I segreti del Didgeridoo
La passione per il didgeridoo ha contagiato anche gli italiani: sono sempre più gli appassionati di questo strumento della tradizione aborigena amato dai ricercatori di suoni antichissimi. Ne abbiamo parlato con l'artista Jacopo Mattii
Jacopo Mattii, musicista da sempre ed esperto insegnante di didgeridoo ben conosciuto in tutta Italia, si è prestato a una piacevole chiacchierata sul significato sociale e culturale dell'impatto che questo strumento ha avuto su molti giovani musicisti.
Qual è il posto della musica nella vita e come si è evoluto il tuo percorso musicale?
Precisamente al terzo posto, dopo la mia ragazza e le mie gatte! Scherzi a parte, la musica è sempre stata l’ossigeno delle mie giornate, da quando ero piccolo fino a ora.
Sono cresciuto in una famiglia dove principalmente si ascoltava la radio, e nel momento in cui ho avuto la possibilità di scegliere io la musica da ascoltare e vivere, l’amore per questa arte è cresciuto esponenzialmente.
Tutti conosciamo gli effetti magici della musica sulle nostre emozioni, ma anche come veicolo per incontrare culture e valori lontani. Da ragazzo ho iniziato a “fare” musica, quindi l’approccio con i primi strumenti musicali fino alla chitarra che ho suonato per circa 10 anni.
Dal 2009, invece, mi sono gettato anima e cuore nel didgeridoo, uno strumento che comunque già conoscevo. E’ stato un innamoramento, sono sincero. E’ uno strumento che mi ha dato, e continua a darmi, sensazioni uniche, soddisfazioni, voglia di superare i miei limiti.
Molte persone che arrivano al didgeridoo sviluppano un'attitudine particolare. Cosa c'è dietro tutto questo?
La risposta migliore sarebbe “è un mistero”, ma ho sempre provato a dare una spiegazione del perché questo strumento, più di ogni altro, mi abbia portato via mente e corpo.
Le persone si avvicinano al didgeridoo per varie motivazioni, ma a parer mio le principali sono due: le prime sicuramente sono la particolarità e unicità del suono, unito al fascino della respirazione circolare e le origini culturali di questo strumento. La seconda qualità è la semplicità del didgeridoo.
E’ considerato tra gli strumenti musicali più antichi che si conoscono ed è tuttora suonato. Si impara facilmente: infatti la maggior parte delle persone che iniziano non hanno mai avuto precedenti esperienze con altri strumenti musicali, e soprattutto lo inquadrano come uno strumento musicale lontano dai più classici, e quindi più “semplice”.
Nel tempo, però, la maggior parte delle persone che iniziano a suonare il didjeridoo smettono del tutto: e qui - secondo me - sta un poco il segreto della magia del didgeridoo.
Mi spiego: più si va avanti con l’apprendimento e più le cose si complicano, come con tutti gli altri strumenti musicali serve passione, dedizione e studio della teoria musicale, perciò se non metti in conto tutto questo lavoro alla fine abbandoni, è una cosa naturale e normale.
Chi rimane, però, è perché ha capito e provato una cosa meravigliosa che solo il didgeridoo sa darti: la consapevolezza che non sei solo tu a suonare il didgeridoo, ma è anche lui che sta “suonando” te.
E’ uno strumento solitario e introspettivo soprattutto all’inizio, è una cassa di risonanza che amplifica quello che sta uscendo dalla bocca e quindi ognuno lo suona veramente a modo suo.
E' come ascoltare la propria voce, la sento vibrare dentro, quello che accade nell’ambiente intorno a me viene escluso, sono solamente io che ascolto me stesso e la respirazione circolare diventa il mezzo che mi dà l’equilibrio e la sicurezza per camminare su un filo sospeso tra il mio corpo e la mia mente, senza spazio e senza tempo. E’ questo per me quel “qualcosa di quasi mistico” che mi hai chiesto di spiegare.
Il didgedidoo, come noto, è uno strumento aborigeno australiano. Esiste ancora una vera connessione con quella cultura, col dreamtime e con gli stati di coscienza?
Esiste, immutata da millenni, e ci sono clan aborigeni che da secoli lottano affinché la ricchezza di questa antichissima cultura non vada perduta.
Dal momento in cui gli inglesi hanno colonizzato l’Australia è stato messo in atto un vero e proprio genocidio fisico e culturale delle popolazioni aborigene che si è protratto fino ad oggi: interi clan sono stati letteralmente spazzati via, insieme alla loro cultura e il loro ambiente.
Gli aborigeni sono una popolazione fortemente legata all’ambiente in cui vivono, sia fisicamente che “mitologicamente”, ne hanno un fortissimo rispetto perché è la loro vita, la fonte della loro esistenza dalla creazione fino a ora, sono talmente in sintonia e connessione con ciò che li circonda da essere presenti nel territorio australiano, uno dei territori più impervi e ostili del pianeta, da circa 50.000 anni.
Questa sintonia perfetta è stata lesa solamente dall’arrivo degli inglesi. I pochi clan ancora esistenti perpetuano le loro leggi millenarie per via orale attraverso i canti, ogni clan ha la sua legge e questa legge gli è stata data durante il Dreamtime dagli Antenati, le divinità che hanno creato tutto ciò che noi vediamo.
