minuti, al flusso vorticoso nel quale siamo continuamente immersi. Un cambiamento sostanziale e, anche se molto meno fashion di un’app, forse… radicalmente più profondo.
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