Queste leggi sono a noi sconosciute perché sono sacre e custodite segretamente da ciascun clan Aborigeno. Nessun non-aborigeno ha o può avere un qualche collegamento con il Dreamtime, i canti segreti e le cerimonie di ciascun clan.
Imparare a suonare il didgeridoo significa imparare la respirazione circolare. Quali benefici hai sperimentato con questa pratica?
Preciso che imparare a suonare il didgeridoo significa imparare “anche” la respirazione circolare. Sicuramente è uno dei binari fondamentali del suonare il didgeridoo, ma non è solo questo, basta pensare che la respirazione circolare è una delle prime cose che si apprendono.
Chiaramente, il “mondo” della respirazione circolare non finisce con il saperla fare tecnicamente: quello che dico sempre ai miei allievi e che si è certi di aver imparato la respirazione circolare solamente quando non pensi più al dover respirare mentre suoni.
Siamo nella situazione in cui la respirazione da una parte è di vitale importanza per la nostra vita, dall’altra parte diventa un’azione della quale possiamo perdere fisicamente la consapevolezza perché impegnati a fare altro.
Ed è questo il segreto della respirazione circolare: il suonatore non pensa più a respirare perché è impegnato a suonare. Pensare di respirare distoglierebbe dalla concentrazione dell’atto di suonare e quindi esprimersi. Quindi il suonatore di didgeridoo non pensa mai al respirare, lo fa e basta.
E nel farlo, inconsapevolmente creiamo un equilibrio, perché la quantità di aria che emettiamo deve essere controbilanciata dalla stessa aria che immettiamo e viceversa.
Il corpo cerca questo equilibrio, senza che ci pensiamo, con enormi benefici sia mentali (completa concentrazione su noi stessi e dedizione nell’espressione musicale) sia fisici (nessun affanno per mancanza o sovrabbondanza di aria).
Credo che il sinonimo che più rispetta la respirazione circolare sia proprio "equilibrio". La classica situazione in cui si trova inizialmente il suonatore percorrendo la pratica della respirazione circolare e di ritrovarsi con i giramenti di testa dovuti al disequilibrio di aria in entrata ed uscita.
All’inizio è una cosa normale, il consiglio per chi inizia è cercare di mantenere rilassatezza a livello toracico e addominale, e di non forzare troppo la capacità e quindi la resa dei propri polmoni. Svenire non è un obiettivo del suonatore di didgeridoo!
Dietro alla musica del didgeridoo c'è tutto un movimento in fermento: festival, concerti, workshop, serate, viaggi, good vibes... Cosa puoi dirci a riguardo?
E pensare che fino a 25 anni fa nessuno sapeva cosa fosse un didgeridoo! Pur rimanendo comunque tra gli strumenti musicali etnici uno strumento di nicchia, il didgeridoo negli ultimi anni ha acquistato una notevole visibilità.
Sicuramente il mondo della musica elettronica è rimasto molto incuriosito dal suono caratteristico del didgeridoo, definendolo quasi un “sintetizzatore” non elettronico, e quindi possiamo trovarlo appunto in tanti progetti di musica elettronica.
Ma a oggi possiamo trovarlo in tanti altri generi musicali accanto ai classici strumenti musicali come chitarra, basso, batteria, tastiere ecc... e strumenti meno classici come percussioni africane o latino-americane.
E poi bisogna dirlo, ognuno suona come vuole e con chi vuole, e sicuramente il didgeridoo essendo uno strumento “giovane” per noi occidentali, sta sperimentando proprio questo.
Anche in Italia esistono momenti particolari come i raduni, dove i suonatori creano un momento di condivisione e scambio sullo strumento e l’esperienza che hanno.
Inoltre, ci sono anche seminari, workshop, costruttori, festival e insegnati come il sottoscritto. In Italia e precisamente a Forlimpopoli, vicino Forlì, c’è uno dei più grandi festival europei di Didgeridoo e cultura aborigena australiana.
Si chiama Didjin’Oz e si svolge il secondo weekend di luglio. Se siete incuriositi da questo magico strumento non dovete assolutamente perdervelo!
Cosa consiglieresti a chi vuole approcciare questo strumento per la pratica e per un corretto ascolto?
Il primo consiglio per chi vuole iniziare a suonare, è che il didgeridoo è uno strumento musicale e come tutti gli strumenti musicali se si vuole arrivare a comprendere la bellezza dello strumento servono passione, studio, dedizione, tanta pratica e ricerca.
Su piattaforme come youtube trovate tutto quello che serve per iniziare i primi passi.
Diffidate se possibile di strumenti a basso costo che trovate ai mercatini (spesso più soprammobili che altro), meglio se chiedete consiglio a chi già suona il didgeridoo. In Italia ci sono tanti ottimi costruttori.
Il secondo consiglio è di non fermarsi solamente allo strumento nella fattispecie, la storia e la cultura aborigena vi faranno innamorare ancora di più di questo strumento.
Il terzo consiglio è cercate sempre un posto giusto per suonare e ascoltarvi, il miglior maestro siete voi stessi, il didgeridoo siete voi.
Per saperne di più su Jacopo Mattii
> A febbraio 2019 uscirà l'album “The Heart in the Cavern”;
> Nel 2013 è uscito “Chest Factor”, otto tracce di didgeridoo solista che potete ascoltare gratis on-line, insieme ad altri lavori alla pagina www.soundcloud.com/jacopo-mattii.
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